domenica 28 ottobre 2018

"RICOSTRUIRE UN CUORE" di Ilaria Bocca



Buongiorno follower, buona domenica!
È già in preorder "Ricostruire un cuore" di Ilaria Bocca, primo volume della serie "Le amiche del cuore".
L'immancabile in bocca al lupo all'autrice da parte di tutti noi 😊






Autore: Ilaria Bocca 
Serie: Le amiche del cuore Vol.1

Genere: Romance contemporaneo

Disponibile in ebook a € 1,99
e in formato cartaceo a € 5,99 





TRAMA:

«La perfezione deve essere costruita. Come pure il fallimento. Tutto nasce da una messa in posa.»

Raffaella non immaginava che fare l'amministratrice condominiale le avrebbe cambiato la vita.
L'incontro con il gigantesco Giorgio, il capo squadra dell'impresa edile che sta lavorando alla ristrutturazione dell'attico, le provoca un terremoto emotivo. Tutto ciò che credeva solido e stabile improvvisamente diventa fragile e precario, come il suo rapporto con Luca. E cosa vuole da lei Damiano, il proprietario dell'attico, che si rintana sulla cima del palazzo dopo essere stato lasciato dalla fidanzata a un passo dall'altare?
E Giorgio, il muratore, perché è tanto sicuro quanto sfuggente? Come si può infrangere la sua corazza?
Raffaella ha bisogno delle sue amiche per scoprire cosa le sta succedendo.
E di un posto sicuro.
Un attico senza infissi aperto alle notti di primavera, col vento fresco che pettina capelli, accarezza colli, e porta le parole delle donne lì dove devono arrivare.




BIOGRAFIA:


Preferirei non parlare di me, perché credo che l'interesse stia nelle storie che vengono raccontate, non in chi le racconta. Sono una donna nuova e mi piacerebbe trovare un posto sereno in cui le persone non litigano e tendono naturalmente all'amore.




DICE L'AUTRICE:

All'inizio non doveva essere una serie, non dovevano esserci le amiche dell'attico. Doveva esserci solo questa via di fuga da raccontare, questa ripresa, questa ricostruzione dell'amore. Poi però ho avuto bisogno di punti fermi per fotografare la storia: un attico in ristrutturazione in cima a un palazzo. E poi un gruppo di amiche che si sostenessero a vicenda e che usassero quel luogo per trovare nuove forze e fabbricare nuove fondamenta per le proprie vite.






BREVE ESTRATTO:

È difficile pensare a qualcosa prima che accada, o se lo si fa si vive male, e forse tutto questo è successo perché vivevo già male, o comunque fuori dai miei desideri, e Giorgio non fece altro che suonare alla mia porta, due mesi fa, appunto, a metà mattina.
Io aprii e ci trovai lui, sulla soglia.
Se non fosse stato un muratore giuro che avrei detto che se ne stava lì immobile come un cowboy fiero ma impacciato di fronte a una signora a cui sta per dire qualcosa di importante. E se avesse avuto un cappellaccio di feltro se lo sarebbe tenuto sullo stomaco, cercando di raccogliere le parole da dirmi. Il suo sguardo però era fermo, solido come questo stipite qui, e se ne stava lassù, trenta centimetri più in alto di me, che non sono poi una sotto la media. La polvere che aveva sui vestiti non era quella del deserto ma del calcestruzzo, e sapeva di terra, e canapa, e ferro, e rimanemmo immobili entrambi per quei due o tre secondi di troppo prima di salutarci.
Lui poi disse: «Sto facendo i lavori quassù, signora.»
Ovviamente, ci eravamo già visti. Mai parlato, però. Devo sapere chi entra nel condominio e ci rimane: è normale. Quindi feci un cenno con la testa, o un sorriso, non ricordo, magari è proprio qui che è cominciato tutto.
Lui continuò: «Noi ce ne andiamo. Il mio capo ha detto che le chiavi è meglio che le lasci allʼamministratrice.» E mi porse il mazzo tra pollice e indice, tenendolo per lʼanello. Mani grosse, mani che poi ti dico perché in quel momento fui solo colpita dalle dimensioni.
Allora io dissi: «Andate già via, oggi? Non sono nemmeno le undici.»
«No, signora. Abbiamo proprio finito. Interrompiamo i lavori.»
«Oh, come mai?»
«Il capo non lʼha detto, ma quandʼè così, di solito ci sono problemi nei pagamenti. O ha saputo qualcosa che comunque non mi ha detto. Ma di sicuro cʼentrano i soldi.»
«Uh. Che cosa strana. Il nuovo proprietario lʼho visto solo una volta. Non avrei mai detto che...»
«Già» fece lui.
Gli presi le chiavi.
E ci furono altri due secondi di troppo.
Se lo avesse avuto, quel cappellaccio, si sarebbe spazzolato i pantaloni, se lo sarebbe infilato in testa, sarebbe rimontato a cavallo e avrebbe cavalcato verso il deserto, e io non lʼavrei visto mai più. E allora me ne uscii così. Fu una cosa di getto. Lo dissi ancora prima di sapere cosa avrei voluto dire. Qualsiasi cosa pur di tenerlo lì.
Dissi: «Le posso far vedere una cosa?» 






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