Buongiorno follower, buon sabato!
Ivy D. Morgan ci parla di "Levi", la sua ultima fatica 😊😉
Titolo: Levi
Autore: Ivy D. Morgan
Genere: New Adult
Disponibile in ebook a € 2,99
e in formato cartaceo a € 11,00
Pagina autore: Ivy D. - Le mie storie
TRAMA:
Ero solo uno stupido ragazzino con un’esistenza agiata e
piena d’amore quando la morte di mio padre sgretolò ogni mia certezza, costringendomi a
scendere a compromessi solo per sopravvivere.
Credevo di poter cambiare il mondo, ma non sapevo a cosa
stessi andando incontro, non lo capivo davvero.
Anni dopo, quando pensavo di aver toccato il fondo e di non
essere più in grado di risalire dall’abisso, ho incontrato un angelo.
Il suo nome è Hazel.
Qualcuno direbbe che sono una solitaria e altri che ho
qualche rotella fuori posto, ma nessuno capisce che devo solo combattere ogni istante contro la mia
stupida timidezza.
Sono cresciuta senza i miei genitori e da poco ho perso
l'unico affetto sincero che abbia mai avuto.
Almeno fino al primo giorno di Università, quando ho
conosciuto lui.
Ci avviciniamo, è inevitabile, ma nasconde qualcosa di
terribile e costruisce un muro tra noi.
Vorremmo sfiorarci, conoscerci, viverci, ma non possiamo.
Non dobbiamo.
Il suo nome è Levi.
ATTENZIONE: Il romanzo tratta contenuti delicati, inoltre
contiene scene di violenza e sesso esplicite.
BIOGRAFIA:
Ivy D. Morgan è lo pseudonimo scelto dall’autrice per
pubblicare i suoi libri, Nessun Legame (2018) e Castelli di Sabbia (2019).
Ama la lettura dall’adolescenza, ma ha sempre preferito
storie poco romantiche. I suoi autori preferiti, infatti, sono Stephen King, Jeffery Deaver e
Patricia Cornwell. Solo da pochi anni ha scoperto la scrittura e, di conseguenza, la lettura del
genere Romance nelle sue mille sfaccettature.
Vive in provincia di Verona con il marito, due figli e un
gatto.
DICE L’AUTRICE:
Per scrivere i miei romanzi precedenti ci sono voluti circa
un paio d'anni, anche se sono usciti a pochi mesi di distanza, perchè
normalmente le mie storie nascono un po' alla volta, una scena dopo l'altra, un
dialogo, una situazione da incastrare con quello che è già scritto. Invece Levi
si è dipanato in pochissimi giorni, la trama si è svelata così velocemente che
mi è quasi sembrato di vedere un film. Prima è nata Hazel, con la sua
timidezza, la sua paura del mondo, la sua voglia di essere accettata dagli
altri che non si combinava con i coetanei troppo superficiali. Poi è arrivato
Levi: l'esatto opposto. Il ragazzo perfetto che nasconde un segreto
inconfessabile, un passato oscuro che torna a tormentarlo.
Mi è piaciuto molto scrivere di loro, e non è detto che
abbia finito, chissà.
BREVE ESTRATTO:
Levi.
Bello. Particolare. Era ovvio che non potesse avere un nome
comune come Mark o Andrew, non gli sarebbe stato bene, non si sarebbe abbinato ai suoi
occhi così particolari, ai capelli spettinati, al carattere estroso. Sì, lo so, sto dicendo un
mucchio di fesserie, gli sarebbe stato bene qualunque nome. Ma Levi è perfetto.
Lei si volta e mi guarda in un modo… Non capisco, sono occhi
carichi di speranza, di desiderio, occhi che improvvisamente mi annodano lo stomaco. Socchiude
le labbra, io vi poso lo sguardo per un istante e subito le mie la imitano.
L’elettricità tra noi è qualcosa di fisico e denso che ci
accarezza, ci culla, ci attrae inesorabilmente l’uno verso l’altro.
Cazzo.
Mi avvicino di un soffio, il desiderio si baciarla si fa di
colpo insopportabile, ma non posso.
Non posso.
Chiudo gli occhi per spezzare quest’incantesimo che mi
attira a lei, mi raddrizzo e lascio andare il respiro che non mi ero accorto di trattenere.
Tutto svanisce in un attimo, una bolla di sapone che,
esplodendo, mi sveglia di colpo da un bellissimo sogno. Un senso di confusione mi circonda mentre
mi chiedo cosa sia successo.
La sua risposta assurda mi fa sorridere, ma ora ho un altro
problema più urgente da risolvere.
«Cosa succede?» chiede, allarmata a causa della smorfia di
dolore che ho fatto muovendomi.
«Devo andare in bagno».
«Tieni». Senza perdere un secondo mi porge una bottiglia di
plastica vuota. L’afferro ma non capisco cosa dovrei farci e la guardo confuso. Lei solleva
un sopracciglio e, di colpo, la sua idea
mi è chiara.
«Stai scherzando».
«Non riesci neppure a girarti nel letto, come fai ad
arrivare fino al bagno?»
«Piuttosto striscio, ma non la farò in una bottiglia!» Non
so se ridere o piangere per la sua idea, così scosto le coperte e tento di mettere i piedi sul
pavimento.
«Oh, merda!» sibilo, quando ogni centimetro del mio corpo
urla di dolore.
«Bottiglia?» ripete, piazzandomela davanti agli occhi.
«Neanche morto».
Riesco a mettermi in piedi e a muovere un piede davanti
all’altro, non sento troppo male se sto
col busto inclinato verso destra e faccio solo piccoli
respiri.
«Perché sono in mutande?» chiedo, quando ho già la mano
sulla maniglia.
Arrossisce e abbassa lo sguardo.
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