venerdì 13 novembre 2020

"COMPLICATED LOVE" di Anna Esse

 

Buongiorno follower!
In uscita oggi "Complicated Love" dell'autrice Anna Esse





Autore: Anna Esse

Genere: M/M Romance, Drammatico

Disponibile in ebook a € 1,20
A breve anche in formato cartaceo

Pagina autore: Anna Esse Autrice 



TRAMA:

Nato in una famiglia troppo impegnata a gestire il lutto che li ha colpiti, Edward è costretto a crescere da solo nell’indifferenza più totale. Questo fa scattare in lui un forte desiderio di lasciare quanto prima il tetto famigliare per trasferirsi a New York, dove vive il suo migliore amico Mark, per cui prova da sempre una grande attrazione. Lui è l’unico in grado di domarlo. Sa come prenderlo e, soprattutto, riesce a soddisfare la sua sete di affetto e attenzioni.
La sera del suo diciannovesimo compleanno, sotto insistenza di Mark, Edward entra per la prima volta in un locale gay dove s’innamorerà a prima vista di Adam, un giovane barman che lavora lì. Ma l’amore è complicato, si sa, e quello tra due uomini, può esserlo ancora di più quando il destino, i rimorsi e i drammi legati a un lontano passato, ci mettono lo zampino. 
Edward dovrà fare i conti con la sua curiosità, che pagherà a caro prezzo. Il suo immenso desiderio di rendersi utile, gli si ritorcerà contro ritrovandosi, suo malgrado, coinvolto in avvenimenti di un passato lontano ma che condizioneranno il suo presente, sconvolgendolo.



DICE L’AUTRICE:

A differenza del mio primo romanzo: "L'Altra Me", "Complicated Love" è scritto in prima persona. La mia prima esperienza a riguardo esattamente come, è la prima volta, che scrivo una storia con un protagonista omosessuale. In passato avevo disegnato storie dove, al suo interno, figuravano anche coppie gay, ma si trattava sempre di comprimari. Inoltre, la particolarità di questa storia consiste nel fatto che tutta la vicenda viene vissuta solo attraverso un unico punto di vista, quello di Edward il protagonista. Pertanto tutta la storia è filtrata attraverso il suo giudizio personale che non è detto corrisponda a quello dell'autore o alla verità assoluta sulla storia. E' come un viaggio all'interno della mente di questo ragazzo che è praticamente cresciuto senza l'affetto dei genitori e che appare, soprattutto all'inizio della storia, come un giovane capriccioso e viziato. E' un percorso di vita turbolento e per certi versi cruento che porterà Edward a porsi delle domande e a mettere in discussione tutto, compreso se stesso.






BREVE ESTRATTO:

Entrai nuovamente nel locale con una nuova prospettiva; sapevo che Josh mi avrebbe dato quello di cui avevo bisogno ed ero conscio che si sarebbe aspettato qualcosa in cambio da me, ma da quel punto di vista poteva tranquillamente andare al diavolo! Non era mia intenzione offrirgli nulla di più di qualche sorrisetto di circostanza. Certo, era sicuramente un bell’uomo: alto, carnagione ambrata, capello brizzolato, ma era decisamente troppo grande per me. Notai il barista alzare lo sguardo e fissarci con aria incuriosita, io gli strizzai l’occhio ed andai ad accomodarmi in uno dei tanti divanetti messi al lato della pista.
“Ora mi degni delle tue attenzioni, stronzetto? Guarda e impara!”, pensai accavallando le gambe fissandolo con la coda dell’occhio. Mi piaceva stuzzicare il prossimo e mi piaceva attirare l’attenzione. Lui era stato molto sgarbato con me prima, mentre ora sembrava non riuscire a togliermi gli occhi di dosso e questo mi mandava in estasi. Josh mi parlava, ma io continuavo a sorseggiare sorridente e a lanciare occhiate significative al bello oltre il bancone.
«Che ne dici se andiamo di là?», mi chiese d’improvviso.
Lo fissai perplesso: «Di là? Di là dove?», gli risposi fingendo di non capire. Lui si sporse verso di me per sfiorarmi le labbra ma mi scostai in tempo, così finì col baciarmi sul collo: «Non dirmi che non sai della “dark room”?», sorrise continuando a lambirmi dietro l’orecchio. Questo glielo dovevo: ci sapeva fare con quella lingua!
«Senti, ok per un drink, ma…», balbettai in difficoltà. Quelle sue attenzioni iniziavano a piacermi più di quanto avessi immaginato e percepivo il membro gonfiarsi nei pantaloni.
Merda!
«Non faccio niente se non vuoi, ma non ti nego che sarebbe bello attraversare quel corridoio di mani con te…», sorrise cercando i miei occhi.
“Corridoio di mani?”, pensai e il ricordo di uno dei tanti racconti di Mark mi affiorò alla mente. Una volta mi dissi che esistevano diversi tipi di dark room: veri e propri posti per orge tra sconosciuti, per scambisti o per chi ha gusti più piccanti, e poi c’era quella più blanda, in cui si va da soli se non si ha un partner: il corridoio delle mani. Si entra in un passaggio molto lungo, buio e stretto ai cui lati sono presenti dei buchi da cui spuntano tante braccia umane. Non puoi vedere nulla, ma il piacere della suspence, del contatto proibito e improvviso pare sia estasiante.
«Puoi farlo da solo, perché dovremmo andarci in due, scusa?», gli feci notare bevendo un altro sorso di Margarita.
«Non mi lasci proprio nessuno spiraglio, eh? Sei un bambino cattivo…», mi sussurrò all'orecchio prima di baciarlo nuovamente facendomi venire la pelle d'oca.
Mi scostai agitato: volevo la smettesse all'istante. Se andava avanti così, Joshua si sarebbe preso la mia verginità su quei divanetti e non ero intenzionato a fargli quel genere di concessione.
Gli sorrisi per non destare sospetti: «Scusami, ma devo andare in bagno!», annunciai alzandomi; dovevo trovare Mark o uno dei suoi amici e uscire da quel posto prima che quel tizio mi saltasse addosso, cosa molto probabile, visto come si stavano mettendo le cose tra di noi.
Mi spostai a fatica verso l’altro lato del locale dov’erano situate le toilette. Sapevo esattamente dove si trovavano, perché le avevo notate quando ci ero passato davanti poco prima per raggiungere i divani. Lì appoggiati al colonnato, c’erano diverse coppie impegnate in esplicite effusioni e, poco più in là, un’altra ci stava dando dentro col petting: “questo posto era davvero una sorta di Sodoma e Gomorra al chiuso”, pensai scioccato.






 
Sono nata a Torino nel luglio del 1976 da genitori operai.
Fin da piccola ho sempre inventato storie: prima scritte, poi disegnate e poi di nuovo scritte.
Sono sempre stata in grado di sognare a occhi aperti, a immaginare mondi fantastici e a perdermi in essi. Forse perché essendo l'unica femmina della famiglia (a parte mia madre), era un modo costruttivo per sfuggire al fatto che ero circondata da maschi: ho tre fratelli. Non saprei, ma sono sempre stata una sognatrice incallita.
La mia prima storia ufficiale s'intitolava "L'angelo e la pistola", non lo troverete su Amazon, perché è un racconto poliziesco che scrissi ai tempi delle medie e che chissà, magari un giorno potrei riprendere e decidere di trasformarlo in qualcosa di più. Poi, dopo aver scritto alcune storie, iniziai a disegnarle e così nacquero manga come "Sentimenti" o "Brothers" che potete trovare nel mio blog.
Non scrivo un genere specifico, per cui aspettatevi di tutto.  


1 commento: