domenica 7 novembre 2021

RECENSIONE "CRY ME A RIVER" di Liz Redding

 

In anticipo sui tempi, è in vendita "Cry me a river", 
romanzo d'esordio dell'autrice Liz Redding.
Daniela Colaiacomo lo ha letto in anteprima per noi.





Autore: Liz Redding

Genere: Music Romance, Contemporary

Disponibile in ebook al prezzo lancio di € 0,99
A breve anche in formato cartaceo

Contatti autore: Facebook - Instagram



TRAMA:

Non è sempre facile inseguire un sogno. Lo sa bene River, che per realizzare il proprio ha abbandonato Londra, dov’è cresciuta, per trasferirsi a New York e frequentare una prestigiosa accademia di danza classica, lasciandosi alle spalle i punti di riferimento della sua vita: la famiglia, gli amici e il suo primo, unico amore, Alec Morris, frontman di un gruppo emergente della scena punk del Regno Unito.
Sarà un’emergenza a riportarla fin là, cinque anni dopo, e a costringerla a fare i conti con il passato. Sarà vero che è riuscita a dimenticare e andare avanti? Oppure il richiamo verso casa sarà più forte della paura di rischiare?


DICE L’AUTRICE:

Io sono inglese. Parlo italiano perché ho studiato e lavorato in Italia per diversi anni, non di seguito. La Londra ritratta nel romanzo è “la mia Londra” e l'ambiente musicale indipendente è il “mio” ambiente, quello dove ho passato un sacco di tempo. Ho scritto questo romanzo in italiano per dedicarlo al mio compagno, dato che eravamo lontani durante il lockdown. Io in UK, lui in Italia. Quindi c'è metà del mio cuore, dentro questo libro. Che poi lo so, si dice sempre.





💓 Mac e Morris.
Cry me a River è... tanta emozione, tanta amicizia, tanta solidarietà, tanta dedizione, tanto... amore, è un fiume che scorre lento e impetuoso, travolge, è una carezza al cuore, una canzone dalle mille strofe, toccante al limite dello struggimento.
Un susseguirsi di pensieri - evidenziati dalla scrittura in corsivo, dapprima apparentemente immotivata - riporta la mente al passato, nebulose figure immateriali che assumono significato nella rivelazione del rapporto tra i due protagonisti, un tipo di legame trattato molto spesso nei libri ma mai con tale delicatezza. 
Sono passati cinque anni dal momento in cui River MacKenzie ha lasciato la famiglia, la sua vita a Londra e... Alec Morris. Per frequentare la Julliard e seguire i suoi sogni, ha abbandonato tutto, vive a New York, dove lavora all’Accademia di Danza e da un anno divide l'appartamento con il fidanzato, Brandon - il volto più sexy del tg serale, come le donne di New York lo hanno definito -, per lei piacevole, ma anonimo, scelto, forse, perché non era mai stato in grado di suscitare in lei nemmeno l’ombra di un’emozione
Una telefonata di Eleanor MacKenzie, Zia Nell, la spinge a tornare a casa: suo padre John ha avuto un incidente ed è all'ospedale, River deve affrontare il passato e chiudere i conti lasciati in sospeso.  

“Parole non dette, legami sciolti.”
Era così che succedeva a tutti? River riteneva di sì. Le sembrava di aver passato così tanto tempo a cercare di dimenticare certe cose che ora non riusciva più a recuperarne il ricordo, eppure sapeva che era ancora lì, come un sasso sotto il pelo dell’acqua e che le sarebbe bastato inciampare per ricordare quanto cadere in certe voragini potesse essere doloroso.
“O quanto potesse esserlo smettere.”

Entrare nel locale del padre, l'Habit&Cord, un piccolo pub vicino al ponte di Blackfriars, un posto chiassoso e piacevole in cui era impossibile entrare senza cominciare a puzzare di birra e sigarette nonostante il divieto di fumo nei locali fosse in voga già da parecchi anni, è difficile e doloroso.

Dentro la attendeva una distesa infinita di ricordi rischiosi – sassolini aguzzi sotto il pelo dell’acqua scura, che le avrebbero ferito l’anima se vi fosse inciampata.

In ogni angolo aleggia il ricordo di Alec, inevitabile incontrarlo, per fortuna c'è Shelley Winters, l’amica di sempre, che aveva fatto danza con lei quando erano entrambe adolescenti.
Si era innamorata a diciassette anni, di Alec Morris. Un mese prima di compierne diciotto, a voler essere precisi, quando lui ne aveva ventitré e suonava una vecchia Ibanez ricoperta di adesivi; al momento i Friday Killers sono un gruppo emergente della scena musicale britannica e Morris ne è il frontman. 
Da quando lo ha lasciato, River ha evitato di cercare sue notizie - troppo doloroso ricordare, meglio dare un taglio netto al passato -, ora però non può più sfuggire la realtà: Alec non l'ha dimenticata e River dovrà inciampare in tanti sassolini per ritrovare sé stessa.
Questo libro è bellissimo, scritto molto bene, mi ha emozionato intimamente, ho amato i suoi protagonisti e i personaggi secondari: Zia Nell - nubile, ma divideva l’esistenza con un cagnetto dispotico e adorava invitare le vicine per commentare assieme a loro i programmi TV -, Mike - componente dei Friday Killers -, Dora - faceva parte della famiglia pur senza che vi fosse tra loro un'effettiva parentela. Lavorava al pub da prima che la madre di River morisse e la trattava come una nipote o come la figlia femmina che non aveva mai avuto -, le ragazze che lavorano all'Habit&Cord, diventate presto buone amiche di River, Lynn e Eve - sconclusionata chiacchierona che imprevedibilmente dimostra la sua genialità -, e infine Shelley il cui supporto e affetto saranno decisivi all'epilogo di questa storia insolita alla quale non manca il colpo di scena finale.
Tanti sono i brani del testo che mi hanno colpito, avrei voluto riportarli tutti, lascio a voi il piacere della scoperta perché, come è successo a me, sono sicura che questo libro vi appassionerà.
Se lo consiglio? Assolutamente sì!




BREVI ESTRATTI:

Si accorse che Alec la stava osservando ancora poco prima di vederlo salire sul furgone ed ebbe l’impressione che anche lui stesse indugiando nelle stesse memorie.
Lucente e durissimo come un diamante, quello sguardo le scivolò addosso facendole desiderare di corrergli incontro e andare via con lui, dovunque volesse portarla. All’inferno o in paradiso, non aveva importanza.
Purché fosse con lui.


Saltò giù e infilò la porta in pochi passi. La leggerezza che l’aveva animata fino a quel momento la stava abbandonando, ma quel poco che ancora le rimaneva bastava a farla sentire di nuovo adolescente, mentre si sfilava il cappotto e correva in cucina a prendere il primo vassoio con i contenitori termici per portarlo fuori. 
Si accorse di avere il batticuore quando sentì la serratura scattare e lei stava cercando di raggiungere il ripiano in alto, quello che non sarebbe mai riuscita a raggiungere senza l’aiuto di una sedia o di una scala. 
Neppure sulle punte, ma ci provò lo stesso e nello sbilanciarsi all’indietro sentì le mani di Alec afferrarla, prima che lo sforzo costringesse le sue gambe a cedere.
«Stavo per dirti che l’avrei preso io, ma poi mi sono ricordato che non hai bisogno di me.»
Un sussurro che le sfiorò le ciglia, dolce e crudele, pronunciato con l’ombra di un sorriso sulle labbra appena prima di abbandonare la presa sulle sue spalle.
Non l’avrebbe mai toccata senza il suo consenso, questo gliel’aveva detto molte volte e dimostrato altrettante. 
Gli bastò fare un passo indietro, uno solo, per farle percepire il freddo della sua assenza e con esso una fitta di dolorosa confusione.
«No» ribatté lei, sollevando il mento per guardarlo.
«No?»




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