sabato 27 marzo 2021

RECENSIONE "UNO" di Alberto Cioni

 

Recensione: "Uno" di Alberto Cioni, edito Ensemble Edizioni.
A cura di S.I.



Titolo: Uno 
Autore: Alberto Cioni

Genere: Narrativa contemporanea

Casa editrice: Ensemble Edizioni

Disponibile in formato cartaceo a € 15,20
A breve anche in ebook

Contatto Facebook: Alberto Cioni



TRAMA:

Pietro Neveni, un giovane di umili origini con ambizioni letterarie, dopo la maturità scolastica decide di lasciarsi alle spalle le ristrettezze culturali della sua città e della sua modesta condizione, e si trasferisce a Milano. Qui inizia, ma non porta a termine, l’università, e trova un lavoro come assistente bibliotecario. Ma soprattutto incontra François, un ragazzo francese che studia all’Accademia di Belle Arti, con cui instaura una fertile amicizia intellettuale, e che lo incoraggia a realizzare il suo sogno di diventare scrittore. L’amico inoltre lo sostiene nel suo desiderio di recarsi a Parigi alla ricerca di ispirazione, ma seguire le orme degli autori che hanno fatto grande la Letteratura non può bastare a soddisfare le proprie ambizioni, perché nel mezzo c’è la vita, con il suo quotidiano e incalzante incedere: un lavoro, le nuove amicizie, il ritorno in Italia, i rapporti con la sua famiglia, relazioni e situazioni che si fanno sempre più complicate e instabili. Ma alla fine il richiamo verso la scrittura sarà il rimedio necessario per Pietro per innalzarsi al di là di tutti quegli impedimenti, che la vita, il più delle volte, ci mette costantemente di fronte. 



Pietro è un pesce fuor d’acqua: è nato in una famiglia di lavoratori agricoltori, non troppo acculturati, che sopportano a stento quel figlio che “spreca” le giornate a leggere e a coltivare il sogno di fare lo scrittore.
Non verrebbe da giudicarli, in fondo il mestiere dello scrittore dà da vivere davvero a pochi eletti, ma questo non è tutto. Il romanzo contiene una doppia storia: da un lato la crescita interiore di un ragazzo tormentato da quei dilemmi che popolano la mente di ogni aspirante letterato. Non sa se sia imprescindibile avere una laurea in materie pertinenti per diventare artista delle parole, non sa se è dotato di talento e se per scrivere debba starsene in solitudine ad aspettare l’ispirazione… e i parenti nel frattempo lo tormentano coi musi lunghi di chi inconsciamente spera col silenzio di far sentire qualcun altro abbastanza in colpa per piegarlo ai propri desideri. 
Dall’altro, la vicenda esterna, quella della vita pratica che Pietro conduce, vede la sua prima pubblicazione editoriale che gli attira l’invidia dei coetanei e una serie di episodi che lo spingono sempre di più a prendere la decisione di abbandonare quel microcosmo, in cui è ormai considerato il matto del quartiere, e cercare la propria indipendenza, con la quale sarà più semplice anche correre dietro ai sogni.
È bello il messaggio implicito in tutto ciò. Quel desiderio doloroso di essere uno scrittore a tutti i costi altro non è che il sogno d’evasione da una realtà stretta, provinciale, che stritola le menti intelligenti. Solo i libri offrono la possibilità concreta di vivere una vita parallela più stimolante.
Da qui si apre un mondo, a Parigi, tra gente di più ampie vedute e possibilità infinite di successo.
Apparentemente Pietro inizia a capire che per scrivere deve vivere e che al momento giusto esperienze e sogni si fonderanno nella scrittura per mezzo di una naturale plasticità che consente di creare senza correre dietro alla famigerata ispirazione.
Ma Uno è soprattutto un libro che raccoglie molte teorie filosofiche e riflessioni sulla natura umana rapportate all’arte:

La natura è qualcosa di potente, che va oltre ogni vincolo e relazione costruita.

Questa frase, inserita in un dialogo che con la filosofia non c’entra, mi pare però il sunto perfetto di tutto quello che Pietro dice e pensa durante la sua sofferta ricerca dell’ispirazione per scrivere null’altro che le pagine della sua vita.
Dopo una prima parte quasi tutta raccontata, compaiono molti dialoghi e descrizioni d’ambienti (in cui l’autore mi sembra più ferrato rispetto alle parti in -tell-) che mostrano tutta l’eleganza del suo stile quasi classico:

Il pavimento era rivestito con dei piccoli mattoni di marmo in crema luna satinato, mentre le pareti erano dipinte di lavanda rosata. 

È una delle tante che mi sono rimaste impresse.
C’è posto anche per digressioni sul lato meno dolce dei sentimenti, e non ho potuto fare a meno di sottolineare questa:

Ci lasciammo, io e Juliette, trasportare dalle melodie, in un’estasi di alcol e musica. Ma parlammo poco quella sera. Non è essenziale vivere in comune le stesse emozioni e le stesse sensazioni. Fu un’esperienza interiore, che entrambi provammo soltanto dentro di noi. Le esecuzioni musicali lambirono le nostre anime e sotto l’incantesimo la verità venne a galla: non eravamo fatti l’uno per l’altra.

Leggo che è l’opera prima di Cioni, sicuramente un bell’esordio.


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