lunedì 18 marzo 2024

RECENSIONE "IO NO (EX-IO) di Valeria Raimondi

 

Buongiorno follower, buon inizio settimana.
Recensione: "Io no (ex-io)" dell'autrice Valeria Raimondi, raccolta poetica 
edita Puntoacapo Editrice. A cura di Andrea Macciò. 



Titolo: Io no (ex-io) 
Autore: Valeria Raimondi

Genere: Raccolta poetica

Casa editrice: Puntoacapo Editrice
Collana: Intersezioni

Disponibile in formato cartaceo a € 12,00

Contatti autore: Facebook 





Io no (ex io) di Valeria Raimondi è una silloge poetica uscita per la prima volta nel 2011 e ripubblicata a ottobre 2023 per la collana “Intersezioni” di Puntoacapo Edizioni.
Il percorso di Io no (ex io) si dipana in sette sezioni o canti che raccontano con un linguaggio poetico aspro e scarnificato, talora iperrealista nella descrizione di alcuni dettagli, la storia di un Io che sorvola l’abisso in bilico tra ascesi e auto-distruzione. L’autrice svolge anche la professione di infermiera e la raccolta nasce dalla suggestione di un evento vissuto, la storia di una ragazza affetta dal disturbo alimentare dell’anoressia. 

Oggi è mai più (...) la gioia è mai più/ mai più il lamento la scala la noia/ mai più gli occhi il ventre la mano/mai più il giorno la notte la voglia. Ex-io, ex-tu, ex-voi. Svendita totale-totale rinuncia. Anorexia. Oggi è mai più.

Nel primo canto, Curar(se), il percorso emotivo è quello del tentativo di uscire da sé stessa della voce narrante, da quando la bambola si è rotta/spezzato l’ingranaggio la tensione che sentiamo è quella all’annullamento del corpo e della carnalità per sentirsi con l’anima più vicina al cielo. Con Nutrir(se) le poesie con una descrittività quasi iperrealista evocano il rapporto tra la voce narrante e la tentazione del cibo e della tigre-fame. Con Ex voi viviamo il rabbioso distacco della voce narrante dal resto del mondo; razze di vuoti a perdere è una delle invettive lanciate contro un immaginario voi, con Ex tu entriamo nel tormento della voce narrante nel cercare di liberarsi dal desiderio sessuale e dalla ricerca dell’amore. 

Ambire a un amore a un figlio a una vita (una bestemmia al cielo questo desiderare) ambire solo a un bacio un bacio dato gratis e stento a non amarti, a non cessare il vizio di cercarti

Con Ad(dio) e Speranze d’Essere si mescolano la ricerca dell’annullamento con un afflato mistico e religioso, e con la fame d’amore alla quale sono associati i disturbi alimentari. 

Un po’ d’amore anche piccolo, storto, malato, un po’ d’amore chiedo. 

Un percorso che ci porta ai cinque componimenti isolati Sogni e al canto finale Mostri nel quale la voce narrante riemerge da sopravvissuta all’abisso interiore che ha attraversato. 

Sono un pericolo, una mina vagante, ho conosciuto il dolore che uccide e sono sopravvissuta (…) sono stella caduta angelo ripudiato terrificante dea.

Solo nell’ultimo componimento è l’autrice a parlare in prima persona, rivolgendosi alla protagonista alla quale ha dato voce. 

Vorrei salvarti, ma non è in mio potere. Ti regalo una voce.

La raccolta di Valeria Raimondi, come affermato nella post-fazione di Maria Sardella, è parte di una poesia contemporanea sempre più lontana dal facile lirismo, che oggi è diventata il linguaggio elettivo per sfrondare la scrittura dall’inessenziale e dal decorativo, alla ricerca dell’essenza. L’autrice riesce a raccontare con gli occhi di un’altra l’ostico tema dell’anoressia e dei disturbi alimentari, diffuso in particolare nelle fasce giovanili e tra le ragazze, che vivono spesso in questa fase i sentimenti contrastanti tra rabbiosa estraneità al mondo, afflato all’annullamento fisico e alla trasformazione in essenza spirituale e fame d’amore che Valeria Raimondi riesce a riportare al lettore con una sorprendente intensità emotiva. 
È possibile leggere questo percorso poetico anche a livello metaforico, e interpretare l’anorexia del primo componimento come una metafora della Poesia, un linguaggio che nel mondo contemporaneo sembra avere uno spazio sempre più ristretto, portando chi la pratica a sentire lo stesso abisso della voce narrante? Forse è possibile leggere Io no (ex io) anche in questo senso, vista l’intensità emotiva e l’immedesimazione tra autrice e voce narrante che si percepisce in molti passi. 
Una lettura non facilissima, ma di grandissima intensità emotiva, che non lascerà sicuramente indifferente chi legge. Parlare di un disturbo psico-somatico come l’anoressia con un linguaggio poetico ha permesso all’autrice di dare voce alla sua protagonista e a far vivere chi legge assieme a lei il suo contradditorio percorso di sorvolo dell’abisso, che forse è lo stesso di chi fa poesia. Il linguaggio è interessante, passionale e innovativo, a volte iperrealista e descrittivo, con uso frequente di neologismi.


venerdì 15 marzo 2024

RECENSIONE "ISOLATI E CONTENTI" di Ilaria Carioti

 

Buongiorno follower, buon venerdì!
Recensione: "Isolati e contenti" dell'autrice Ilaria Carioti.
A cura di Franca Poli.



Autore: Ilaria Carioti

Genere: Commedia romantica

Disponibile in ebook a € 1,99

E in formato cartaceo a € 11,44

Contatti autore: Facebook - Instagram 



TRAMA:

Cosa potrebbero avere in comune Jeff Del Drago, giornalista satirico super sexy, e Alice, aspirante suora?
Apparentemente nulla.
Con una pandemia in arrivo però tutto è possibile.
L’isolamento forzato costringe entrambi a rifugiarsi sull’isoletta di San Biagio, insieme a Giordano, amico fraterno di Jeff, e sua moglie Elisa, sorella di Alice.
Jeff promette a Giordano di girare alla larga da sua cognata, ma San Biagio è davvero troppo piccola per mantenere le distanze…
Alice e Jeff, benché ai poli opposti, costretti alla vicinanza imparano a conoscersi e scoprono di non essere poi tanto diversi.
Le complicazioni però sono dietro l’angolo, soprattutto quando Elisa propone a Jeff di sedurre sua sorella per distoglierla dai suoi progetti clericali… ma si sa, gli inganni sono fatti per essere scoperti.
Alice, delusa e arrabbiata, lascia l’isola.
Sarà disposto Jeff a mettere da parte l’orgoglio per seguirla in capo al mondo?
Tra dialoghi spassosi, ironia quanto basta e tanti spunti di riflessione, “Isolati e contenti” accompagna il lettore in un viaggio tutto da scoprire. 



Inizio con il dire che i due protagonisti di questo libro non potrebbero essere più diversi l’uno dall’altro. Per loro vale il detto “essere come il diavolo e l’acqua santa”. Infatti lui, Jeff, è un giornalista satirico oltre ad essere un incallito playboy, mentre lei, Alice, dopo una tragedia familiare ha deciso di farsi suora.
Il loro incontro avviene durante il lockdown dovuto al Covid. Si trovano entrambi in isolamento a San Biagio, una piccola isola che si trova di fronte a Napoli di proprietà della famiglia del migliore amico di Jeff, nonché cognato di Alice, Giordano.
Il libro è sì ambientato in un momento storico molto particolare, però ci sono solo degli accenni alla pandemia. L’autrice, pur non sottovalutando il dolore e la paura del periodo, è riuscita a scrivere una storia piacevole da leggere. Il tutto grazie al luogo scelto dai nostri protagonisti per trascorrere l’isolamento: un’isoletta dove c’è solo la casa padronale e la depandance del custode. L’ansia e la paura si stemperano grazie alla bellezza delle albe e dei tramonti, all’azzurro del mare e alla pace degli uliveti.
I due protagonisti sono stati caratterizzati con molta cura. L’autrice ha dato loro il giusto equilibrio e armonia, il candore e la passione, la perspicacia e la sfrontatezza. Inoltre, ha fatto sì che si evolvessero piano piano, senza fretta e senza lasciare nulla al caso. 
Discorso analogo per i personaggi secondari: il cognato e sorella di Alice, i domestici, suor Celeste e altri hanno contribuito a rendere questa storia credibile e leggera, nonostante l’argomento trattato.
I dialoghi, dal ritmo incalzante e avvincente, sono ironici, taglienti e in grado di pungolare il lettore portandolo a riflettere su molteplici argomenti. 
La narrazione avviene in prima persona con il pov alternato dei due protagonisti principali, Jeff e Alice. Ho apprezzato molto le illustrazioni in bianco e nero, disegnate dalla stessa autrice, che si trovano a corredo della storia, che impreziosiscono e rendono più interessante ed emozionante il libro. Per quanto riguarda l’ambientazione, beh, quella mi ha fatto sognare ad occhi aperti. Deve essere molto bello trascorrere del tempo su un’isola privata assieme alla persona amata, assistere al sorgere del sole e al suo tramonto, passeggiare tra gli uliveti, rilassarsi in mare facendo snorkeling...
Riassumendo, la lettura di questo romanzo risulta piacevole e spassosa, non priva di spunti di riflessione.
Concludo facendo i miei complimenti a Ilaria Carioti. 
Libro decisamente consigliato da parte mia.


martedì 12 marzo 2024

RECENSIONE "LUCIFERO SI RACCONTA" di Stefano Napolitano

 

Buongiorno follower!
Recensione "Lucifero si racconta" di Stefano Napolitano, edito 
Letteratura Alternativa Edizioni. A cura di Andrea Macciò.



Autore: Stefano Napolitano

Genere: Narrativa


Disponibile in formato cartaceo a € 15,10

Contatti autore: Facebook - Instagram 



TRAMA:

Tra realtà e immaginazione, lettere e numeri, atmosfere di gioia e di ira, di scherzo e di rivendicazione. Che sia fantastico il quotidiano. Avanzino demoni, streghe, ciclopi, mostri, fauni, eretici. Gli amanti. Si reinventi l’Amore. Si racconti del Nuovo Avvenire. E’ ora di Verità, di Festa, di Trionfo. Si scateni l’Inferno! 

Lucifero si racconta di Stefano Napolitano è un’opera molto singolare. Una scrittura iniziata nel 2009 e portata a termine, secondo quanto affermato dall’autore, nel periodo del lockdown quando ha deciso di provare a pubblicare il suo manoscritto per Letteratura Alternativa Edizioni (il secondo dopo la raccolta di poesie “Pensieri di seconda scelta”).
Nella premessa l’autore ci chiede di abbandonare pregiudizi, certezze, fretta e convenienza ed entrare nello spirito di questo libro, breve, ma intensissimo.
Si parte davvero dal principio, dalla creazione del mondo. Lucifero che, come sappiamo, è un Angelo caduto per la sua ribellione alla divinità che lo ha creato, afferma di essere stato la prima Creatura di Luce concepita a immagine e somiglianza di Dio. Dal principio Lucifero si mostra refrattario all’idea di dover obbedire in maniera incondizionata a colui che lo ha creato e ricostruisce dal suo punto di vista l’episodio biblico di Adamo ed Eva. Perché all’umanità dovrebbe essere stata negata la conoscenza e l’avvicinamento a una condizione di divinità? La ribellione di Lucifero provoca la sua caduta: ma non ci dobbiamo immaginare l’Inferno della Divina Commedia di Dante, perché l’inferno raccontato da Stefano Napolitano è la terra stessa.
E così l’autore ci presenta una controstoria del mondo dal punto di vista del “cattivo” e dell’Angelo Ribelle.
Il libro è una potente metafora della comunicazione e del potere, nel quale l’aspetto “religioso” e la lotta tra il Dio biblico e il suo rivale ribelle Lucifero assume dei toni fortemente simbolici. Quello che l’autore mette in discussione tramite le parole del suo Lucifero che si racconta è l’elogio dell’obbedienza, della passività, della sottomissione a regole forse volutamente insensate, della narrazione di una storia scritta per secoli dai vincitori di turno. 

Insorgete contro le regole effimere del gioco come il primo giorno di ribellione.

Attraverso le parole di Lucifero, l’autore mette in discussione quel potere politico, religioso e comunicativo che proprio nel periodo della pubblicazione del libro sembrava essere arrivato a un punto di non ritorno.

State consegnando le vostre vite, le vostre anime e il vostro destino con un’arrendevolezza senza precedenti.

Impreziosito da una bellissima cover, con visione “in negativo” nel senso fotografico, con una ragazza che interpreta l’Angelo Caduto e l’umanità che se ne allontana, Lucifero si racconta è per molti versi un libro “disturbante” perché il suo obbiettivo è proprio quello di instillare il dubbio e spingere l’umanità al ragionamento autonomo e a scoprire e ricercare la scintilla divina che contiene, invece che limitarsi a un’obbedienza acritica e soffocante a sistemi di regole che la soffocano. Un libro da leggere dal punto di vista simbolico, molto coinvolgente e caratterizzato da una scrittura breve ed essenziale. L’ideale sarebbe leggerlo in un’unica soluzione per riuscire a comprenderne lo spirito.


lunedì 4 marzo 2024

RECENSIONE "UN NUOVO GIORNO A WONDERSON LANE" di Gaia Valeria Patierno

 

Buon pomeriggio, amici lettori!
Recensione: "Un nuovo giorno a Wondeson Lane" dell'autrice 
Gaia Valeria Patierno. A cura di Silvia Cossio.

I PROVENTI DELLE VENDITE DI QUESTO LIBRO DEL MESE DI MARZO SARANNO DEVOLUTI ALLA O.D.V. "UN FIORE RARO DI NOME MADDALENA".



Autore: Gaia Valeria Patierno

Genere: Suspense/Thriller

Disponibile in ebook a € 3,99

E in formato cartaceo a € 14,99

Contatti autore: Facebook - Instagram 



TRAMA:

Wonderson Lane: un comprensorio di quattro ville sulla scogliera, tutte disabitate tranne una: quella della famiglia Granger.
Hellen, Jonathan e Dylan, che ha appena compiuto quattro anni. Da poco vive con loro anche Nuke, il dobermann da allerta diabetica del piccolo, insieme alla sua trainer Caroline.
Jonathan, però, a casa non torna quasi mai; soltanto per il weekend, una settimana ogni tre. Eppure è stato proprio lui a insistere perché si trasferissero.
Wonderson Lane: un luogo senza tempo, selvaggio, dove cielo e mare si incontrano. Due mondi grigio ferro, ribollenti di nuvole e schiuma. Un paradiso dimenticato, proprio come certi segreti. Nascosti bene in vista eppure invisibili.
Ma a volte, a Wonderson Lane, il silenzio ti schiaccia. Altre volte, invece, quando volano i corvi, quasi ti assorda. Ed è allora che Hellen si mette a urlare.
Ed è allora che i segreti prendono vita. 

Dopo aver letto e apprezzato La trilogia Nera, inevitabile la decisione di acquistare questo libro. Scontato dire che la scelta si è rivelata azzeccata; anche questa volta, infatti, Gaia Valeria Patierno non ha disatteso le mie aspettative, anzi, se possibile, le ha superate. 
In scena, questa volta, una famiglia come tante, composta da marito, moglie, figlio e un gatto. 
Lei, Hellen, trascorre le giornate accudendo il piccolo Dylan, un bambino speciale sempre bisognoso di cure al quale da poco si è aggiunta un’ulteriore complicazione (comune nei bambini con la sindrome di Down): il diabete di tipo uno, insulino-dipendente. Lo stress per la situazione a cui sottoposta, in aggiunta alla solitudine legata a un marito sempre assente per lavoro e alla posizione isolata della loro abitazione, accentua il malessere della donna. 

Mai come in quel momento si era sentita così in bilico: una funambola tra bene e male, tra sollievo e dolore, messaggera di visioni invisibili agli altri e con il cuore lacerato da una follia che peggiorava di giorno in giorno.

Lui, Jonathan Granger, neurochirurgo. Il suo modo di fare autoritario nei confronti della moglie spesso sfocia in violenza verbale. Trova sfogo alle sue frustrazioni negli incontri sadomaso con Madame. Un modo per espiare le sue colpe. 

In qualche modo, lo strazio del corpo alleviava quello dell’anima.

Dedica poco tempo alla famiglia, preferisce “scappare”.

“Dovresti rallentare e metterti a fare il padre.” Se lo ripeteva di continuo e poi accettava l’ennesima trasferta, spinto da un’oscura compulsione. 

È vero, tradiva Hellen da anni, ma solo per il dolore. “La mia non è infedeltà, è sopravvivenza.”

La necessità di avere un aiuto per il piccolo li porta a valutare l’idea di prendere un cane da allerta diabetica. Ed è così che conoscono Caroline Vautier, “l’ultimo appiglio di speranza che non vuole veder crollare”. La donna e Nuke, il cane, entrano a far parte della loro vita, portando un po’ di tregua alla routine di Hellen. Ciononostante, l’insofferenza di quest’ultima va via via crescendo con il passare del tempo e il suo matrimonio inizia a cedere sotto il peso delle difficoltà. Troppe le verità nascoste che premono per vedere la luce, e quando ciò avviene, è peggio di un tornado: la devastazione è totale. 
All’inizio, ho avuto qualche difficoltà a inquadrare il genere. Era sì palese che “ci fosse qualcosa sotto” - e al posto dell’autrice avrei evitato alcuni dettagli che, ahimè, hanno fatto sì che si intuissero troppo presto certe macchinazioni -, ma fino a metà libro non era certa al cento per cento della piega che avrebbe preso la storia: un crescendo di colpi di scena che tengono con il fiato sospeso e la curiosità di sapere come andrà a finire. Il tutto avvolto da un’atmosfera lugubre che ben si accorda al posto isolato in cui si svolge la vicenda e agli eventi atmosferici.
Finale stupendo! Epilogo ancora di più, quantomeno ha soddisfatto la mia sete di vendetta 😆
Gli argomenti trattati denotano un lavoro di studio e ricerca. Come si legge nei ringraziamenti, l’autrice si è avvalsa di figure professionali per rendere il più possibile veritiero il romanzo.
La scrittura curata rappresenta solo un dettaglio che chiude il cerchio intorno a questo romanzo che ho trovato straordinario e che mi sento di consigliare senza ombra di dubbio.

PS: I proventi delle vendite verranno devoluti alla O.D.V. “Un fiore raro di nome Maddalena”, un motivo in più, qualora ancora ce ne fosse bisogno, per acquistare il libro 😉


RECENSIONE "ALLA SCOPERTA DELL'AMORE" di Judith Keim

 

Buongiorno follower, buon inizio settimana!
In uscita oggi "Alla scoperta dell'amore" dell'autrice Judith Keim, terzo volume della serie "Salty Key Inn", tradotto da Isabella Nanni. A cura di Franca Poli.


Autore: Judith Keim 
Genere: Romance

Casa editriceWild Quail Publishing
Traduttore: Isabella Nanni

Disponibile in ebook a € 4,99
E in formato cartaceo a €  19,75

Contatti autore: Facebook - Instagram 



TRAMA:

L’amore a volte comincia a casa...

Regan Sullivan continua a lavorare con le sue sorelle, Sheena e Darcy, per vincere la sfida dello zio Gavin di portare al successo il Salty Key Inn, ma nel frattempo si chiede perché non riesca mai a trovare l’uomo dei suoi sogni. Le sue sorelle sono felicemente sistemate con uomini che amano. Perché lei non ci riesce? Quando è
coinvolta in un incidente in moto con Brian Harwood, Regan impara a pensare in modo diverso sia al suo aspetto che a sé stessa. Mentre guarisce dalle sue ferite e aiuta Brian a riprendersi dall’incidente per cui incolpa sé stessa, Regan scopre che l’amore che ha sempre cercato era davanti ai suoi occhi da sempre.
Una storia di sorelle e della famiglia che trovano... Assicuratevi di leggere tutti i libri della serie: Alla scoperta di me stessa, Alla scoperta della mia strada, Alla scoperta dell’amore, Alla scoperta della famiglia.
Un altro dei libri della serie di Judith Keim che celebra l’amore, le famiglie e donne forti che affrontano le loro sfide. Narrativa femminile per tutte le età, letture da spiaggia con un tocco di romanticismo e di umorismo, colpi di scena e l’immancabile lieto fine. 



Siamo arrivati al terzo libro della serie Salty Key Inn dove le protagoniste sono le tre sorelle Sullivan-Morelli.  Il primo ci ha fatto conoscere Sheena, Darcy e Regan e la sfida che lo zio Gavin Sullivan ha lanciato loro sotto forma di eredità, ovvero vivere e lavorare insieme nell’hotel per cercare di metterlo in condizioni di ricevere ospiti nell’arco di un anno. Se si attengono a questo vincolo, al termine dell’anno riceveranno l’altra parte di eredità altrimenti perderanno tutto. 
Anche in questo libro, come nel precedente, le tre sorelle, continuano con la sfida che lo zio Gavin ha lasciato loro nel suo testamento. Riescono a centrare l’obiettivo che si sono prefissate, ovvero aprire una prima parte dell’hotel per il Labor Day, ma c’è ancora molto da fare, però, affinché anche il prossimo traguardo che si sono imposte - cioè aprire il ristorante “Gavin” entro il 15 dicembre - vada in porto. Per fortuna, possono continuare a contare sull’aiuto di Brian, Austin, gli amici di zio Gavin e del designer d’interni Mosè Green, Mo per gli amici. Oltre a quello del marito di Sheena, Tony Morelli e i loro figli, che, come sappiamo, si sono trasferiti definitivamente in Florida. 
Mentre proseguono questo viaggio insieme lavorando alla locanda, ciascuna delle loro vite continua a crescere nelle loro carriere secondarie: come scrittrice, Darcy, designer di interni, Regan e mamma, Sheena. 
Nonostante sia una narrazione corale, dove seguiremo i lavori all’hotel e le vicissitudini lavorative e private di Sheena e Darcy, la storia questa volta è incentrata sulla più piccola delle sorelle, Regan. Scopriremo qualcosa in più su di lei. Soprattutto verrà approfondito il suo legame con l’aitante imprenditore edile Brian.
Regan, la più giovane delle Sullivan, da amici e familiari è sempre stata considerata bella, ma poco intelligente, perché a scuola aveva dei problemi di apprendimento. In realtà, le sue difficoltà sono dovute alla dislessia, cosa che in molti ignorano o sottovalutano. Il suo sogno è quello di diventare designer d’interni e finalmente ora può realizzarlo grazie alle sorelle che le hanno dato fiducia assegnandole il compito di arredare le stanze dell’hotel e del ristorante, ma in particolare a Mosè Green. L’incontro con Mo è determinante per la ragazza. Non solo ha trovato una persona che l’apprezza per il suo lavoro, ma anche un amico fidato e sincero. Se nel lavoro si sente finalmente appagata, non si può dire altrettanto in quella privata. Prova una forte attrazione per Brian, l’imprenditore edile amico dello zio che le aiuta nella ristrutturazione dei vari immobili. Fin da subito, tra i due volano scintille, ma lei ha paura a lasciarsi andare, teme di soffrire visto che lo considera un playboy. Saranno una sfida che le lancia Brian e una gita in moto, non proprio rilassante, che cambierà la loro situazione, sotto parecchi punti di vista, sia lavorativa che privata, in particolare per Regan.
Diciamo che spesso la bellezza esteriore perde di valore se non è supportata da quella interiore. Potrebbe svanire da un momento all’altro per le cause più disparate, e allora, per evitare di ritrovarsi in serie difficoltà, è consigliabile non puntare solo su quella, cosa di cui è ben consapevole la nostra Regan.
Come negli altri libri, anche in questo è molto dettagliata la descrizione dell’hotel e del ristorante situati sul golfo della Florida. Mi sembrava di essere con le protagoniste, di vedere tramite i loro occhi la situazione in cui versa l’hotel, ma anche i cambiamenti apportati da Regan e dal suo amico Mo. Si ha quasi l’impressione di sentire lo sciabordio delle onde, di camminare sulla spiaggia e raccogliere conchiglie. In definitiva, il lettore viene trasportato in Florida senza muoversi da casa.
Ho adorato il modo in cui l'autrice ha mantenuto il ritmo veloce e ha aggiunto alcuni colpi di scena per tenere alta la concentrazione nel lettore. La scrittura accurata e scorrevole, i dialoghi frizzanti e a volte divertenti, così come alcuni siparietti tra i protagonisti, e un’ambientazione da sogno rendono la lettura fluida e piacevole. La narrazione avviene con il pov alternato delle tre sorelle. I personaggi risultano ben delineati e si può percepire sia il loro carattere che l’aspetto fisico.
Ho apprezzato le tre sorelle, così come gli altri personaggi, in particolare Brian e Austin (ho un debole per loro), ma anche Mosè Green e gli amici di zio Gavin. Inoltre, abbiamo fatto la conoscenza del signor Sullivan, il padre di Sheena, Darcy e Regan, e della sua seconda moglie, Regina.
Nel complesso, è una storia ben scritta sull'amicizia, la famiglia, l'amore. Una boccata d'aria fresca.
I miei complimenti all’autrice e a Isabella Nanni per la traduzione.


sabato 2 marzo 2024

RECENSIONE "VENTITRÉ PRIMA DI TE" di Sadie Jane Baldwin

 

Buongiorno follower, buon sabato!
Un'altra bella recensione per il romanzo "Ventitré prima di te
dell'autrice Sadie Jane Baldwin. A cura di Silvia Cossio.



Autore: Sadie Jane Baldwin

Genere: Commedia romantica

Disponibile in ebook a € 0,99 

E in formato cartaceo a € 10,00

Contatti autoreFacebook - Instagram 



TRAMA:

Romanzo semiserio sulle disavventure di Teresa, una giovane veneziana alla ricerca del principe azzurro, un personaggio decisamente sfuggevole.

Teresa è una ragazza spensierata, sognatrice e indipendente ma, spenta la trentatreesima candelina, si rende conto che è arrivato il momento di mettere la testa a posto. I genitori l’assillano perché si trovi, al più presto, l’uomo giusto. La nonna, che si sente già con un piede nella fossa, prima di schiattare, vorrebbe vederla con la fede al dito e, possibilmente, con la pancia prominente.
Complice il desiderio di rimettersi in gioco, Teresa decide di accontentare le loro richieste.
Riuscirà a realizzarle?
E quanti incontri inverosimili e bizzarri, con personaggi surreali e improbabili, ci vorranno prima di trovare il partner perfetto per lei?
Lo scoprirete solo leggendo questo racconto… o il titolo. 



Teresa Mocenigo, trentatré anni, decide di assecondare le richieste della sua famiglia che desidera vederla accasata. Sebbene non sia minimamente interessata a sposarsi e fare figli, e viva favorevolmente la sua condizione di single, focalizzata sulla realizzazione di se stessa, cede alle preghiere della nonna Caterina, ottantaquattro anni all’attivo. Ma trovare quello giusto non è affatto semplice.
Lui, Oreste Vendramin, alias il Calamaro, aiuta i suoi nella pescheria di famiglia. Nessuno è a conoscenza del suo principale lavoro, cioè quello di scrittore di romanzi rosa. Ha perso la testa per Teresa quando era ancora un ragazzino e non è mai riuscito a trovare una degna sostituta. La compagnia femminile non gli manca, tuttavia le sue relazioni non durano mai più di una notte: tante avventure, ma prive di sentimento.
I due sembrano detestarsi, a causa di incomprensioni passate, ma la verità è che esiste un feeling tra loro impossibile da ignorare. Passando attraverso una serie di contraddizioni, che li vede indecisi sui loro sentimenti, in un’alternanza tra amore e odio, complice il matrimonio di un’amica comune, i due sono costretti a passare del tempo insieme, a interagire per la prima volta dopo anni.
Il comportamento della protagonista, a volte, rasenta l’immaturità quando deve relazionarsi con lui. Troppo impegnata a provare rancore, non si accorge dei suoi sentimenti. Riuscirà a mettere da parte l’ostilità e a dargli una possibilità?
Con il pov alternato di entrambi i protagonisti, l’autrice mette in scena una commedia romantica che, come le avventure del protagonista, si consuma in poche, piacevoli, ore. Ho sorriso delle sventure amorose di Teresa e dei messaggi di commiato di Oreste. Mi sono immaginata lo sguardo di disapprovazione della nonna, più efficace di qualsiasi parola. Ho amato il finale con gli adeguati chiarimenti. Insomma, un romanzo decisamente apprezzabile, che consiglio. Complimenti a Sadie Jane Baldwin. 


venerdì 1 marzo 2024

RECENSIONE "NETTARE DI LUCE" di Cesira Donatelli

 

Buongiorno follower, buon venerdì!
Giorgia Spurio ha letto "Nettare di luce", la raccolta di poesie 
dell'autrice Cesira Donatelli, edita Masciulli Edizioni.



Titolo: Nettare di luce 

Autore: Cesira Donatelli

Genere: Raccolta di poesie

Casa editrice: Masciulli Edizioni

Disponibile in formato cartaceo a € 12,35

Contatti autore: Facebook - Instagram 




Cesira Donatelli con la silloge Nettare di luce, pubblicata da Masciulli Edizioni, ci regala il suo amore più antico, ancestrale e viscerale e cioè quello per la sua terra.
Lei ci pervade d’amore con i suoi versi per la sua terra d’Abruzzo.
Ogni poesia racconta dell’incanto della natura e attraverso di essa ci narra di femminilità, sensualità, fragilità, maternità, famiglia.
Il verso scavalca i preconcetti sulle origini e adotta immagini leggendarie fino a toccare il valore cristiano.
Il sacro e il profano si incontrano, si scontrano e si fondono.
La natura è personificata e vista come il corpo dell’umanità stessa, ma soprattutto della donna dalla quale è possibile la genesi. La donna come madre protettrice. La donna che si sacrifica e si ribella ascoltando il proprio corpo.
La donna che “diseredi ogni lucchetto” e che sappia essere caparbia come la dea Demetra.
Se Leopardi la chiamava matrigna, qui abbiamo invece una terra di laghi e rocce capace di donare vita e di custodirla.
La montagna è come l’Etemenanki, il ponte tra terra e cielo, e l’autrice comunica con essa sentendosene parte, vedendosi come coraggiosa sposa del mondo.
Il concetto del panismo è palese: l’umanità che si salva diventando parte unica con la natura.
Ogni elemento richiama a una maternità mancata sofferente e a una maternità conquistata come simbolo di ripartenza e di amore.
L’unica falsa madre è la guerra alla quale l’uomo cieco si abbassa.
La silloge diventa portavoce contro la violenza e un manifesto ai diritti delle donne.
Per chi volesse farsi cullare da un verso asciutto e determinato, dalle immagini incantevoli dei boschi innevati e dalle parole piene di commozione e allo stesso tempo di forza dedicate alla donna, questo è il libro di poesia adatto.


giovedì 29 febbraio 2024

RECENSIONE "TORINO CODICE ANA" di Patrizio Scifo

 

Buongiorno follower!
Recensione: "Torino Codice Ana" dell'autore Patrizio Scifo, edito
 Letteratura Alternativa Edizioni. A cura di Andrea Macciò.



Autore: Patrizio Scifo

Genere: Narrativa


Disponibile in formato cartaceo a € 18,99

A breve anche in ebook



TRAMA:

È vero, si può sbagliare, ma nella punizione, c’è un limite a tutto. Carlo è un affermato dirigente d’azienda, brillante, vincente e benestante. Nella sua Torino, vive un’avventura extraconiugale e poi una spirale di ricatti fatti di violenze fisiche e psicologiche. Mette a rischio lavoro, moglie, figli e le amicizie più care. Inizialmente, lo sconforto e la paura lo portano a subire e a sprofondare, commettendo un errore dopo l’altro. In seguito, la ribellione, la voglia di uscire dall’incubo e la spinta a reagire per riappropriarsi del suo mondo lo condurranno a un impensabile riscatto finale. 



Il protagonista di Torino Codice Ana è un affermato dirigente d’azienda torinese cinquantenne, un “vincente” benestante e dalla vita sentimentale e familiare in apparenza felice.
Un giorno, prima della partenza per un viaggio di lavoro in compagnia di alcuni colleghi e del capo, Romano Agriesti, Carlo si trova a vivere una storia occasionale consumata in maniera frettolosa, ma estremamente passionale con una bellissima ragazza conosciuta per caso che prende apertamente l’iniziativa. 
Una vicenda, come riconosce Carlo stesso, di quelle che sembrano accadere solo nei film. Quella che per il protagonista sembrava essere una parentesi nella sua perfetta esistenza borghese si trasforma ben presto in un vero e proprio incubo: la ragazza, che afferma di chiamarsi Ana, inizia a ricattarlo minacciando di diffondere le immagini del loro incontro occasionale non solo alla moglie Lisa, ma anche all’azienda dove lavora e dove sta per essere insignito di un’importante gratifica economica. Un fenomeno oggi piuttosto diffuso, quello del cosiddetto “revenge porn” che colpisce sia gli uomini che le donne. 
Solo un’iniziativa personale della ragazza incontrata all’aeroporto o si tratta di qualcosa di più grande legato alla criminalità organizzata? Il romanzo accompagna il lettore nella discesa all’inferno del protagonista Carlo, che dapprima asseconda la ragazza credendo di poterne uscire facilmente, e poi commette un errore dopo l’altro. L’unico che sa che cosa è accaduto è l’amico Giulio, che sembra aver ricostruito la sua vita personale e affettiva dopo un matrimonio finito male. Torino Codice Ana è un noir metropolitano caratterizzato nella seconda parte da alcuni colpi di scena che portano a un finale decisamente imprevedibile.
La città di Torino è una delle protagoniste di questo noir urbano dal ritmo serrato, dalla scrittura molto essenziale e dalla forte componente visiva, che appare adattissima a una riduzione cinematografica. Eccellente è il personaggio del protagonista Carlo, indagato in tutte le sue sfumature psicologiche e contraddizioni. Un ritratto che è anche lo specchio di un certo ambiente borghese e manageriale dove spesso l’apparenza di una perfezione borghese da manuale nasconde un’insoddisfazione di fondo di chi lo vive, che può portare verso distrazioni pericolose come quella vissuta dal protagonista, e in un certo senso è anche un ritratto delle contraddizioni e della crisi di identità del “maschio di successo” contemporaneo. I personaggi negativi come Ana e Viktor sono invece piuttosto stereotipati, ma forse è una scelta deliberata dell’autore. La scrittura mantiene alta la tensione tipica di questo genere e la risoluzione della vicenda si snoda attraverso un finale non scontato.


mercoledì 28 febbraio 2024

RECENSIONE "GLI AGHI D'ORO" di Michael McDowell

 

Buongiorno follower!
Recensione: "Gli aghi d'oro" dell'autore Michael McDowell, edito 
Neri Pozza Editore. A cura di AnnaLety. 



Titolo: Gli aghi d'oro 

Autore: Michael McDowell

Genere: Narrativa storica

Casa editrice: Neri Pozza Editore

Disponibile in ebook a € 8,99

E in formato cartaceo a € 14,15



TRAMA:

Anno di Grazia 1882. New York festeggia il nuovo anno tra opulenza e miseria. Dalla sua dimora di Gramercy Park, il cinico giudice James Stallworth, affiancato dal figlio e dal genero, lancia la sua crociata: ripulire il famigerato Triangolo Nero, quartiere di bettole, bordelli, fumerie d’oppio e botteghe di ricettatori, su cui regna la feroce Black Lena Shanks col suo clan di donne versate nelle arti della crudeltà.
Ma la sete di potere degli Stallworth dovrà misurarsi con la furia vendicatrice di Black Lena. 



Di McDowell ho adorato la serie di Blackwater e appena possibile mi sono fiondata su questa nuova pubblicazione. Se avessi letto la trama prima dell’acquisto, forse non mi ci sarei buttata, perché non la sentivo nelle mie corde. McDowell, però, mi ha stupita un'altra volta.
Con Blackwater ero perplessa riguardo all’horror, genere che preferisco evitare, ma ho scoperto che i passaggi “horror” erano talmente pochi e all’acqua di rose che non aveva senso classificarlo così. Si tratta piuttosto della storia di una famiglia e del piccolo paese in cui vivono i suoi componenti.
Così Gli aghi d’oro non è quello che sembra. 
Fin dalle prime pagine, si viene catapultati in una New York cupa, in cui le luci del nuovo anno non riescono a rischiarare gli angoli più bui della criminalità.
I personaggi del romanzo sono tutti meravigliosi, inclusi quelli che sono poco più che comparse - come per esempio i domestici della vedova Taunton, tutti disabili, che se non fosse stato per la ricca donna sarebbero finiti nei bassifondi, ridotti a una vita di stenti. 
Quello che mi ha colpita di più è il completo rovesciamento della morale: se in generale si può affermare che i “buoni” sono coloro che vogliono sconfiggere la criminalità, mentre i “cattivi” sono quelli che vivono contro la legge, leggendo questo romanzo non si può fare a meno di parteggiare per i “cattivi”, anzi, le “cattive”.
Lena Shanks e la sua famiglia di donne si mettono contro il giudice Stallworth, che ha condannato a morte, anni prima, il marito di Lena, mostrando inflessibilità e indifferenza totale. Così succede anche nel caso di un’amica di Lena, finita sotto processo per essersi trovata nel posto sbagliato e condannata solo perché mulatta. 
Questo più recente processo scatena Lena contro il giudice, in un’escalation di violenza e di trame di vendetta.
Il giudice è talmente odioso che se fosse possibile verrebbe voglia di entrare nel romanzo e prenderlo a sberle, come minimo. Ci sono alcuni passaggi in cui si mostra in tutta la sua piccineria di uomo privilegiato che si arroga il diritto di decidere della vita degli altri, solo perché lui può.
Più le disgrazie della famiglia Stallworth aumentano, più ci si trova a sperare che non ne abbiano scampo. 
Quello che più conta, però, è che alla fine si capisce che i “cattivi” sono tali solo perché non hanno avuto scelta, perché la società “bene” ha negato loro tutte le possibilità, spesso per pregiudizi inconsistenti. E quel Triangolo Nero, covo di ogni male, diventa un posto simpatico e molto più allettante di quei palazzi due strade più in là, pieni di gente vuota ed egoista.
Mi auguro che Neri Pozza prosegua con la pubblicazione dei romanzi di McDowell, non me ne perderò uno.