mercoledì 27 marzo 2019

DOPPIA RECENSIONE "LA FIGLIA DI FREYIA" di Giovanna Barbieri




Buon pomeriggio amici lettori!
Doppia recensione per "La figlia di Freyja" di Giovanna Barbieri, a cura di Mary Rotnan e Sergio Bertoni.







Autore: Giovanna Barbieri
Genere: storico, avventuroso, sentimentale

Disponibile in ebook a € 0,99





TRAMA:

La piccola Gundeberga, albina e figlia illegittima di Cunimondo, re dei Gépidi, è cacciata dal villaggio con la madre, a causa del suo aspetto diverso, e costretta a rifugiarsi nella foresta. A lungo rimane da sola nella selva finché non incontra il Longobardo Gundulf, ferito da un orso. Tra i due si accende quasi subito una passione travolgente e combattuta. Nel frattempo, la principessa Gépide Rosmunda è rapita dai Longobardi per ordine di re Alboino che desidera sposarla per garantirsi la legittimità al trono. 




Non sono grande appassionata di romanzi storici, questo è addirittura datato all'epoca dei Longobardi. Questa premessa forse può non interessare, ma ritengo sia importante per la stima di un romanzo.
Ora veniamo al mio personale parere.
Devo ammettere che La figlia di Freyja è un romance storico scorrevole che ha subito un buon editing, i personaggi sono ben delineati e la trama si legge con piacere, in quanto non è appesantita da avvenimenti strettamente storici. Inoltre punto forte è il POV in terza persona, il quale permette al lettore di conoscere i pensieri di entrambi.
In poche pagine l’autrice è riuscita a concentrare molto bene la storia d’amore tra i due protagonisti e le vicende che ruotano attorno a loro: re, giovani donne rapite, matrimoni combinati e fughe. Il romanzo ha un certo movimento che non annoia il lettore.
Unica pecca è, forse, la lunghezza del racconto, magari i due innamorati avrebbero meritato qualche pagina in più, per il resto posso dire che è un romanzo da leggere.



Nel leggere questo interessante lungo racconto di Giovanna Barbieri, ottima scrittrice di intriganti romanzi storici, ci imbattiamo in una accuratissima narrazione dalla quale balzano vividi al nostro sguardo le superstizioni, gli usi e i costumi delle antiche popolazioni germaniche. Ci troviamo, nel 560 D.C. in una boscaglia della Pannonia, la parte a ovest dell’attuale Ungheria. Qui si è rifugiata una donna gèpide (tribù germanica di origine gotica), per salvare da morte sicura la propria figlia, la cui pelle chiara ed i capelli bianchi dimostrano chiaramente le caratteristiche somatiche albine.
La vicenda, molto dettagliata e interessante, prosegue narrandoci le difficili condizioni di vita e di sopravvivenza di due donne, sole e abbandonate all'interno di una foresta selvaggia. Cunimondo, l’ultimo re dei Gepidi, viene citato in questa narrazione, attribuendogli la paternità di Gundeberga, la ragazza albina. Questa sarebbe quindi sorella dell’altra storica figlia del re: Rosmunda, desiderata in qualità di sposa dal re dei longobardi Alboino. La complessa e avventurosa trama della storia lascia trapelare ben altri insegnamenti: le crudeli usanze dei popoli barbarici, l’innata ostilità dell’essere umano nei confronti di chi è portatore di diversità, l’indiscutibile ferocia degli uomini cui si contrappone il ben più umano comportamento delle cosiddette bestie feroci.
Ci troviamo quindi a leggere e gustare un racconto molto bello e fantasioso che non ha mancato di farmi tornare in mente alcuni versi di una poesia di Giovanni Prati:

E il re briaco, così dicendo,
Giocherellava col teschio orrendo;
E a lei, che gli occhi fremendo torse,
Ratto lo porse.
Ferma, Alboino, da’ labbri miei
La prova infame voler non dèi.
Bevi, Rosmunda; non più parole!
Così si vuole.
Bevea Rosmunda. Ma con lo sguardo
Parea dicesse: Re longobardo,
Se la vendetta qui non mi langue,
Berrò il tuo sangue!


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