giovedì 29 agosto 2019

"DENISE. IL MONDO NON MI SERVE" di Sarah S.



Buongiorno follower, buon giovedì!
In uscita oggi "Denise. Il mondo non mi serve" dell'autrice Sarah S., edito ErosCultura. 

Denise. La storia prosegue. Dopo poco più di un anno, esce il seguito di È solo sesso, il romanzo di successo che ha segnato l’esordio nel genere erotico di questa brava autrice romagnola, passionale e sanguigna come un meraviglioso calice di Sangiovese. Chi, e sono tante, ha amato È solo sesso, apprezzerà di certo lo sviluppo della tormentata storia di questa donna da sogno, paladina di tutte coloro che vorrebbero liberarsi dei lacci di un perbenismo che fatica a morire. Conoscere altri aspetti, umani, anche dolorosi, di Denise. Ritroverete Eric, il perverso marito che aveva spinto la moglie tra le braccia di Patrick, senza valutarne gli effetti devastanti. Uomini come Patrick, mica li trovi all’angolo della strada… e conoscerete meglio l’amica del cuore, Hanna, e poi Mandy, la sorella di Denise, meno severa nel giudicare il comportamento altrui. Quindi, un pochino meno sesso, e più storia, per soffrire, gioire, godere con Denise.




Autore: Sarah S.
Genere: Letteratura erotica

Casa editrice: ErosCultura

Disponibile in ebook a € 0,99

Pagine autore



TRAMA:

Torna la bravissima Sarah S. con la sua narrazione allo stesso tempo carnale e delicata, passionale e mai volgare. Come dovrebbe essere sempre il sesso, e le nuove vicende di Denise, indiscussa protagonista di È solo sesso, ci mostrano una donna più matura, consapevole, forte. Benché ferita dal comportamento di Eric, il marito, che la aveva gettata tra le braccia del bel Patrick per il proprio perverso godimento, Denise lotta come una leonessa, sballottata tra i due uomini che se la contendono. Senza tralasciare il sesso saffico con l’amica Hanna…
Una tragica vicenda rimescolerà le carte e aiuterà tutti verso la scelta più corretta. L’amore trionfa sempre. 

**ADATTO A UN PUBBLICO ADULTO.



BIOGRAFIA:

Dietro lo pseudonimo di Sarah S. si cela una donna passionale come tutte le romagnole, amante della vita e dell'amore. E della riservatezza. Dopo il fantastico esordio con “È solo sesso”, grande successo del 2018, prosegue il suo viaggio nella narrativa erotica con il seguito: Denise.







DICE L’AUTRICE:

Denise è un personaggio al quale sono davvero legatissima. È un personaggio inventato da cima a fondo, così come la storia, ma la sento davvero come una di famiglia. È una donna fragile e forte al tempo stesso e faccio talmente fatica a lasciarla che sto pensando di scrivere qualche spin-off 😅 in quanto agli altri protagonisti beh... Patrick in parecchie vorrebbero che fosse reale, ma anche Eric, un diavolo con la faccia d'angelo raccoglie parecchi consensi.






BREVE ESTRATTO:

Stesa su quell'asettico letto d'ospedale, con tubi che entravano e uscivano da ogni dove, il viso gonfio, tumefatto, in parte coperto dalla maschera d'ossigeno che l'aiutava a respirare, non sembrava nemmeno mia sorella.
Più guardavo quell'immagine attraverso il vetro che ci divideva e più tutto mi appariva irreale. Mi lasciai andare a terra e piansi tutta la rabbia e la disperazione che avevo in corpo.
Perché lei? Perché? Avrei voluto essere io in quel letto al posto suo, non lei con due figli da crescere.
«Denise» la voce affranta di Robert mi accolse come un abbraccio. Allungai le braccia e mi aggrappai al suo collo. «Coraggio, dobbiamo essere forti» ma quelle parole facevano a pugni col dolore che gli si leggeva in viso, negli occhi gonfi di lacrime, nella fronte corrucciata e nella bocca tremante.
«Dove sono i ragazzi?» domandai in un impeto di lucidità.
Robert scosse la testa prima di rispondere.
«Avrei voluto lasciarli da Nina, la nostra vicina di casa, ma Alan non ha voluto sentire ragioni, voleva vedere sua madre e io non ce l'ho fatta a dirgli di no» confessò in lacrime. «Una gentilissima infermiera che aveva terminato il turno si è offerta di tenere loro compagnia per un po', ora sono in sala d'aspetto, spero che tu riesca a portarli a casa perché io non ho intenzione di lasciare Mandy qui da sola.»
Era giunto il momento di crescere, di farmi coraggio e essere d’aiuto a quell’uomo tanto innamorato di mia sorella da voler affidare i suoi figli proprio a me.
«Va bene, lasciami qualche minuto con Mandy, poi ai ragazzi penserò io.»
«Grazie, Denise.»
«E di cosa?» stiracchiai le labbra in uno striminzito sorriso e lo abbracciai cercando di ricacciare indietro le lacrime. Non era il momento di piangere. Dovevo essere forte ed essere utile a qualcosa,
almeno una volta nella vita.
Calzai i copri scarpe, indossai il camice e la mascherina e scivolai dentro la stanza di Mandy come se fossi stata una ladra. A rompere il silenzio c'erano solo il suono del rilevatore cardiaco e la macchina che pompava ossigeno nei suoi polmoni.
Non trattenni più le lacrime. Mi sedetti sulla sedia accanto al letto e, tremando, carezzai la sua mano che giaceva immobile sulle lenzuola.
«Scusami, Mandy» sussurrai «sono stata una stupida egoista e ti prometto che rimedierò. Hai un marito meraviglioso, sai? Non ti vuole lasciare neanche per un secondo perché vuole essere qui quando ti sveglierai, e così sarò io a occuparmi di Sophie e Alan, perciò sbrigati a svegliarti se non vuoi che rovini i tuoi capolavori.»
Dopo quella confessione mi sentii più leggera. Non avevo fatto altro che pronunciare parole al vento, perché in quelle condizioni Mandy non avrebbe potuto rispondere, replicare o mandarmi a quel paese, però speravo che la raggiungessero ovunque fosse e le dessero un'ulteriore spinta per lottare per la sua vita.
Uscii dalla stanza, buttai gli abiti usa e getta nel contenitore apposito e raggiunsi Robert per le raccomandazioni del caso.
«Allora, niente TV oltre le ventidue per Alan. Sophie, invece, alle ventuno deve andare a dormire altrimenti domattina dovrai lottare per svegliarla. Niente schifezze dopo cena e in bocca al lupo.»
Più ascoltavo Robert e più mi saliva la nausea. Fu come se solo in quell'istante realizzassi che avrei dovuto prendermi cura di due creature. Fino a quel momento non avevo considerato la reale difficoltà di quell'incarico. Non mi ero mai occupata granché di loro e mai lo avevo fatto da sola. Inutile dire che non sapevo proprio da dove cominciare.
Ero talmente in confusione che non riuscii ad ascoltare neanche una parola detta da Robert. Cercai di fingermi tranquilla, nella speranza che non si accorgesse del mio caos emotivo per non dargli altri pensieri e sfumai via prima di svenire per l'ansia.
Percorsi il corridoio che conduceva alla sala dov'erano i ragazzi facendo profondi respiri, ma il cuore non ne voleva sapere di placare la sua corsa e nemmeno i pensieri volevano collaborare, eruttando
scenari apocalittici cui avrei dovuto porre rimedio, ma quando mi affacciai, vidi Eric che colorava una principessa insieme a Sophie e intanto discuteva con Alan di sport. Mi placai in un attimo. Mio marito era immerso, perfettamente a suo agio, in quell'insolita situazione e intratteneva i nostri nipoti con una tale naturalezza che pareva non facesse altro nella vita.
Mi ritrovai ad ammirare quella scena con gli occhi a cuoricino pensando che forse, il lussurioso Eric non se la sarebbe affatto cavata male come padre, e lo vidi in una veste nuova, l'ennesima. Quanti Eric coabitavano dentro quel corpo statuario?
Se non fosse stato per Sophie che corse verso di me gridando festosa: «Zia Denise!» sarei rimasta incantata a guardarli, poggiata allo stipite della porta, per chissà quanto tempo.
«Ciao, Sophie» le dissi col tono più dolce e rassicurante che riuscii a trovare, stringendola a me e respirando quel dolce profumo d'innocenza di cui sono intrisi i bambini e che ti apre il cuore come nient’altro al mondo.
La presi in braccio e raggiunsi Alan che baciai sul capo.
«Ciao, zia» le sue parole educate cozzavano col tono astioso con cui le aveva pronunciate e con lo sguardo tagliente che mi riservò.
«Scusa se non sono arrivata prima» l’unico modo che trovai per aprirmi una breccia, fu chiedere perdono per una fra le tante cose per cui avrei dovuto farlo. Era in collera con me, e ne aveva tutte le ragioni.
«La mamma era in pensiero per te!» mi rimproverò.
«Lo so, sono stata una stupida e le ho chiesto scusa.»
«E quando?»
«Poco fa. Lo so ora dorme però...»
«È in coma, non può sentirti!» urlò con la voce strozzata.
Gli occhi lucidi colmi di ira e risentimento, la mandibola serrata, i muscoli tesi e il respiro affannato per la fatica di voler soffocare un pianto a dirotto mi pugnalarono il cuore, lo stomaco, il fegato e l'intestino. Era furioso, arrabbiato col mondo, me compresa, probabilmente anche con la mamma che si era rivelata una comune mortale e non la super-eroina in grado di superare ogni ostacolo e di
risolvere ogni problema che ogni figlio vede nella propria mamma.
Ai suoi occhi io ero colpevole come tutti, anzi, forse ero la più colpevole per averle dato ulteriori pensieri e non averle dato la lucidità necessaria per evitare l'incidente.
 Non è giusto, pensai. Non è giusto che un bambino debba soffrire così! Avrei voluto stringerlo fra le braccia e forse era la cosa più giusta da fare, ma restai immobile, inebetita, spiazzata e pietrificata dal dolore.
«Può darsi, ma non è detto» non potevo lasciare che mio nipote sprofondasse nel dolore, non volevo che perdesse la speranza e nemmeno io dovevo perderla «ho letto di persone che al risveglio dal coma hanno rivelato di aver sentito le voci dei loro cari. Sapete cosa possiamo fare?» sulla scia di un’illuminazione andai avanti a braccio, dando alito a una remota speranza.
«Cosa?» domandò Sophie curiosa.
«Procurarci un registratore dove potrete registrare tutti gli audio-messaggi che vorrete, poi li faremo ascoltare alla mamma, che ne dite?»
All'entusiasmo di Sophie per la mia idea si contrapponeva la supponenza di Alan, ma presto avrei sciolto anche la sua diffidenza.
«Coraggio prendiamo un taxi e andiamo a comprarne uno» intervenne Eric, spalleggiandomi. Per quanto ridicola potesse sembrare quell’assurda idea era comunque un inizio, un appiglio, una scusa da cui partire per costruire qualcosa insieme senza fossilizzarsi nel dolore e nell’impotenza. E questo, Eric, lo aveva capito.
Il suo telefono, però, cominciò a squillare. Lo guardai alzarsi e raggiungere un angolo della stanza per rispondere.
«Sì» torvo, ascoltò l'interlocutore.
In cuor mio sperai di sentirgli dire: "Mi spiace, ma oggi non posso", ma le parole che invece pronunciò furono: «Maledizione, questa non ci voleva! Va bene, tu temporeggi, io prendo il primo volo e arrivo. Grazie, Susan.»
Stupidamente mi ero illusa che mio marito restasse al mio fianco,
mettendo per una volta il lavoro al secondo posto.
«Devi proprio andare?» domandai riservandogli uno sguardo glaciale.
«Amore, scusami, ma Mr. Dollower non ha preso bene la nostra fuga e ora minaccia di mandare all'aria l’affare e tu capisci che non possiamo proprio permettercelo. So che non è il momento più opportuno, ma se tu firmassi quei documenti tutto si risolverebbe e io potrei tornare subito da te.»
«Non possiamo permettercelo? Momento opportuno? C'è mia sorella di là in coma! Mia sorella!» gridai.
«Sì, lo so, amore, sta calma» tentò di contenere la mia collera, poggiando le mani sulle mie braccia, ma mi divincolai.
«È solo per quella firma che sei venuto con me!» latrai infuriata.
«No, che dici?» scandalizzato negò l’evidenza.
«Sai che ti dico? Io quel contratto non lo firmerò mai! E ora vattene.»
«Ma…»

«Vattene!» il mio imperativo non ammetteva diritto di replica. Per una volta avevo tenuto testa a mio marito e ora il mal di testa ce l’avevo sul serio.



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PER CHI SE LO FOSSE PERSO, RICORDO IL PRIMO VOLUME: E' SOLO SESSO


TitoloE' solo sesso
Autore: Sarah S.
Genere: Letteratura erotica

Casa editrice: ErosCultura

Disponibile in ebook a € 2,99
e in formato cartaceo a € 6,50

TramaIl sesso. La cosa più bella e naturale, eppure a volte sembra che facciamo apposta a rovinarlo, a farci del male da soli. E pensare che basta parlarne. Invece, le paure, le incertezze. E così monta la voglia, il desiderio di trasgredire. Ti trattieni, sei sposata, lui è il tuo capo, ma è anche dannatamente bello, sexy. Magari fa bene l’amore, pensi... non ti resta che scoprirlo! O fuggire. Denise non fugge e Patrick l’acchiappa in uno sgabuzzino dell’elegante ufficio. È l’inizio della passione, quella che tutto travolge e che stravolge la vita di una moglie fino ad allora troppo tranquilla. Denise scopre di essere una femmina famelica di sesso, e il sesso non si fa solo con gli uomini... e neppure con un solo uomo. Sì, perché le sorprese, clamorose, non sono finite, come non mancano i pericoli. Ma il sesso è un gioco per il quale vale sempre la pena rischiare, anche se l’amore... Il romanzo di Sarah S. accontenta chi ama le scene eccitanti e chi apprezza un fraseggio delicato, privo di parole volgari. 


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