giovedì 11 marzo 2021

RECENSIONE "BELLO COME UN DIO GRECO" di Samanta Sitta

 

Dario Zizzo ha letto per noi "Bello come un dio greco" dell'autrice Samanta Sitta, edito Edizioni Del Loggione.



Autrice: Samanta Sitta
Genere: chick-lit con contaminazioni contemporary romance

Collana: “R come Romance”

Disponibile in ebook a € 3,49

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TRAMA:

«Camilla è un'assistente alla vigilanza dei Musei Capitolini di Roma e ha una passione immensa per l'arte. Ambiva a un altro lavoro, ma è comunque felice perché ora può ammirare lui ogni giorno. Lui è perfetto, bello, virile, regale, una creatura superiore e inavvicinabile. Eppure Camilla non riesce a ignorare il richiamo della sua bellezza, perché Marforio è bello, bello come un dio greco... e ha il piccolo, trascurabile difetto di essere proprio la statua di un dio greco! Per conservare il posto di lavoro, Camilla deve iniziare una terapia psicologica per ritrovare appetiti meno pericolosi per i tesori dei Musei: l'aiuto degli affetti di sempre e di Alessandro Cognetti, psicologo e psicoterapeuta dagli occhi neri e incantatori, sarà fondamentale per riscoprire la gioia di un amore corrisposto, sano e umano.» 


È un romanzo rosa caratterizzato da un’ironia gradevole come il venticello in una calda serata agostana, gradevole come la prosa, sorvegliata, brillante, fluida. Tutto ruota attorno a una bella trovata dell’autrice, Samanta Sitta: la protagonista, Camilla Fabrizi, un’impiegata ai Musei Capitolini, reduce da una bruciante delusione amorosa, s’infatua di Marforio; particolare importante: si tratta della statua di un dio greco. 

È la relazione più pura e perfetta che una persona può sperimentare in un'intera vita, una in cui nessuno chiede, pretende e si aspetta nulla…

E ancora: 

Io voglio continuare la mia passione per Marforio perché mi fa sentire al sicuro, fuori dal tempo e dai pericoli di un contatto più profondo. Perseguire questa fedeltà impossibile e questo amore a senso unico mi fa sentire bene, protetta, accettata. Mi evita dolore, umiliazione e problemi. Non c'è nulla di sbagliato in questo, non c'è nulla di sbagliato in me. È normale difendersi dal dolore. 

Chiaramente, in queste parole paradossali, surreali (che mi ricordano un po’ il Michele del morettiano “Bianca”), c’è il marchio dell’esperienza sentimentale passata, la voglia di rifugiarsi in un succedaneo dell’amore reale, che però ha qualche controindicazione: Camilla, pescata dalla sorveglianza mentre si prende troppe confidenze con l’oggetto delle sue attenzioni, viene spedita dallo psicologo, Alessandro Cognetti. 
Mi pare che con Marforio la scrittrice abbia voluto fare una specie di parodia dei belloni che eleggono a loro domicilio le palestre, che tra l'altro qui latitano; per me, se questa era l’idea, si è felicemente realizzata. Insomma, Samanta Sitta sembra dire: “Volete l’uomo perfetto, col fisico armonioso? Beccatevi allora il canone classico di bellezza, quello inverato in una scultura greca”, devo ammettere che ho finito col simpatizzare con Marforio: è un’opera d’arte, e non crea in me neanche i complessi d’inferiorità che potrebbero sorgere verso personaggi più realistici. C’è da dire che la protagonista, una spanna sugli altri (dei buoni comprimari), è caratterizzata psicologicamente in modo minuzioso, con tutte le sue insicurezze, la sua delicatezza, bellezza interiore, che ce la fanno amare. 


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