mercoledì 16 ottobre 2019

"OCDI THREE" di Lucrezia Falconieri



Buongiorno follower!
Vi segnalo "OCDI Three", recente pubblicazione dell'autrice Lucrezia Falconieri, terzo volume della serie "OCDI Series"




Titolo: OCDI Three
Autore: Lucrezia Falconieri
Serie: OCDI Series Vol.3 

Genere: Romance erotico

Disponibile in ebook a € 1,99
e in formato cartaceo a € 13,00

Pagina autore: Lucrezia Falconieri Author 




TRAMA:

Grace è rinchiusa nella gabbia dorata in cui l'ha costretta l'ex marito Lou. Quest'ultimo, senza scrupoli, la tiene soggiogata al suo volere con il ricatto di avere in mano il suo destino e quello dei suoi affetti.
Gabriel è trattenuto e torturato da Brielle e Kevin. Il russo decide che è ora che debba morire.
La storia tra Grace e Gabriel sembra ormai destinata a finire.



BIOGRAFIA:

Lucrezia Falconieri è tutto e niente. Vive di sogni che vorrebbe realizzare e la consapevolezza che una vita sola non basterebbe a realizzarli tutti. Ecco perché ama scrivere. Esordisce su What pad nel 2016, quando comincia buttare giù una storia dietro consiglio di un’amica... ed è proprio la serie OCDI.
Ogni suo libro e in parte frutto della sua fantasia, ma forse qualcosa è realmente successo....



DICE L’AUTRICE:

L’acronimo OCDI forma una frase intera, che sul mio gruppo TRA LE PAGINE DI LUCREZIA FALCONIERI le lettrici stanno cercando di indovinare partecipando a un Giveaway Contest a seguito del quale potranno vincere dei volumi autografati.






BREVE ESTRATTO:

È notte fonda, la casa è immersa nel silenzio, dormono tutti. Spero.
Apro gli occhi e man mano che mi abituo al buio riesco a distinguere il profilo della mia piccola che dorme accanto a me.
Sulle prime mi sento un po' intontita, ma mi sveglio completamente nel giro di cinque minuti. Devo riuscire a essere il più lucida possibile. Io stanotte scappo.
Porto con me il tablet ed entro domattina torno a riprendermi mia figlia.
Mi basterebbe arrivare a una qualsiasi stazione di polizia poco lontano da qui, per porre finalmente fine a tutto questo incubo.
Lou finalmente la pagherebbe cara.
Ora non ho più remore nei suoi confronti, soprattutto perché sono arrivata alla conclusione che, se deve essere come lui, per Eve è meglio non avercelo proprio un papà. Lou è distruttivo, è egoista.
Mi infilo silenziosamente le scarpe da ginnastica e indosso il piumino sulla tuta da camera. Prima di abbottonare la lampo nascondo il tablet nella tasca interna del giubbotto. Metto il cappello di lana nero e sono pronta.
Apro lentamente la porta di camera mia. Mi inventerò qualcosa.
Bene, non c'è nessuno in corridoio. Probabilmente in questo momento l'uomo che dovrebbe stare a guardia della mia porta sarà impegnato nel giro della casa. La fortuna sembra ruotare dalla mia parte. Lentamente percorro il disimpegno, come camminassi sulle uova. Cerco anche di contenere il respiro per non emettere alcun fiato e non fare nessun rumore. Non vorrei che Lou si svegliasse.
Gabriel amore mio, resisti, sto venendo a prenderti. Per una volta sarò io a tirar fuori te dai guai. Non vedo l'ora di riabbracciarti, stringere il tuo viso tra le mani e baciarti, per un tempo talmente lungo che qualcuno dovrà chiederci di smettere. Le tue mani... le tue mani Gabriel, le stringerò, incrocerò le mie dita con le tue e poi le bacerò. Mi mancano, mi mancano da morire.
Mi prenderò cura di te e curerò tutte le tue ferite, innanzitutto quelle dell'anima, e già so che tu farai lo stesso con me. Saremo io, tu ed Eve, felici. Nella nostra casa in riva al mare. L'unico cruccio che avremo amore mio, sarà il colore da dare alla staccionata.
Mi accorgo che sto sorridendo. Mi rendo conto che lo faccio sempre quando la mia mente vaga e formula mille pensieri che vedono Gabriel protagonista; faccio lo stesso quando parlo di lui con qualcuno. Gabriel mi rende felice sempre.
Scendo lentamente le scale, sembro una ladra con l'adrenalina a mille.
Arrivo alla grande porta d'ingresso e mi fermo.
Prima di digitare il codice d'apertura prego che Lou non l'abbia cambiato. Le mie dita sfiorano i tasti bianchi. Esito un attimo, inspiro e poi di colpo digito le quattro cifre in successione, quelle che conoscevo quando questa era casa mia.
Mi sfugge un sospiro di sollievo… tutto sta filando liscio.
Esco all'aria aperta. È fresco qua fuori, respiro. L'aria sa di erba appena innaffiata, quasi certamente gli irrigatori automatici avranno appena smesso di bagnare le aiuole.
Mi avvicino all'auto nel vialetto cercando di non fare rumore mentre calpesto le pietruzze del selciato. La sportiva blu notte, la preferita da Lou, è qui davanti a me che mi aspetta.
Se tanto mi dà tanto e le sue abitudini non sono cambiate le chiavi dovrebbero esser state lasciate infilate nel cruscotto. Mi affaccio dal vetro dello sportello. Mannaggia, non ci sono.
Cazzo! Devo rientrare in casa a prenderle. Valuto per un attimo di andare via a piedi ma mi ci vorrebbe troppo tempo per raggiungere il centro abitato. Sono le tre, questa casa è immersa nel nulla di una campagna a diversi chilometri dalla civiltà e per giunta e buio pesto.
Devo trovare quelle chiavi.
Rientro in silenzio, attraverso il salotto e raggiungo lo studio. Non accendo nessuna luce che potrebbe attirare l'attenzione di qualcuno, dopotutto c'è sempre in giro il "cane da guardia".
Dalla finestra la luce della luna illumina la metà anteriore della scrivania e parte della stanza riproducendo il motivo a quadri del vetro.
Se non sono sul ripiano dello scrittoio, le chiavi devono sicuramente trovarsi in uno dei cassetti. Non voglio credere che lo stronzo se le sia infilate su per il culo.
Vado a tentoni sul piano d'appoggio. Cerco la lampada da tavolo che, se mi ricordo bene si trova a sinistra, proprio nella parte non illuminata. Carte, libri, tastiera del computer e poi...
Una mano mi afferra e stringe forte il polso. La lampada si accende da sola e illumina ciò che non avrei mai voluto vedere.
Lou seduto alla sua poltrona con la giacca da camera e un sigaro spento in bocca.
«Sorpresa...»
Lo dice in maniera biascicata, stringendo il sigaro tra i denti incisivi e premolari del lato destro della bocca. Beccata.
«Cazzo...» dico tra me e me mentre sussulto.
«Che c'è ti ho spaventata?»
«Vaffanculo Lou... che cazzo, sei dappertutto...»
Sono molto arrabbiata e questo mi rende irriverente, ma ormai non mi fa più nemmeno paura… solo schifo. 





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