Buon pomeriggio amici lettori!
Doppia recensione per "La figlia di Freyja" di Giovanna Barbieri, a cura di Mary Rotnan e Sergio Bertoni.
Titolo: La figlia di Freyja
Autore: Giovanna Barbieri
Genere: storico, avventuroso, sentimentale
Disponibile in ebook a € 0,99
Pagina autore: La storia e i suoi segreti - I romanzi di Giovanna Barbieri
TRAMA:
La piccola Gundeberga, albina e figlia illegittima di Cunimondo, re dei Gépidi, è cacciata dal villaggio con la madre, a causa del suo aspetto diverso, e costretta a rifugiarsi nella foresta. A lungo rimane da sola nella selva finché non incontra il Longobardo Gundulf, ferito da un orso. Tra i due si accende quasi subito una passione travolgente e combattuta. Nel frattempo, la principessa Gépide Rosmunda è rapita dai Longobardi per ordine di re Alboino che desidera sposarla per garantirsi la legittimità al trono.
Non sono grande appassionata di romanzi storici,
questo è addirittura datato all'epoca dei Longobardi. Questa premessa forse può
non interessare, ma ritengo sia importante per la stima di un romanzo.
Ora veniamo al mio personale parere.
Devo ammettere che La figlia di Freyja è un romance
storico scorrevole che ha subito un buon editing, i personaggi sono ben
delineati e la trama si legge con piacere, in quanto non è appesantita da
avvenimenti strettamente storici. Inoltre punto forte è il POV in terza
persona, il quale permette al lettore di conoscere i pensieri di entrambi.
In poche pagine l’autrice è riuscita a concentrare
molto bene la storia d’amore tra i due protagonisti e le vicende che ruotano
attorno a loro: re, giovani donne rapite, matrimoni combinati e fughe. Il
romanzo ha un certo movimento che non annoia il lettore.
Unica pecca è, forse, la lunghezza del racconto,
magari i due innamorati avrebbero meritato qualche pagina in più, per il resto
posso dire che è un romanzo da leggere.
Nel leggere questo
interessante lungo racconto di Giovanna Barbieri, ottima scrittrice di intriganti
romanzi storici, ci imbattiamo in una accuratissima narrazione dalla quale
balzano vividi al nostro sguardo le superstizioni, gli usi e i costumi delle
antiche popolazioni germaniche. Ci troviamo, nel 560 D.C. in una boscaglia
della Pannonia, la parte a ovest dell’attuale Ungheria. Qui si è rifugiata una
donna gèpide (tribù germanica di origine gotica), per salvare da morte sicura
la propria figlia, la cui pelle chiara ed i capelli bianchi dimostrano
chiaramente le caratteristiche somatiche albine.
La vicenda, molto dettagliata
e interessante, prosegue narrandoci le difficili condizioni di vita e di
sopravvivenza di due donne, sole e abbandonate all'interno di una foresta
selvaggia. Cunimondo, l’ultimo re dei Gepidi, viene citato in questa
narrazione, attribuendogli la paternità di Gundeberga, la ragazza albina.
Questa sarebbe quindi sorella dell’altra storica figlia del re: Rosmunda, desiderata
in qualità di sposa dal re dei longobardi Alboino. La complessa e avventurosa
trama della storia lascia trapelare ben altri insegnamenti: le crudeli usanze
dei popoli barbarici, l’innata ostilità dell’essere umano nei confronti di chi
è portatore di diversità, l’indiscutibile ferocia degli uomini cui si
contrappone il ben più umano comportamento delle cosiddette bestie feroci.
Ci troviamo quindi a leggere
e gustare un racconto molto bello e fantasioso che non ha mancato di farmi
tornare in mente alcuni versi di una poesia di Giovanni Prati:
E il re briaco, così dicendo,
Giocherellava col teschio
orrendo;
E a lei, che gli occhi
fremendo torse,
Ratto lo porse.
Ferma, Alboino, da’ labbri
miei
La prova infame voler non
dèi.
Bevi, Rosmunda; non più
parole!
Così si vuole.
Bevea Rosmunda. Ma con lo
sguardo
Parea dicesse: Re longobardo,
Se la vendetta qui non mi
langue,
Berrò il tuo sangue!
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