Buon sabato pomeriggio, amici lettori!
Recensione: "L'apparenza inganna, giudice Petri" dell'autore Gianni Simoni,
edito Tea. A cura di Dario Zizzo.
Serie: Petri e Miceli indagano
Autore: Gianni Simoni
Genere: Racconto giallo
Casa editrice: Tea
Disponibile in ebook a costo zero
TRAMA:
In questo racconto, troviamo Petri protagonista di un caso che gli piomba letteralmente addosso, suo malgrado: il suo vicino di casa, per giunta il solo che gli fosse simpatico e che frequentasse, sia pur con molta discrezione, è scomparso. E la moglie si rivolge a Petri perché faccia pressione sulla Polizia affinché non archivi il caso. Così insieme al compagno di indagini, e amico, il commissario Miceli, l’ex giudice comincia a indagare e, più per caso che per metodo, giunge a una soluzione del tutto inaspettata. Al suo fianco, immancabile, l’amatissima moglie Anna, presenza discreta, come sempre, ma insostituibile.
Protagonisti del racconto giallo L’apparenza inganna, giudice Petri di Gianni Simoni sono il magistrato in pensione (ma che non perde il vizio d’indagare) che dà il suo nome al titolo del racconto e il commissario Salvatore Miceli, alla pensione invece prossimo, i quali, oltre a essere uniti dall’attività investigativa, hanno in comune anche la venerazione per le rispettive mogli.
I due si trovano ad affrontare, a Brescia, il caso della scomparsa dell'unico vicino simpatico all’ex magistrato:
Fra tutti gli inquilini del numero ventotto di via Cairoli, lo stabile in cui Petri abitava, l’unico col quale avesse una qualche dimestichezza era il ragionier Giorgio Bassi, il suo dirimpettaio, un tipo ordinario, con una vita senza sussulti, almeno fino al giorno in cui se ne sono perse le tracce.
Non si trattava di amicizia, ma di un rapporto quasi obbligato, dal momento che Petri, in occasione di ogni odiatissima assemblea condominiale, delegava il ragioniere, un funzionario di banca sulla quarantina, a rappresentarlo, dopo avergli comunicato la sua opinione sulle varie questioni all’ordine del giorno.
Questa dimestichezza aveva fatto sì che Carlo Petri lo avesse invitato per una cena a casa sua:
La cena si era rivelata purtroppo un mezzo disastro: tanto era affabile e aperto lui, quanto arcigna e limitata si era mostrata la moglie, una donna secca secca, che aveva o dimostrava qualche anno più del marito e non aveva fatto altro che dargli sulla voce, beccandolo in continuazione. Finché lui aveva finito con lo zittirsi…
La scrittura risulta gradevole, impreziosita da un umorismo che in particolare troviamo in Petri e consorte:
«Carlo, come dovrei definirti? Un animale, come al solito, ma sempre il mio animale preferito.»
Non mi ha convinto il personaggio di Miceli, scarsamente caratterizzato. Mi sarei aspettato qualcosa di più inoltre pure dal finale.
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