venerdì 22 marzo 2019

DOPPIA RECENSIONE "L'AMORE BRUCIA COME ZOLFO" di Lucia Maria Collerone



Buon pomeriggio amici lettori 😊
Doppia recensione per "L'amore brucia come zolfo" di Lucia Maria Collerone, a cura di Mary Rotnan e Mariella Mogni.


Autore: Lucia Maria Collerone
Serie: Partenogenesi Vol.3

Genere: Romanzo storico

Casa editriceWriteUp Site

Disponibile in ebook a € 4,19
e in formato cartaceo a € 11,49

Pagina autoreLucia Maria Collerone




TRAMA:

L’opera è un romanzo storico ambientato nella città di Caltanissetta nel momento in cui essa è il centro mondiale dello zolfo, la grande storia dell’Indipendenza dell’Italia e dell’economia basata sull'estrazione dello zolfo fanno da sfondo alle vicende sociali e umane di due classi sociali: quelle degli zolfatari e delle loro donne, che lottano duramente per sopravvivere in condizioni di vita e di lavoro disumane e aberranti e dei nobili padroni delle miniere che gestiscono la ricchezza e governano le povere, disperate dei “diavoli della pirrera”.
Molte storie s’intrecciano con il loro carico di sofferenza e umanità, esseri umani schiacciati dalla povertà assoluta e dalla disperazione, che si ergono a titani e non arretrano davanti al dolore, alla crudeltà del reale e rispondono alla vita con coraggio e forza sorprendenti. Ci sono uomini che le convenzioni sociali stigmatizzano e costringono a scelte di vita senza scampo, senza libertà.
Protagonista è Cecilia eroina tragica che spicca prepotentemente per la  sua bellezza d’animo, la sua capacità d’amore abnegazione per la  famiglia, per la sua capacità di sognare oltre il reale e che accetta la prigionia di un amore dorato per sfuggire all'abbandono, alla solitudine,  ai pregiudizi che la avvolgono in una comunità becera e incapace di condivisione, troppo oppressa dalle sofferenza di una vita meschina, simbolo di tutte le donne che in ogni epoca, compresa la presente, sono abbandonate e scelgono di perdersi, rinunciando a ciò che hanno di più caro, i figli.
Cecilia sa che un uomo può trasformarsi da diavolo in angelo attraverso le mani di una donna sapiente e che sappia prendersi cura di lui, non solo in modo materiale, ma dandogli amore e donandosi a lui.
Cecilia è sola in un mondo dove l’anello debole è la donna, dove quando una donna non ha un uomo a proteggerla, può solo diventare una prostituta. La sua bellezza particolare, diversa, quasi regale e la sua furbizia arguta, nonché la sua intelligenza operosa, la rendono appetibile agli occhi del barone che lei incontra e seduce quando è poco più che una bambina.
Il destino poi, combina le carte e lei diventa la preferita del Barone che diventa il suo Nonò. Cecilia cerca di evitare questa scelta, ma la via è segnala e a lei non resta che tentare si avere una vita vivibile concedendosi a quest’amore che la conquista, ma che porta con sé il dolore più grande, quello del dover rinunciare ai figli nati da tale unione. L’intreccio assorbe per il turbinio degli eventi, per il continuo cambio di azione e di situazione, per i capovolgimenti, che non coinvolgono solo Cecilia, ma tutto il mondo che è intorno a lei sia umano che storico.
La scrittura è veloce e curata nei particolari, crea immagini vivide e forti che nella mente del lettore diventano come scene da un film.
La storia narrata ha la sua fonte in una storia vera, realmente vissuta, i personaggi sono realmente esistiti e l’impianto della cornice è storicamente circostanziato e corrispondente al vero storico. Ciò che, invece, è frutto della creatività dell’autrice, è la ricostruzione della storia d’amore, che pur essendo realmente esistita, nell'evolvere dei fatti, è frutto della fantasia narrativa dell’autrice e della narrazione orale di chi è stato realmente a contatto con i protagonisti. 




Quando ci si immerge nel romanzo “L’amore brucia come zolfo” di Lucia Maria Collerone, si capisce subito di essere finiti in un’altra epoca e in uno spaccato della storia italiana che per certi versi si vuole dimenticare.
Il romanzo ci riporta alla mente altri scritti come: Rosso Malpelo o I Malavoglia di Verga. L’autrice, con la sua scrittura lineare, riesce a coinvolgere il lettore nella vicenda sentimentale, nella povertà, nella disperazione del tempo e nell'opulenza della gente ricca che si disinteressa del povero. Le due classi sociali sono nettamente divise come di rigore nell'epoca, ma forse questa linea di demarcazione non è cambiata nemmeno ora.
L’autrice si porta in una Caltanissetta del XIX secolo tra le miniere e i quartieri poveri di quel tempo. Il disadattando sociale è palpabile e commuove il lettore. I personaggi sono ben descritti e tra loro spicca Cecilia, la protagonista, la quale ha un carattere a volte difficile da definire, quasi una donna-bambina, e queste caratteristiche emergono nella trama.
La storia ruota decisamente e fortemente attorno alla vita dei minatori in contrasto con la vita agita dei ricchi. Le scene si dividono tra le miserie della città e la villa del barone Ferdinando.
Il finale non è scontato.
Posso affermare che è un libro storico, da leggere e meditare. La storia italiana è vasta e spettacolare, ma sempre più frequentemente dimenticata. 



Cecilia ha i capelli rossi e sogna, incoraggiata dal padre, di essere una principessa sveva. La realtà nella quale è immersa parla d’altro, però. Figlia di un minatore, conosce fin dalla prima infanzia le difficoltà di un’esistenza all'insegna della precarietà in cui il nero della miniera finisce lentamente per depositarsi anche sull'anima e sul cuore.
Dopo una serie di vicende sfortunate, che vedono la dissoluzione della sua famiglia, Cecilia riesce davvero a diventare una “principessa”. Una principessa in sedicesimo, tuttavia, confinata nella villa di campagna del Barone di M. del quale è divenuta l’amante. Anche la ricchezza si rivela una prigione: avere la pancia piena e abiti eleganti implica rinunce e privazioni quanto la miseria. Cecilia vive il proprio amore nell'ombra ed è costretta, per ragioni di opportunità, a rinunciare ai figli concepiti col Barone, affidati a un convento di suore e destinati a essere adottati. Nella prigione dorata in cui si è rifugiata assieme all'uomo che ama, la ragazza perde progressivamente i contatti con il mondo reale, schiava di un amore assoluto e totalizzante che la muta in modo radicale.

Finalmente mi sono imbattuta in vero romanzo storico in cui le vicende narrate sono amalgamate alla perfezione con gli eventi dell’epoca.
“L’amore brucia come zolfo” è un bel romanzo dall'impianto solido nel quale si percepisce l’influenza di Giovanni Verga, tanto nella cornice storica scelta, quando nella tecnica narrativa e nel lessico. Un aspetto che rende il libro particolare e interessante e che, immagino, abbia implicato un duro e attento lavoro di scrittura.
Quello che mi ha lasciato perplessa è l’evoluzione del personaggio di Cecilia, da ragazza determinata e decisa ad affrontare di petto le difficoltà, a persona pronta a lasciarsi risucchiare dagli eventi e dal solito destino riservato alle donne sole e prive di mezzi: diventare una “buttana”, poco importa agli occhi del mondo se di un uomo solo o di tanti. Cecilia segue passivamente una strada già segnata e si perde. Perde la propria spontaneità, il proprio coraggio, e si disumanizza al punto tale da respingere i propri figli quando si presenta l’occasione d’incontrarli.
Quello che la lega al Barone di M. è amore ma è anche vero che si tratta di un sentimento costantemente in bilico tra affetto e calcolo, tra autenticità e interesse. Esemplari, a questo proposito, e davvero agghiaccianti, le trattative che precedono la “resa” della ragazza gestite dalla governante del Barone, a sua volta antica amante del padre di quest’ultimo. Tutto avviene in ossequio a un’ineluttabile legge non scritta, secondo la quale un uomo nobile e ricco è libero di cercare il piacere e perfino l’amore fuori del vincolo matrimoniale, disponendo delle proprie serve come semplici pezzi di carne. Da amare, forse, ma non certo da rispettare.
A conti fatti non c’è grande differenza tra i pozzi infidi delle zolfatare, che inghiottono i minatori, e quello ricco e scintillante in cui precipita Cecilia.
Viste le premesse, mi sarei aspettata una scelta più coraggiosa da parte dell’autrice nel delineare le vicende della protagonista, ma ritengo anche che un lettore non abbia alcun titolo per riscrivere la storia nel modo che preferisce. Per questo motivo non posso che attribuire la valutazione massima a “L’amore brucia come zolfo” e consigliarne la lettura a chi cerca un vero romanzo storico, documentato e appassionante.


2 commenti:

  1. Grazie a tutto lo staff! Sono contenta che vi sia piaciuto. Per Mariella: mi sono innamorata di Cecilia dall aprima lettura, ed anche io ho sofferto quando ho visto la sua trasformazione. Ma è una storia vera, di una donna che ha dovuto realmente compiere quella dolorosa scelta, e questo me la fa perdonare un po'... Così come mi fa riflettere su quante nostre ave possano aver subito la stessa sorte...
    Per le lettrici di Romance non stop, contattatemi su redazione@writeupsite.com: vi invierò volentieri i primi due capitoli del romanzo!
    Grazie a tutte di nuovo, un saluto, Francesca

    RispondiElimina
  2. Grazie per le recensioni che mi lusingano e sostengono il mio sogno di narratrice. La storia non poteva avere altra conclusione se non quella dettata dalla storia vera di Cecilia. Cecilia non poteva scegliere diversamente, in quel momento storico con aveva celta. Ha provato a resistere al destino, ma quando è rimasta sola, ha scelto la prigione dorata ad una vita spaventosa. Quando ha dovuto scegliere per la salvezza di chi amava, ha sempre scelto di concedere loro una vita migliore di quella che avrebbe potuto dare loro se li avesse tenuti con sè. Cecilia è come quelle donne che in ogni tempo scelgono di perdersi pur di dare una vita migliore ai propri figli. Se non si fosse persa perdendoli, non li avrebbe salvati. Grazie ancora per le bellissime cose che avete visto nella sua storia e nel mio modo di narrarla.

    RispondiElimina