Buongiorno follower, buon venerdì!
Vi segnalo "The First Boy", il nuovo romanzo dell'autore Cristiano Pedrini
Titolo: The First Boy
Autore: Cristiano Pedrini
Genere: Narrativa
Disponibile in ebook e in formato cartaceo
Pagina autore: Cristiano Pedrini Autore
TRAMA:
Christopher Lowen è stato accettato per uno stage negli
uffici della Casa Bianca. Mai avrebbe immaginato che, per un suo progetto,
potesse ottenere il permesso di entrare nel famoso Studio Ovale. È talmente
meravigliato ed euforico che neanche si rende conto della presenza del
Presidente degli Stati Uniti d’America, Lawrence Layton.
Il Presidente è subito colpito dall’intelligenza e dalla
spontaneità di Christopher, tanto da ascoltarne i consigli. Da quel momento il
ragazzo inizia ad attirare sempre di più le attenzioni di Lawrence e allo
stesso tempo il risentimento del suo staff. Come è riuscito infatti, da appena
arrivato, a manipolare il Presidente tanto da renderlo giorno dopo giorno più
debole agli occhi del popolo americano? Amareggiato e spaventato, Christopher
vorrebbe andarsene. Ma riuscirà ad abbandonare Lawrence, proprio quando ha
iniziato a capire di ricambiare i suoi sentimenti?
Christopher dovrà imparare ad affrontare le proprie paure,
anche se questo dovesse significare di scontrarsi con il mondo intero. Ma se
l’amore è in grado di piegare l’uomo più forte del mondo, ben presto
Christopher e Lawrence comprenderanno come questa debolezza possa diventare
l’arma più potente e miracolosa che possono mostrare al mondo.
Sono lieto di vedere
che siamo diversi.
Che insieme si possa
diventare più grandi
della somma di
entrambi.
Leonard Nimoy
BIOGRAFIA:
Cristiano Pedrini, bibliotecario dal 1998 nella provincia di
Bergamo, giornalista pubblicista, dopo
numerose esperienze nel campo del volontariato sociale e culturale, è stato
direttore artistico della Fiera del Libro dell’Isola Bergamasca dal 2006 al 2010
e del Cineteatro “Giuseppe Verdi” dal 2006 ad oggi.
I primi ricordi sul “piacere” dello scrivere” appartengono
alla scuola elementare dove attendevo con impazienza l’ora del tema in classe!
Dopo una lunga pausa nell’estate del 2014 ha riscoperto, intatta la passione
dello scrivere ritrovando se stesso.
Ha pubblicato Klein Blue (Aletheia Editore), Le regole di
Hibiki (Fdbooks), L’ombra del principe (Triskell) e diversi altri titoli
pubblicati in Self.
BREVE ESTRATTO:
La seconda occasione di Lincoln Christopher aveva perso la
cognizione del tempo. Poteva essere seduto su quella sedia da cinque minuti,
oppure da cinquanta, ecco uno dei suoi peggiori difetti che si presentava ogni
volta che si sentiva a disagio, la perdita della cognizione del tempo! Ed
essere in attesa senza sapere il perché non era certo un buon inizio.
Continuava a guardarsi attorno osservando la frenesia che lo circondava…
funzionari che lavoravano ai loro laptop, che rispondevano a telefoni che
squillavano incessantemente e correvano da tutte le parti e lui, in mezzo a
tutta quell’agitazione sembrava un’isola felice, almeno in apparenza.
«Mi sembra di essere tornato ai tempi della scuola, quando aspettavo
il preside fuori dal suo ufficio, quel vecchio satrapo» sorrise Christopher
fissando le proprie mani che continuava a fregarsi. Anche quello era un tic che
doveva gestire nei momenti di eccessiva ansia.
«E quante volte lo aspettavi?» si sentì chiedere.
“Oh merda… ora che faccio?” pensò il giovane deglutendo
forzatamente prima di decidersi ad alzare lo sguardo verso l’alto. «Salve…»
salutò con un cenno della mano Paul che lo osservava.
«Non hai risposto ragazzo, quante volte aspettavi il tuo
preside?» chiese entrando nel suo ufficio.
Christopher si rialzò di scatto seguendolo. «Solo qualche
volta… glielo assicuro» disse mettendosi sull’attenti suscitando lo sguardo
divertito dell’uomo.
«Guarda che non sono un generale, rilassati.»
«No, signore. È solo il Direttore delle Comunicazioni della
Casa Bianca» annuì Christopher.
Paul, prendendo un fascicolo dalla scrivania, lo aprì
rileggendo il nome. «Esatto e tu sei Christopher Lowen» osservò guardandolo,
cercando di capire cosa avesse di speciale quel ragazzo da aver smosso
l’interesse di Bethany.
«Signore… – si schiarì la voce Christopher – oggi avrei
dovuto prendere servizio all’ufficio stampa come collaboratore ma mi hanno
detto di presentarmi qui.»
Paul si appoggiò alla scrivania allargando le braccia. «Sei
stato riassegnato. Lavorerai in un nuovo ufficio. Ed ora devo accompagnarti dal
tuo superiore» concluse incamminandosi verso l’uscita, invitandolo con un
eloquente gesto a seguirlo.
Christopher iniziava a sentirsi un pacco postale che veniva
spedito da un posto all’altro tuttavia non poté fare altro che rincorrerlo.
Aveva accettato quella proposta nonostante le resistenze di suo padre che aveva
bollato la sua scelta come un gioco.
“Andare fino a Washington per fare da schiavetto a quegli
idioti del governo…”
Christopher si ricordava perfettamente quelle parole
nonostante le avesse sepolte sotto quella coltre di entusiasmo dal quale si
lasciava trascinare per ogni novità; per uno nato e vissuto nel Montana non
erano molte le occasioni per varcare i suoi confini, lui era il primo della
famiglia a vedere la capitale, ed il primo ad essere andato all’Università, ed
ora a quella breve lista poteva scrivere di essere stato il primo Lowen ad
essere entrato alla Casa Bianca. Si sentì di nuovo al settimo cielo ma quando,
oltrepassando alcune scrivanie, notò il cartellino affisso alla porta che Paul
aveva appena oltrepassato, si fermò rileggendo più di una volta quel nome.
«Bethany MacKay… non sarà certo…». Tutta la sua baldanza
scomparve come neve al primo sole. Si affacciò allo stipite della porta
osservando all’interno.
«Allora, com’è andato il pranzo ieri?» domandò Paul
prendendo un cioccolatino dal capace vaso in bella vista.
Bethany, intenta a firmare alcuni documenti che il suo
assistente le porgeva a raffica non sollevò neppure lo sguardo dalle carte.
«Una meraviglia. Il Presidente non ha fatto altro che inveire contro il
rappresentante della minoranza al Congresso e tra una pausa e l’altra si
divertiva a raccontare i suoi aneddoti sulla storia americana. Un vero spasso!»
«Non doveva essere un pranzo di riconciliazione?»
«Lo credevo anche io… comunque che vuoi? Sono già in ritardo
di un’ora sul programma della giornata» rispose la donna porgendo l’ultimo
documento all’assistente.
«Quel tipo, Lowen, è qui, mi avevi detto che volevi
parlargli»
L’espressione torva di Bethany si addolcì quel tanto da
invitare Paul a presentare il ragazzo che era rimasto sulla soglia.
«Avanti, entra!» lo esortò «Beh, il mio dovere l’ho fatto.
Ora vado ad occuparmi di cose serie» concluse l’uomo uscendo dalla stanza.
Bethany posò le braccia sul piano della scrivania osservando
il ragazzo che aveva appena oltrepassato la soglia rimanendo rinchiuso in un
imbarazzato silenzio.
«Lo so, Paul sa essere insopportabile ed anche scorbutico ma
sa il fatto suo. Ti chiedo scusa per quella battuta» sorrise la donna
esortandolo ad avvicinarsi.
«Lei è…» tentennò Christopher indicando la porta.
«Esatto hai letto bene. Bethany MacKay, Capo dello Staff
della Casa Bianca e il tuo nome è Christopher Lowen» proseguì rialzandosi.
«Sì, signora. Ora posso sapere perché mi trovo nel suo
ufficio? Non credevo che prendere servizio come assistente all’ufficio stampa
richiedesse un colloquio addirittura con lei.»
Bethany scosse il capo rialzandosi. «Infatti, normalmente
non rientra nelle mie mansioni ma mi hanno passato per puro caso il tuo
curriculum e ho deciso di assegnarti un altro compito.»
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