domenica 31 ottobre 2021

RECENSIONE "GRAZIE PER LA BRUTTISSIMA ESPERIENZA" di Maria Letizia Musu

 

Buon pomeriggio amici lettori!
Dario Zizzo ha letto per noi "Grazie per la bruttissima esperienza
dell'autrice Maria Letizia Musu. 


Autore: Maria Letizia Musu

Genere: Romance con sfumature di giallo

Disponibile in ebook a € 2,70
e in formato cartaceo a € 12,48

Pagina autoreRomanzi e Racconti 



TRAMA:

Lorenzo ha appena concluso una relazione importante. Dopo tre anni di convivenza, Carla lo ha lasciato. Non cerca una nuova storia e tutto ciò che chiede è starsene da solo per un po', cercando di dimenticare la donna che ha amato.
'Lei mi amava ma decideva di lasciarmi, con sofferenza e la consapevolezza che io non potevo darle quello che voleva; io, d'altro canto, ero costretto a terminare un rapporto che dal mio punto di vista andava a gonfie vele.'

Rebecca è alla ricerca del Principe Azzurro, crede nell'amore romantico e forse l'ha trovato: Andrea, ragazzo bellissimo e sogno segreto di qualunque donna sana di mente.
'Avevo appena dato del maniaco al ragazzo più bello della mia palestra, uno che è il sogno segreto di ogni donna sana di mente, uno di quei rari esemplari che possono anche stare zitti e le loro quotazioni avrebbero comunque un'impennata.'

L'incontro tra Rebecca e Lorenzo avviene nel momento meno opportuno per entrambi. Ma a volte il destino se ne frega dei momenti opportuni e, come dice Kafka,''l’amore è come un’automobile senza problemi, i problemi sono solo nel guidatore, nei passeggeri e nella strada''. 



Grazie per la bruttissima esperienza di Maria Letizia Musu (titolo di una vaghezza fascinosa, che insinua nel potenziale lettore una curiosità capace di trasformarlo in effettivo lettore) è innanzi tutto un bel libro, una bellissima esperienza - bellissima la citazione di Kafka, sull’amore, in apertura -, poi è anche altre cose: thriller, per via di un assassino che sceglie con cura le vittime, romance, perché parla di storie d’amore, umoristico, ad alta gradazione umoristica, perché la vena della scrittrice sembra senza fondo. Lei porta il suo eclettismo - la sua esperienza in diversi generi letterari - in quest’opera, ambientata a Cagliari, la cui protagonista femminile è Rebecca, commessa, che vive con Mattias, coinquilino gay (mi ricorda l’equivoco della serie TV Tre cuori in affitto) e parrucchiere, ma questo la proprietaria del loro appartamento, la signorina Fadda, non lo sa, e le rinfaccia di vivere nel peccato. 
Rebecca, incontrerà Lorenzo, il protagonista maschile, reduce da una relazione con Carla, finita per via del suo scarso coinvolgimento; lui ha un amico che esce dalla stessa esperienza, anche se continua a vedere l’ex un po’ ovunque e soprattutto la separazione l’ha ridotto a uno stato letargico, a uno zombie praticamente.
In quest’opera ho praticamente apprezzato tutto, i personaggi tra le altre cose, anche quelli non di primo piano, tipo suor Clementina, direttrice della sua scuola, che così la Musu presenta: 

Alta quasi uno e novanta, con le maniche dell’abito sempre rimboccate che andavano a mostrare avambracci da coltivatore diretto. Mai nome fu meno adatto di quello della suora, che avrebbe dovuto averne uno che la rappresentasse meglio, che so, Sandokan.

L’ironia (caustica) permea la personalità di Rebecca, ma non difetta pure ad altri, a Lorenzo per esempio, capace di scherzare perfino sulla morte, come quando rivede, dopo tanto, un inquilino del palazzo dove abitavano i suoi, e notandone l’aria triste, pensa: 

Perché non avevo nessuna voglia di conoscere la ragione della tristezza del signor Picci. Sarebbe stato fantastico se le uniche confidenze che avrei potuto ricevere da lui fossero le ultime notizie sulla sua prostata che non funzionava come doveva, ma temetti che la ragione della sua aria mesta fosse un’altra.

Ma allo stesso Mattias il senso dell’umorismo non fa difetto e di fronte a Rebecca, dopo averle tagliato i capelli, dice che se non gli piacessero gli uomini le chiederebbe di uscire oltre al nome del suo parrucchiere.
Il finale è degno di Eraclito o di Riccardo Pangallo, se qualcuno ricorderà una trasmissione della Fininvest degli anni ’80: Chi non s’aspetta l’inaspettato, non scoprirà la verità.
Insomma, per concludere, possiamo dire che mai titolo fu più infedele: bisognerebbe dire, a Letizia Musu, “Grazie, per la bellissima esperienza”. 


"UNA LUNGA NOTTE" di Manuel Sgarella e Ugo Marelli

 

Buongiorno follower, buona domenica!
In uscita oggi per la Ode Edizioni "Una lunga notte
di Manuel Sgarella e Ugo Marelli.



Autori: Manuel Sgarella e Ugo Marelli

Genere: Horror

Casa editrice: Ode Edizioni

Disponibile in ebook a € 2,99
E in formato cartaceo a € 12,99

Pagina autore: Manuel Sgarella 



TRAMA:

Alessandro, Antonio, Anna, Patrizia, Giovanni e Samantha: un gruppo di amici, di adolescenti alle prese con la vita. Le loro esistenze scorrono come tante altre fino a che un film horror suggerisce un modo diverso e insolito per trascorrere un pomeriggio insieme. 
Seduti attorno a un tavolo con una tavoletta ouija improvvisata, i ragazzi ridono e scherzano. Nessuno crede davvero che quel bicchiere possa muoversi da solo eppure….
Da quel momento, il gruppo di amici viene catapultato in un incubo fatto di morte e paura. Un antico demone e un’antica profezia.
La cometa di Hale-Bopp solca il cielo in quel 1997. E per i ragazzi si prepara una lunga notte.


BREVE ESTRATTO: 

Se non si è capaci di comunicare con gli altri, la colpa è solo nostra, della nostra paura di guardarci dentro e vedere come siamo fatti veramente. Dovremmo solo mostrarci agli altri come siamo fatti, senza averne timore. Ma non ne siamo capaci, abbiamo paura; ci servono le disgrazie a farcelo capire, altrimenti non siamo contenti.



 
Manuel Sgarella ha 45 anni e da oltre 20 lavora come giornalista. La passione per il cinema e la narrazione delle storie lo ha portato a diplomarsi in sceneggiatura alla Civica Scuola del Cinema Luchino Visconti di Milano. Nel 2005, dopo aver vinto il concorso per sceneggiature di lungometraggio al Sonar Script Festival, ha frequentato il corso Rai-Script a Roma. Nel 2009 è diventato giornalista professionista e nel 2013 è stato tra i finalisti del "Premio Solinas Storie per il Cinema" con il soggetto "Nemmeno le lacrime", poi diventato il romanzo "Cosa Rimane di Noi", pubblicato da Amazon Publishing nel 2017. 
A livello giornalistico, oltre a occuparsi di cronaca locale, nel 2013 ho passato quasi un mese ad Haiti raccontando per Varesenews.it la vita in uno dei paesi più poveri del mondo. Nel 2017 ha scritto il film documentario “Digitalife”, diretto da Francesco Raganato e prodotto da Varese Web con Rai Cinema. 
È sposato, ha due figlie e il tempo libero lo passa a leggere libri o sui campi da tennis (sport di cui è diventato istruttore nel 2019). 

 
Ugo Marelli nasce a Milano in quello che lui chiama il grande 1956. Compie gli studi classici e poi si laurea all’Università Cattolica di Milano in lettere antiche con una tesi in Storia romana. Da allora, si dedica all’insegnamento; prima alle scuole medie inferiori e poi alle superiori. Fino a settembre 2021, quando va in pensione. Ha collaborato a lungo con il settimanale varesino Luce e con il quotidiano La Prealpina seguendo la cronaca, la cultura, il sociale del territorio a sud della
città di Varese. 
Nel 2014 fonda un’associazione culturale, di cui è presidente, che propone
incontri con autori locali e nazionali.


sabato 30 ottobre 2021

"DIE GLOCKE - LA CAMPANA" di Bud Ariosis

 

Buon pomeriggio amici lettori!
Segnalazione: "Die Glocke - La Campana" di Bud Ariosis, 
edito Brè Edizioni.




Autore: Bud Ariosis

Genere: fantasy storico noir

Casa editrice: Brè Edizioni

Disponibile in ebook a € 2,99

E in formato cartaceo a € 10,00



TRAMA:

Gli storici sono ormai concordi nell’affermare che gli scienziati nazisti fossero a un passo dalla bomba atomica, ed è indiscutibile il contributo offerto agli USA da Wernher von Braun, il padre delle V2, nel mandare il primo uomo sulla luna. Dopo la seconda guerra mondiale e sino ai nostri giorni, una lunga serie di indiscrezioni giornalistiche ha alluso al rinvenimento di studi progettuali relativi alle WunderWaffen, le armi segrete di Hitler. Macchine così sofisticate e avanzate da ipotizzare che alcune di esse fossero state realizzate con tecnica di “reverse engineering” da tecnologia aliena rinvenuta in Antartide, e custodita nella cosiddetta “Base 211”, il sito preposto alla rinascita del quarto Reich, quando essa fosse divenuta possibile. Così come da otto decenni si dibatte sul trasferimento di alcuni di tali manufatti presso l’Area 51, in Nevada, il sito militare USA più protetto del mondo, dove dagli anni ’60 si avvistano gli UFO. 
Con un’attendibile ricostruzione storica, e invenzioni futuribili di grande fascino, Bud Ariosis offre la sua personale interpretazione a tali domande in un libro da leggere tutto d’un fiato sino all’ultima pagina. Dopo il grande successo di Dossier Haudegen, un altro romanzo che mescola storia vera a fantasia.

 


BREVE ESTRATTO:

L’ufficiale si scostò facendoli accedere e poi richiuse l’uscio, rimanendo fuori in attesa.
Joachim Kruger e Alois Bolhen, avanzarono solo d’un passo, poiché il capo del Reich era in piedi davanti al grande globo terreste sul fondo della stanza e lo fissava assorto, come non si fosse accorto di loro.
La debole luce invernale filtrava dalle tre aperture vetrate conferendo ai marmi del pavimento un’opalescenza ovattata, in contrasto con la massa scura dei lacunari in rovere presenti sulla volta. Nel monumentale camino in pietra alle spalle della scrivania ardeva un fuoco che riscaldava a malapena l’aria.
«Credete che esistano mondi simili al nostro all’interno della galassia?» chiese ad alta voce l’anfitrione.
«Ciò è alquanto probabile» ammise Kruger, approvato da Bolhen.
Frattanto Heinz Linge, il cameriere personale, bussò alla porta e una volta autorizzato, entrò sorreggendo un vassoio d’argento sul quale erano allineate una teiera fumante, delle tazze in porcellana e alcune fette di torta Sacher. 
Hitler riprese un tono amabile e invitò gli ospiti a servirsi.
Visto il freddo invernale, questi avrebbero preferito bere qualcosa di forte, ma il Führer era notoriamente astemio e non gradiva si consumasse alcol in sua presenza. 
Finito l’intermezzo, i due fisici stesero sulla scrivania il progetto in scala col capitolato tecnico, e Kruger iniziò a esporne le caratteristiche salienti.
«Col suo permesso, inizieremmo dalla navicella. Dopo numerose prove aerodinamiche, abbiamo verificato che la forma più efficace sia quella di una campana. Ciò che denominiamo “Die Glocke” sarà un manufatto alto sei metri, composto da un cilindro cavo con funzione di abitacolo a due posti, affogato nel ventre della struttura esterna. Le superfici metalliche saranno solcate solo dalla feritoia circolare a tre strati, formati da una lastra di vetro temperato all’interno di due pannelli acrilici, e la costruzione non presenterà saldature, perché formata da un unico blocco in lega di piombo e niobio contro le radiazioni, rivestito da carburo di silicio per proteggerla dalle elevate temperature. La campana esterna può girare a trecentosessanta gradi su se stessa, in quanto scorre su cuscinetti radiali a sfere SKF, in grado di sopportare carichi assiali e intenso calore. Abbiamo testato vari composti sino a trovare quello adatto: le superfici saranno fosfatate al manganese per migliorare l’adesione dell’ingrassaggio al metallo e lubrificate a vita tramite un composto a base di grafite.»
«Un oggetto davvero notevole!» esclamò Hitler «però desidero che “Die Glocke” esprima anche visivamente gli emblemi della sua origine.»
Il Führer prese una matita e abbozzò uno schizzo a margine del capitolato. Era in grado di farlo, da giovane aveva studiato Arte. Sotto lo sguardo attento dei fisici, aggiunse una svastica stilizzata sul corpo principale della campana e accennò una serie di rune germaniche a contornarne la base.
«Sarà fatto!» promisero i due, e finito il preambolo, Kruger proseguì.
«Il suo incarico ci ha imposto di affrontare due punti cruciali.  Il primo è quello attinente la generazione di antimateria in quantità idonea ad aprire un cunicolo spazio-temporale.  Ebbene, la mia soluzione consiste nella costruzione di un acceleratore di particelle. Un enorme anello nel quale lanciare a velocità crescenti, sino a raggiungere frazioni di quella della luce, protoni e antiprotoni per farli collidere tra loro, giacché l’annichilimento delle due entità produrrà antimateria. Il punto di impatto andrà posizionato poco sopra l’apice della campana affinché lo squarcio gravitazionale la attiri al suo interno. Tuttavia, per rendere attuabile il progetto occorrerà affrontare un’opera di costruzione titanica, in quanto dai miei calcoli l’anello sotterraneo dovrà avere un diametro di 2700 chilometri, pertanto, sarà possibile edificarlo solo nelle sterminate steppe russe, con manovalanza reclutata nelle popolazioni sottomesse, appena il Reich si sarà espanso come nei suoi disegni. Inoltre, sarà necessario attendere lo sviluppo di tecnologia atta a costruire grandi magneti di accelerazione da mille Tesla, oggi impossibili da concepire.» 
Hitler restò colpito dall’esposizione, poi diede la parola a Bolhen, il quale iniziò a spiegare:
«Io invece mi sono occupato di estrapolare dalla massa indistinta di cunicoli spazio-temporali, due specifici condotti di attraversamento: uno recante a un momento del passato e l’altro riportante al presente. La chiave per viaggiare nel tempo è la luce. La sua onda attraversa l’universo dall’origine, dunque è il solo metro di paragone cui riferirsi per misurare la distanza tra diverse dimensioni temporali come postulato nella mia equazione, la cui risoluzione identificherà la giusta frequenza spettrale tendente al blu per il cunicolo temporale a ritroso, e l’altra volgente al rosso per quello di ritorno.»
«Quanto ci vorrà per risolverla?» domandò Hitler.
«Mein Führer, l’equazione lineare presenta ventiquattro milioni di variabili e oggi non è ancora definibile, ma lo sarà in futuro. Nell’attesa, ho concepito una sorta di “fari” di navigazione per “Die Glocke”, uno sulla terra e l’altro per l’iperspazio, in base ai quali orientare la direzione della navicella, assicurando rilevamenti di tipo polare, affinché l’asse 0°/180° sugli indici rappresenti pure l’asse longitudinale della campana, fornendo la rotta. Per quello terrestre mi sono rifatto al principio di induzione elettromagnetica, assemblandone uno girevole all’interno di un radiogoniometro graduato, munito di un’antenna collegata elettricamente al ricevitore. Lo strumento è in grado di captare segnali a onde lunghe che saranno emessi da una stazione di terra, indicando direzione e verso di provenienza del segnale e fornendo la posizione angolare rispetto alla fonte. Per quello dell’iperspazio ho predisposto una tecnica di sintonia simile, mediante uno strumento composto da uno spettrometro di massa capace di coprire l’intera banda, abbinato a un circuito di sintonia per agganciare la radiazione identificativa dei due condotti.» 
Hitler fece una pausa per soppesare le parole, e commentò: «Mi compiaccio con voi! Grazie alla vostra dedizione, in pochi anni avete raggiunto risultati notevoli. Anche se i tempi non sono maturi per realizzare l’obiettivo finale, ne avete gettato solide fondamenta. Disporrò affinché sia assegnata a ciascuno una cattedra alla Facoltà di Fisica come professori aggiunti, ma prima di restituirvi alla vostra carriera, devo chiedervi un ultimo servigio per il Reich. Verrete inquadrati nei ranghi delle SS come membri onorari affinché abbiate maggiore libertà d’azione, e vi unirete all’esplorazione scientifica in partenza per l’Antartide che ha lo scopo di annettere nuovi territori alla sovranità germanica, e verificare l’esistenza del grande Rift navigabile sotto alcune cavità naturali. Sfrutterete tale spedizione per trovare una caverna adatta alla costruzione per “Die Glocke”, e quando l’avrete individuata, vi farò raggiungere da unità di appoggio recanti materie prime, attrezzature e uomini. La messa in opera avverrà durante i brevi mesi dell’estate antartica, mentre per i restanti vi appoggerete in Argentina, presso il Governo amico di Peròn.»  
«Faremo come ordina, ma ciò naturalmente comporterà tempi più lunghi per l’assemblaggio rispetto a un impianto vicino» precisarono gli scienziati.
«Ne sono consapevole, tuttavia entro un anno la Germania entrerà in guerra per espandere il proprio spazio vitale in Europa. Il vecchio continente sarà teatro di un sanguinoso conflitto, e voglio che la costruzione avvenga in totale segretezza.»



Bud Ariosis vive e lavora a Napoli. Laureato in giurisprudenza, è un appassionato lettore di gialli classici della Golden Age inglese e devoto cultore di Gerard de Villiers.
Nel 2020 ha pubblicato, con Brè Edizioni, il thriller Dossier Haudegen.


RECENSIONE "LA MIA META" di Roberta Damiano

 

Recensione: "La mia metadell'autrice Roberta Damiano,
edito Ode Edizioni. A cura di Daniela Colaiacomo.



TitoloLa mia meta 
Autore: Roberta Damiano

Genere: Sport romance

Casa editrice: Ode Edizioni

Disponibile in ebook a € 2,99
E in formato cartaceo a € 12,23

Pagina autoreDamiano Roberta



TRAMA: 

Thomas Coleman ha un solo obiettivo: diventare un grande campione come suo padre.
Alexandra Price studia per diventare giornalista e non ha tempo da perdere dietro i ragazzi.

Due mondi opposti, due stili di vita diversi destinati a incrociarsi e non lasciarsi più.
Fra amore, gelosia, rabbia e dolore, prende vita la storia del giovane quarterback Coleman e dall'anaffettiva Price. 



Ho avuto modo di conoscere la penna di Roberta Damiano con Christmas Ciock e L'ultima meta - sequenzialmente precedente a quest'ultimo lavoro che ne richiama le vicende ma la cui lettura non è necessaria -, il suo stile pulito e lineare, le trame intriganti, sono la certezza di una lettura piacevole e appassionata; i personaggi hanno caratteri forti, anche se determinati a raggiungere gli obiettivi che si prefiggono, non perdono mai la loro umanità, la loro migliore essenza, affrontano il dolore e le difficoltà con coraggio e speranza.
Ne sa qualcosa Alexandra Price, la protagonista di questa storia, ragazza semplice e introversa, nutre un odio profondo per lo sport più popolare alla Columbia University, il college che frequenta, e con esso anche per gli acclamati giocatori: Thomas Coleman è uno di questi, il migliore.

Quarterback dei Columbia Lions, era alto, massiccio e aveva due occhi colore del metallo. Belli, espressivi e ammalianti.

Quando, per un caso, i due si scontrano non hanno idea di cosa il futuro ha in serbo per loro.
Alexandra scrive con lo pseudonimo di Freedom per conto del giornale del college, i suoi articoli sui Lions sono irritanti trafiletti che colpiscono la squadra mentre i fans più accaniti meditano vendetta.
Perché tanta acredine da parte di una ragazza così riservata?
Thomas non conosce l'identità di Freedom, vorrebbe capire il perché della sua acrimonia e proteggerlo dagli animi agitati - in particolare dalle S.T.R.O.N.Z.E: Sarah, Tamara, Rachel, Odette, Nina, Zaira ed Erika. Acronimo che calzava a pennello. Loro erano le galline del circo, le cheerleader, così le chiama Alexa - che vorrebbero punire il giornalista in erba per le graffianti parole pubblicate, e, nel frattempo, sente crescere l'attrazione per la piccola ninfa dei boschi che veste abiti dai colori sgargianti, simboli di squadre rivali.
Alexa ha una borsa di studio che non può perdere, vuole diventare giornalista, Thomas vuole eguagliare il famoso genitore, Ryan Coleman - per anni il miglior quarterback dei Giants -, entrambi i protagonisti hanno le idee chiare, fermi nel puntare agli obiettivi prefissi, non cercano distrazioni, ma l'attrazione che li lega è forte, impossibile ignorarla.
Roberta Damiano utilizza il pov alternato dei suoi protagonisti per presentarli al meglio: mentre mette in evidenza le qualità positive di Thomas, la sua capacità di affermarsi sia nel campo da gioco che nella vita - la sua infanzia, anche se difficile e travagliata, è stata caratterizzata dall'amore profondo della madre, Kristel, la protagonista de L'ultima meta -, sottolinea l'impatto della tragedia vissuta da bambina su Alexa, il segno indelebile del suo dolore.
Come potranno due anime così diverse condividere i propri sentimenti? Riusciranno a trovare una via comune?
Tra minacce, diversivi, inganni e spiacevoli scontri, l'autrice, con la fluidità di una scrittura accattivante e soddisfacente, ci porta nella vita dei suoi protagonisti, mentre l'empatia creata, coinvolge ed appassiona. Una lettura che, con piacere, consiglio. 


"IL PENSIERO TIBETANO" di Dejanira Bada

 

Buongiorno follower, buon sabato!
Vi segnalo "Il pensiero tibetano" dell'autrice Dejanira Bada, 
edito Giunti Editore.


Sottotitolo: Comprendere la via buddhista 
alla pace della mente

Autore: Dejanira Bada

Casa editrice: Giunti Editore 
Collana: Varia Ispirazione

Disponibile in ebook a € 11,99
E in formato cartaceo a € 18,00

Contatto Facebook: Dejanira Bada


TRAMA:

Dopo innumerevoli pellegrinaggi, anni di studio, di ricerca, di pratica, sto ancora rincorrendo l’elefante. Ma certi giorni riesco a raggiungere un diffuso senso di pace e la mente mi appare come un limpido cielo: allora mi sembra di non aver bisogno di altro.

In Tibet shiné è la pratica del Calmo dimorare, nonché il nome di un famoso di-pinto che raffigura un monaco nell’atto di inseguire un elefante nero, ovvero la sua mente. L’inseguimento consiste in nove stadi, che lo condurranno infine alla meditazione lhakthong, la pratica della visione profonda o analitica, che ha inizio con il decimo e undicesimo stadio e che gli consentirà di raggiungere l’illuminazione. 
Ci muoviamo nel testo seguendo tale sentiero. A piccoli passi sul tetto del mondo. Che cosa ci rimane del Tibet dopo il cammino? Di cosa possiamo fare tesoro? Oggi la meditazione sta entrando sempre di più nella vita di noi stressati occidentali. Ricordiamo però di portare sempre il dovuto rispetto: cerchiamo d’informarci e di non praticare solo per raggiungere obiettivi egoistici. Integrando la meditazione nella nostra quotidianità possiamo infatti ottenere benefici non solo per noi stessi, ma anche per gli altri e per il mondo.


DICE L’AUTRICE:

Dettaglio che non viene specificato dall'editore nella quarta e nel risvolto di copertina è che nel libro si parla del mio viaggio in Tibet. Ci sono stata davvero e in ogni capitolo racconto qualche passaggio. È un libro sul viaggio, sulla meditazione, che si rivolge allo stressato uomo occidentale che cerca risposte nel lontano Oriente (e che spesso le trova) ma senza bisogno di convertirsi al buddhismo o ad altre religioni. Oltre al mio viaggio in Tibet parlo anche dei viaggi in India e a Kathmandu, luoghi che si dovrebbero visitare per comprendere al meglio una cultura così lontana e diversa dalla nostra.




INTRODUZIONE:

A piccoli passi sul tetto del mondo 
L’enorme Boudha di Kathmandu è bianco e ha gli occhi azzurri. Mi guarda e mi accoglie, e quando vi cammino attorno mi comunica la sua maestosità e l’importanza di cui gode presso i fedeli. 
È uno stūpa, in tibetano chortén [mchod rten]: la sua base a forma di maṇḍala è sovrastata da una grande cupola, che secondo la tradizione sarebbe depositaria delle reliquie del Kāśyapa Buddha. Sopra di essa si stagliano la torre con gli occhi del Buddha e una struttura piramidale di tredici livelli, a simboleggiare il percorso verso l’illuminazione; ancora sopra noto il pinnacolo, il baldacchino e una guglia d’oro, mentre nel mezzo, a raggiera, innumerevoli Dar Cho [dar lcog], le famose bandiere di preghiera, diffondono pace e armonia. 
Dopo l’occupazione cinese del Tibet nel 1950, molti tibetani trovarono rifugio in Nepal e scelsero di vivere proprio intorno a Boudha. Consapevole di questo, non mi stupisco di fronte a un gruppo di pellegrini impegnato in un kora [skor ra], una circumambulazione in senso orario dell’oggetto sacro. Recitano il mantra della compassione, ovvero l’Oṃ Maṇi Padme Hūṃ, con la mala tra le dita. 
La piazza del Boudha si dirama in strette vie, ai margini delle quali i negozianti vendono campane «tibetane», statue, bandiere, tamburi, collane, bracciali, vestiti e souvenir di ogni tipo. Alcune di queste conducono nel quartiere in cui si producono e vendono i thangka [thang ka], i dipinti su stoffa della tradizione buddhista che raffigurano immagini sacre e che sono un valido supporto durante il percorso di liberazione. Vado in quella direzione. 
Sto cercando il dipinto di shiné. Me lo mostrò per la prima volta il mio amico Thonla, nato e cresciuto in Tibet ma naturalizzato milanese, durante un incontro di meditazione sul suono: quando lo vidi, qualcosa in me scattò. Meditavo da qualche anno e sentivo che quel dipinto ben raffigurava il percorso che avevo intrapreso. 
Il termine shiné viene usato per indicare da una parte la meditazione concentrativa del Calmo dimorare, śamatha, e dall’altra il dipinto dei nove stadi che il meditante deve compiere per calmare la propria mente e raggiungere la tranquillità necessaria a entrare nella meditazione vipaśyanā, in tibetano lhakthong. Nel buddhismo Chán e nello Zen lo tratteggiano servendosi delle «Dieci icone del bue» – le più note sembrano essere quelle giapponesi di Kuòān Shīyuǎn – e in effetti, nella descrizione del percorso meditativo, l’immagine del bue è ricorrente anche nei sūtra, le trascrizioni dei discorsi del Buddha. Nel buddhismo tibetano invece è l’immagine dell’elefante, unitamente a quella del suo accompagnatore, a far da protagonista. 
Nessuno conosce le origini del dipinto, e d’altronde il Tibet è costellato di misteri. Thonla dice che potrebbe essere stato commissionato dal Buddha in persona, che l’avrebbe fatto dipingere insieme alla ruota del Dharma lasciando in eredità a un monaco la sua spiegazione, che ancora oggi sarebbe tramandata a tutti gli esseri senzienti, e allo stesso modo il monaco canadese Jason Simard, del Petit Nalanda Du Centre Paramita En Haute-Marne in Francia, sostiene che il dipinto di shiné non sia riconducibile ad alcuna scuola specifica, bensì alle parole del Buddha. In effetti le varie tradizioni buddhiste appaiono oggi ben differenziate, ma nell’antichità non era affatto così: gli studenti sceglievano da chi apprendere la pratica meditativa a prescindere dalla scuola di appartenenza del maestro. 
Ricordo che fui felicissima di ritrovare dipinta sulla parete esterna di un monastero in Tibet l’immagine di quell’elefante a me così caro. Era grigio e con grandi zanne, intento a passeggiare su una distesa verde e circondato da alberi in fiore e nuvole alte nel cielo. Sulla sua schiena era seduta una scimmia marrone e sorridente, che a sua volta reggeva un coniglio grigio. Tutti e tre guardavano avanti con l’intenzione di proseguire il cammino insieme e senza fretta, agitazione e timore



Dejanira Bada Grande esperta e appassionata di filosofie orientali e meditazione, insegna yoga e mindfulness. Ha diverse pubblicazioni di narrativa alle spalle ed è giornalista pubblicista.




venerdì 29 ottobre 2021

RECENSIONE "BACIAMI COME UNA STAR DI BOLLYWOOD" di Sara P. Grey

 

Recensione: "Baciami come una star di Bollywood" dell'autrice Sara P. Grey.
A cura di Daniela Colaiacomo.




Autore: Sara P. Grey

Genere: Contemporary romance 
- Romantic comedy

Disponibile in ebook a € 1,99
E in formato cartaceo a € 9,99

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Tutti vengono in India in cerca di qualcosa. Credo di essere l’unica che, una volta qui, ha trovato più domande che risposte.

Un affascinante attore di Bollywood
Un pittoresco hotel arroccato sulle colline di Mumbai.
Un mango.
E un bacio.
Cosa mai avranno in comune?
Una storia.
La mia.
Mettevi comodi, che ve la racconto.

Arjun Singh è un divo del cinema.
Il suo sorriso vale milioni.
Sul suo corpo sbava un’intera nazione.
Potrebbe avere chiunque, ma non gli interessa.
Perché lui vuole me.
E accidenti se riesco a capire per quale motivo!
Io sono soltanto una fotografa squattrinata,
proprietaria di uno scalcinato bed & breakfast a un passo dal fallimento,
single senza speranza.
Che ne so di come farmi notare da un tipo del genere?
O di come farmi baciare da lui, se per questo.
Eppure, quel bacio è tutto ciò a cui riesco a pensare.
Se solo si decidesse a darmelo! 

Leggere questo libro è stata un'emozione continua, un meraviglioso viaggio in una realtà molto distante dalla nostra, dove tutto è esaltato ed esaltante: colori, profumi, calore, i sensi vengono stimolati, ogni descrizione è particolareggiata e talmente vivida da essere percepita come reale; il lettore è sulla scena descritta da Sara P. Grey, a Mumbai, dove una fotografa freelance e un bellissimo e famoso attore di Bollywood incrociano le strade legando i loro destini.
Kirti Sharma, Kiki per gli amici, nata e cresciuta a Birmingham, Regno Unito, non ha mai avuto una casa né una vera famiglia dal momento che i genitori, che si erano trasferiti in Inghilterra prima della sua nascita, sono morti quando era ancora una bambina e la zia a cui è stata affidata, una vecchia zitella inacidita, per disfarsi di lei, l'ha mandata in collegio:

Quando è morta anche lei ho scoperto l’unica altra eredità lasciatami da mio padre oltre a una scatola piena di fotografie sbiadite di gente ormai morta e sepolta: il vecchio palazzo diroccato sulle colline di Mumbai in cui Vikander Sharma è cresciuto, rimasto ormai vuoto e abbandonato, in attesa dell’ultima discendente della stirpe disponibile a farsene carico. Io. 

Per cercare di trasformare in un hotel l'ex palazzo nobiliare pieno di spifferi e muffa - lo Shanti Sharma Palace -, ereditato insieme ai suoi custodi, Garan Baba e sua moglie Suva, una cuoca dal talento straordinario, Kiki si è trasferita a Mumbai. L'impresa richiede tanto impegno e, soprattutto, denaro di cui è sprovvista, così con l'aiuto di Garan, Suva e del dolcissimo transessuale, ospite fisso del Palace, Sunny Radu - una rabdomante delle emozioni, sa sempre quando c’è qualcosa che non va, e non ha senso cercare di nasconderle la verità perché è più tenace della polizia indiana quando si tratta di estorcere informazioni - manda avanti un bed & breakfast per turisti squattrinati: sono loro la sua famiglia insieme a Leilani.

Leila Dharma, la mia migliore amica.
Ci siamo conosciute durante il primo anno di collegio, in Inghilterra, abbiamo fatto subito amicizia e non ci siamo lasciate più. Dopo il diploma ci siamo trasferite qui insieme. Leila mi ha ospitato a casa sua prima che venissi a vivere al Palace, proviene da una famiglia molto facoltosa e non si è mai fatta problemi a condividere ciò che ha con me. Ho un grosso debito di gratitudine nei suoi confronti, è grazie a lei se ho potuto muovere i primi passi nel mondo della fotografia e farmi notare: mi ha affidato il compito di scattare le foto pubblicitarie per la app di incontri che aveva appena inventato, MeetMe.

Una notte in cui, affamata, esce dal Palace e va alla poco distante bottega di Kumar, per sua distrazione, una cascata di manghi si abbatte su un ospite a sorpresa.

Mango batte cucuzza uno a zero, penso, lasciandomi sfuggire un accenno di risatina, che subito mi muore in gola.

Quello che ho davanti è Arjun Singh e io ho appena attentato alla sua vita armata di frutti esotici e un’abbondante dose di stupidità. «Voglio morire» sussurro, avvampando per la vergogna.

Preda della sua ossessione per le tortine alla mandorla, AJ - così si presenta a Kiki -, che abita nello stesso quartiere, ha eluso la sorveglianza della guardia del corpo, Ravi, e si è recato a comprarle da Kumar. 
Attrazione e comunicativa rendono l'inatteso incontro interessante.
Arjun è piacevolmente colpito dalla risposta calma e serena di Kiki di fronte alla sua presenza - è abituato alle richieste assillanti e pressanti delle sue ammiratrici -, l'atteggiamento amichevole con il commiato alquanto tiepido della ragazza lo lasciano interdetto, ma non toglie il piacere della passeggiata nel tornare a casa.

Assaporo con tutti e cinque i sensi l’aria tiepida della sera, il fetore che sale dalla strada è pungente al naso, il bouquet mi dà subito alla testa. EAU de Mumbai, il mio preferito, una mistura inconfondibile di incenso, spezie e immondizia.

Tra rivalità, intrighi, sotterfugi, vere amicizie e tanta passione, con il pov alternato dei suoi protagonisti, Sara Grey ci racconta la loro storia, l'ambiente che li circonda, mentre i vari personaggi secondari, ognuno con il proprio ruolo, preciso e determinante, ne arricchiscono i contenuti.
Conosco da tempo lo stile ironico di questa versatile autrice, lo apprezzo, è brava, scrive bene, le pagine scorrono velocemente e inducono quasi sempre al sorriso, è divertente; ma questo suo ultimo lavoro, in particolare, è una chicca, la dimostrazione della buona conoscenza dell'India, di alcuni suoi tesori - bellissima la descrizione delle "scalinate" di Panna Mena ka Kund -, delle infinite spezie che vi si trovano, ma, soprattutto, della sua essenza.

I gas di scarico appestano l’aria, l’afa la rende insopportabilmente immobile, c’è tanta umidità che sembra di respirare acqua sporca. Ci si potrebbe arrostire un uovo, sullo scorcio di sedile accanto a me, e bollire l’acqua per il riso sul cruscotto del nostro veicolo. Rabbrividisco, nonostante il calore infernale. Ogni volta che mi trovo nel mezzo di un ingorgo come questo mi assale una sensazione insopportabile di claustrofobia, che mi ricorda il panico provato la prima volta in cui ho messo piede in questa città.
È stato come prendere uno schiaffo in pieno viso dalla vera essenza dell’India. A volte ancora la pelle mi brucia, al pensiero. Poi ricordo cosa è accaduto dopo, il momento in cui ho posato per la prima volta lo sguardo sul Palace, e mi calmo, nella consapevolezza che sia valsa la pena di accettare l’invito di questa immensa e stupefacente nazione, e consegnarmi a lei anima e corpo.
Che non sono di qui ormai si era capito.

Conosco un po' l'India proprio per merito dei film di Bollywood - ne ho visti parecchi affascinata da una cultura così estranea alla mia mentalità occidentale -, scoprirla attraverso gli occhi di una persona che ci si è recata è quasi seducente.
Il libro mi è piaciuto molto, la trama è intrigante, la storia appassiona, le descrizioni sono bellissime. Complimenti Sara 👍 
Un’ultima nota positiva è la presenza del glossario, delle specifiche sul matrimonio e di tante curiosità della cultura indiana che, come il libro, consiglio di leggere. 


"SULLE ALI DEL GABBIANO" di Claudio Loreto

 

Buongiorno follower, buon venerdì!
Vi segnalo "Sulle ali del gabbiano" dell'autore Claudio Loreto, 
edito De Ferrari Editore.




Autore: Claudio Loreto

Genere: Narrativa a sfondo storico

Casa editrice: De Ferrari Editore

Disponibile in formato cartaceo a € 14,00

Contatto Facebook: Claudio Loreto 



TRAMA:

Genova, II Guerra Mondiale. La fraterna amicizia che lega Amedeo e Dario si spezza quando Viola, abbandonata dal primo poiché partito volontario, finisce con il ricambiare il sentimento nel frattempo sbocciato nell’altro. Le vicende belliche seguite all’armistizio risucchiano inoltre i due giovani in schieramenti opposti, rispettivamente nella “X MAS” e nella formazione partigiana “Cichero” guidata da Aldo Gastaldi “Bisagno”.
In una spirale di odio, esasperato da una radicale decisione della ragazza, Dario e Amedeo si daranno la caccia a vicenda per uccidersi, ciascuno dovendo fare nel contempo i conti con un doloroso avvenimento del proprio passato. Il destino ha però in serbo per loro un diverso epilogo, amaro e purificatore insieme.
Una storia di straordinaria amicizia e di ardente amore giovanile, dentro la cornice di una città martoriata dai bombardamenti e dalla ferocia dell’occupante nazista.


DICE L’AUTORE:

Come accaduto per ogni mio precedente lavoro, l’idea di Amedeo, Dario e Viola mi è sprizzata in mente una sera del tutto inattesa, all’improvviso, proprio come un fuoco d’artificio.
Dati i miei trascorsi di canottiere e di sommergibilista di leva è stato inoltre come... naturale inscrivere il principio della vicenda nell'ambito di quei due "mondi": remiero e subacqueo.
Agli inizi di marzo ho cominciato a buttar giù la storia dei tre giovani così come via via scorreva da sé davanti ai miei occhi, simile a un film.
Sfruttando in ufficio le pause-pranzo (e saltando dunque pasto) e rubando qualche ora alla famiglia la sera, alla fine di giugno il lavoro era già ultimato, solo da rifinire un po’.




BREVE ESTRATTO:

Viola aveva infatti preteso di proseguire gli studi e nell’autunno del ’41 si era iscritta all’università, giusto alla facoltà di Lettere. All’amico del fidanzato era così capitato di incontrarla spesso anche dopo l’estate lungo i corridoi dell’antico palazzo di Via Balbi e di soffermarsi a chiacchierare con lei. Da solo. Ogni volta più a lungo. E sempre meno di Amedeo. Già.
Si sa, agli oscuri meccanismi che governano gli umani può bastare un nonnulla per cambiare il destino di un’anima. Soprattutto se questa è confusa, come s’era fatta via via quella di Dario.
Così alla fine – un lunedì di febbraio – il semplice grazie! della ragazza per il piccolo dono di compleanno fattole, sussurrato però con rara dolcezza mentre lo guardava con i suoi stupendi occhi celesti, beh, aveva provocato in lui il… patatrac.
Adesso l’aveva fissa in testa, giorno e notte, mentre dentro gli cresceva un senso di disorientante vuoto.
Il cuore gli scoppiava per l’inarrestabile ammassarsi di tenerissime parole che aveva un disperato bisogno di dirle, tenendole strette forte le mani: avrebbe dovuto ascoltarlo per ore e ore! E smaniava di averla nel proprio letto, per chiuderla tra le sue braccia potenti e con la passione che lo ardeva travolgerla, inondarla di piacere e felicità.
Sì, si era innamorato di Viola. Perdutamente, per usare un termine trito. Una fortuna che in realtà era una sciagura. Lei non poteva infatti essere sua. Apparteneva a un altro; addirittura al suo migliore amico.
In breve, si ritrovava addosso, per nulla ricercata e assolutamente immeritata, una pena assai difficile da amministrare.
[…]
Lei l’aveva capito, naturalmente: una donna sa cogliere ciò che gli uomini nascondono, talvolta perfino a loro stessi. Però non aveva allontanato l’intruso.
Anzi quando Dario, soffocando l’altro “io” che dentro gli urlava di non farlo, le aveva proposto di vedersi quella domenica per un giretto in centro da soli, invece di andare a rosolarsi al sole con gli altri, lei aveva accettato. Perché? Bella domanda!


Claudio Loreto (1960) vive a Genova. Dopo avere collaborato a lungo con quotidiani e riviste, scrivendo in particolare di Storia e di politica estera, si è avventurato nella narrativa con una raccolta di racconti (Gli occhi sulla scia) e tre romanzi (L’ultima croda, I segreti di Sharin Kot e Liquirizia), opere che hanno ricevuto molteplici riconoscimenti.
Le sue novelle sono ospitate in numerose antologie.
Canottiere dal lungo passato agonistico e Stella di bronzo del C.O.N.I. al Merito Sportivo, oggi trascorre il proprio tempo libero scalando sulle Dolomiti.


giovedì 28 ottobre 2021

"MUSICA PER UN GIORNO DI PIOGGIA" di Allyson Taylor

 

Buongiorno follower!
Vi segnalo "Musica per un giorno di pioggia" dell'autrice Allyson Taylor. 




Autrice: Allyson Taylor

Genere: Contemporary Romance

Disponibile in ebook a € 4,99

E in formato cartaceo a € 14,90

Pagina autore: Allyson Taylor 



TRAMA:
 
Jewel Opal Stevens è una ragazza fortunata. A ventisette anni è già una paleontologa di successo, ha un fidanzato che la ama e con cui progetta una famiglia. Tutto sembra incanalato nella direzione giusta, e il futuro si prospetta prevedibile e luminoso.

Poi, all’improvviso, arriva il buio.
Un bicchiere di troppo, uno stop non rispettato e la vita di Jewel cambia per sempre.
Costretta su una sedia a rotelle, Jewel si chiude in se stessa, distrugge tutti i suoi sogni, tutti i suoi progetti. Il dolore per la sua nuova condizione sembra invalicabile, senza via d’uscita.
Fino all’arrivo di Chris.
Chris non è il principe azzurro, Chris non vuole salvarla. È un talentuoso violoncellista in crisi, ed è troppo preso a risolvere i suoi casini, non ha tempo di occuparsi dei problemi di una ragazza scostante e taciturna in sedia a rotelle. Ma le circostanze li mettono alla prova, e presto si rendono conto di avere in comune molto più di quanto credano: il coraggio, la tenacia, la rabbia. E un’attrazione sempre più ingovernabile che li spinge l’uno verso l’altra.


DICE L’AUTRICE: 

Prima di iniziare a scrivere Musica per un giorno di pioggia, ho iniziato a seguire una donna di nome di Giulia su Instagram, che vive su una sedia a rotelle. La sua forza, il suo sorriso e il suo coraggio mi hanno spinto a mettere nero su bianco le mie idee.
Il talento di Chris e la sua passione per il violoncello sono stati ispirati dai 2 Cellos.
La passione di Jewel per i dinosauri è una cosa che io e lei abbiamo in comune.


BREVI ESTRATTI:

La musica arrivava dritta al cuore, coinvolgendo ogni cellula del mio corpo. Anche la più minuscola. Era la cosa più bella, coinvolgente ed emozionante che avessi mai vissuto…
…come se lui mi stesse parlando attraverso il suo violoncello e io, stranamente, riuscivo a comprendere tutto”.

“Tu non hai limiti, Jewel. Con me non ne hai”.




 
Allyson Taylor è nata e vive in provincia di Modena. Lavora come impiegata amministrativa di giorno e scrive di notte. Ama gli animali, i romanzi rosa e le tisane. È una grande pensatrice e riflette sempre su come iniziare e concludere una storia. Ha cominciato a scrivere nel, pubblicando alcuni dei suoi lavori tramite self-publish. È l'autrice di Unexpected e Homeless, usciti nel 2019, e di Tutte le cose che non so di te, pubblicato nel 2020.