domenica 8 marzo 2020

"HATE" di Ylenia Luciani



Buongiorno follower, buona domenica e buona Festa della Donna!
Vi segnalo "HATE", il nuovo romanzo dell'autrice Ylenia Luciani 😊






Titolo: HATE
Autore: Ylenia Luciani

Genere: Romance Contemporary

Disponibile in ebook a € 2,99
e in formato cartaceo a € 10,00

Pagina autore: Non chiedermi di baciarti 



TRAMA:

Cambridge, Massachusetts 2000. Los Angeles, California 2020.
Shirley Miller ha gli occhi più azzurri del cielo e i capelli biondi come il grano; potrebbe essere la ragazza più bella di tutta l’high school se non fosse che l’amore per il cibo l’ha portata a pesare centoquindici chili. Per questo motivo a scuola è isolata e derisa da tutti e più viene denigrata, più mangiare cibo spazzatura diventa il suo cuscinetto per non soffrire.
Nessuno è interessato a lei e quando Noah Larson, il ragazzo più bello e ambito della scuola, le chiede un appuntamento, lei capisce subito che potrebbe trattarsi di una squallida scommessa, ma, nonostante tutto accetta, perché da un anno è segretamente innamorata di lui e sarebbe disposta a qualsiasi cosa pur di baciarlo.
Quanto accadrà in quelle poche ore, però, lacererà la sua anima per tutta la vita e quando, vent’anni dopo, si rincontreranno, inizierà per lei una dura battaglia per annientarlo, esattamente come ha fatto lui.
Perché lo odia così tanto? Che cosa è successo di grave quella sera da non poter essere dimenticato? 
Entrambi si troveranno di fronte a due sentimenti contrastanti che nemmeno il tempo trascorso è riuscito ad assopire e alla fine, Shirley, dovrà fare i conti con il suo odio e con la verità. 



BIOGRAFIA:

Mi chiamo Ylenia Luciani, vivo in provincia di La Spezia e ho 42 anni. Sono una mamma a tempo pieno e, da che ho memoria, ho una grande passione per la lettura. Sognatrice collaudata, da una decina di anni ho scoperto di avere un dono prezioso: la fantasia. 
Il primo romanzo in cui ho deciso di credere si intitola Non chiedermi di baciarti, uscito nel 2016 per la casa editrice Emma Books. Grazie alle tante richieste delle lettrici, nel 2017 esce il sequel, Non smettere di baciarmi, edito sempre Emma Books.
Ancora una volta trovo la fiducia di questa meravigliosa casa editrice e, ad agosto del 2017, esce Perfettamente sbagliato.
A dicembre dello stesso anno, 2017, sento dentro di me la voglia di qualcosa di diverso, per questo motivo intraprendo la strada del self, pubblicando Perverso e trovando un meraviglioso riscontro nelle lettrici.
1° maggio 2019 è uscito Intoccabile, la mia seconda esperienza in self  e il 1° ottobre dello stesso anno, The Beast.
Dal 1° marzo è online Hate, una storia che parla di bullismo, amore e odio.



DICE L’AUTRICE:

Scrivere questo romanzo è stato per me molto difficile, perché, durante la stesura, sono stata affossata da alcuni eventi spiacevoli che hanno completamente intasato la mia mente di pensieri. Mi sono fermata per mesi e ho meditato a lungo, sconfortata di non riuscire più a proseguire con la scrittura e certa di dover cestinare tutto, nonostante le pagine scritte fossero più di cento. Ma poi la mente, piano piano, si è liberata e l'ispirazione è tornata a tal punto da riuscire a finirlo in poche settimane... Non mi era mai successa una cosa del genere e, chissà, forse è vero che anche le emozioni negative possono stimolare la fantasia di un autore.






BREVE ESTRATTO – PROLOGO:

Sono seduta sulla solita panchina appartata all’esterno della high school e sto fissando da dieci minuti il campo da rugby. 
I giocatori della squadra ufficiale si stanno allenando per la partita, accerchiati come sempre da sexy cheerleader con indosso magliette aderenti e gonne corte fino alle chiappe. Sono tutte bellissime, ma credo siano le loro tette e i loro culi perfetti a renderle popolari. 
Pagherei oro per essere come una di loro e diventare oggetto del desiderio di Noah Larson, il ragazzo più fico di tutto il Massachusetts, ne sono certa. Le sue iridi nere sono in grado di farti dimenticare la più brutta giornata di sempre… così dicono… perché su di me, i suoi occhi, non hanno mai osato posarsi. Non credo sappia neppure della mia esistenza, nonostante non passi proprio inosservata. 
Domani compirò quindici anni e l’unico regalo che vorrei sarebbe quello di sparire… Però esisto, e devo farmene una ragione.  
Apro il sacchetto che mi ha preparato mia madre e osservo, bramosa, i due sandwich con arrosto di tacchino, burro di arachidi e cetriolini, e la doppia porzione di torta alle mele. Sul fondo dello zainetto trovo anche una bevanda zuccherata e una bottiglietta di acqua gassata.
Vorrei non anelare questo maledetto cibo, che più mangio e più mi fa sentire in colpa, ma, inevitabilmente, più mi sento in colpa e più ricomincio a mangiare, è un maledetto cane che si morde la coda. 
Sono alta un metro e settanta e peso centoquindici chili; non ho memoria di essere stata magra e non ho memoria di essere stata desiderio di un ragazzo.
Scarto il primo sandwich e lo addento provando un meraviglioso senso di benessere dentro di me, perché il cibo è la droga in grado di assopire ogni mio tormento.
«Ehi, Shirley, ricordati che il sacchetto non è commestibile!» Ridacchiano due idioti che mi passano accanto. Non importa, ci sono abituata.
Ignoro la loro ironia e continuo ad affondare il mio dolore nell’arrosto di tacchino inondato di burro, tenendo il mio sguardo incollato sul metro e ottanta di muscolatura che sta correndo lungo il campo con la palla sotto il braccio. 
Credo di amare Noah. 
Non ho mai avuto un ragazzo e non conosco molto bene il significato di questa parola, ma penso a lui giorno e notte con il batticuore. Passerei ore intere seduta su questa panchina a fissarlo o a spiarlo dietro l’anta del mio armadietto, quando si sofferma a chiacchierare lungo i corridoi della high school, venerato da galline starnazzanti. 
Lui ha diciassette anni, è il figlio del Sindaco di Cambridge, sua madre è il presidente dell’associazione Salvaguardiamo l’ambiente e la sua villa è grande quanto il parco dove sono seduta adesso. Nemmeno se fossi magra e sensuale potrei avere speranze con lui.
Appallottolo la carta vuota del primo sandwich e la getto nel cestino che si trova di fianco a me, poi prendo il secondo che, a prima vista, sembra ancora più ricco di ingredienti. Mi bastano cinque bocconi per finirlo, butto l’involucro e afferro la lattina sul fondo dello zainetto. Lo schiocco della linguetta accompagna l’odore di Coca Cola fino alle mie narici e, subito dopo averne ingollato quasi tutto il contenuto, sento gli zuccheri prendere vita nelle mie vene. L’appoggio sulla panchina e srotolo la carta che avvolge la torta di mele. 
La mia bocca si spalanca famelica come una voragine, sembro un’affamata in astinenza di cibo da settimane, ma, nonostante ogni morso sulla frolla croccante mi trasporti in un mondo onirico di beatitudine, il mio sguardo rimane fisso su di lui. 
Sta facendo il playboy, come sempre, pavoneggiando il suo fisico perfetto, strizzato dentro alla divisa da rugbista. La sua mano si muove leggiadra nell’aria per salutare le ragazze sedute sugli spalti, venute esclusivamente per lui, e più guardo quella scenetta più mordo in fretta, fino a ingozzarmi come un maiale.
Ho finito. Le mie tremila calorie per il pranzo sono esaurite; termino la bevanda e richiudo lo zainetto per tornare a lezione. Mi alzo a fatica dalla panchina e do un’ultima occhiata al ragazzo dei miei sogni, ma ciò che vedo mi fa mancare il respiro. 
Noah sta discutendo a bordo campo con alcuni amici, il casco stretto sotto il braccio e lo sguardo indirizzato verso di me, così come quello di tutti gli altri ragazzi della squadra. 
Mi volto all’indietro per vedere quale sia l’oggetto del loro interesse, certa di non essere io, ma alle mie spalle si trova soltanto la vecchia quercia che mi sta riparando dal sole di fine maggio. 
Torno con gli occhi su di lui e deglutisco quando lo vedo oltrepassare il cancello del campo per dirigersi a passo spedito nella mia direzione. 
Mio Dio, quanto vorrei essere desiderabile in questo momento! Indossare un abito così aderente da non riuscire a respirare e sentirmi bellissima nelle mie forme perfette. Invece abbasso gli occhi e vedo solo un paio di jeans taglia cinquant’otto e un golfino così stretto da farmi apparire un cannolo. 
Provo a ritirare la pancia, ma, a parte rischiare di morire soffocata, non ottengo nessun risultato, quindi mi arrendo alla mia maledetta obesità.
Ormai si trova a pochi passi da me, mi sento ingoiare dal prato fino alle viscere dell’inferno, non posso fuggire, non posso ignorarlo e nella mia testa riecheggia una sola cosa in grado di placare i miei tormenti in questo difficile momento: cibo. 





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