sabato 22 agosto 2020

DOPPIA RECENSIONE "I VIAGGI DELL'ANTROPOLOGO" di Lucio Schina




Buongiorno follower, buon sabato!
Doppia recensione per "I viaggi dell'antropologo" dell'autore Lucio Schina. 
A cura di Daniela Colaiacomo e Alessia Toscano.





Autore: Lucio Schina

Genere: Avventura, fantasy, introspettivo

Disponibile in ebook a € 2,69 
E in formato cartaceo a € 7,90

Contatto FacebookLucio Schina



TRAMA:

Il giovane antropologo Davide Chisan si reca in Libia per studiare le raffigurazioni rupestri preistoriche scoperte in pieno deserto Sahariano. Alla spedizione si aggiunge una giovane ricercatrice del luogo. Durante la spedizione, i protagonisti si ritroveranno immersi in un misterioso mondo di magia, dove la razionalità sarà messa a dura prova dalle esperienze che vivranno. Un viaggio catartico verso la scoperta del sé, alla ricerca della vera essenza spirituale, nascosta da millenni tra le dune sabbiose del deserto.  




Il libro descrive il viaggio del professor Davide Chisan, antropologo e archeologo dell'età preistorica, partito nel gennaio del 1979 per una missione in Libia, dove per circa due mesi lavorò nella regione della Cirenaica, in pieno deserto sahariano. Alla spedizione venne affiancato dalla dottoressa Janir Assad, una ricercatrice locale, esperta archeologa e originaria di un gruppo etnico imparentato ai Tuareg.
Le posizioni dei due ricercatori, nell'approccio con i reperti archeologici, appaiono sin da subito molto diverse: Chisan è un emotivo, alla ricerca di simboli e tracce di tipo spirituale, Janir è pragmatica, venata di scetticismo nei confronti della metodologia del collega.
La permanenza nel deserto e le rivelazioni legate al ritrovamento di reperti litici (relativi cioè al periodo preistorico in cui l'uomo utilizza armi e arnesi di pietra) di particolare interesse creerà un forte legame tra i due archeologi, e il professor Chisan troverà il completamento al suo viaggio nella conoscenza di se stesso.
Chisan, ravvisando nei reperti rinvenuti nei siti studiati un collegamento tra i primitivi del luogo e i Tuareg, incontra all’oasi di Gadames l'Amenokal (la carica spirituale più elevata e ambita all'interno di questi gruppi). Questo evento porterà il suo spirito a un livello superiore, aprendone la mente e sgomberandola da qualsiasi pregiudizio. 
Dopo questo incontro, infatti, l'archeologo avrà delle "visioni mistiche" che daranno senso alla sua ansia di conoscenza e alla fine lo pacificheranno.
Scritto dal pov dei due protagonisti, il racconto si svolge in un'aura contemplativa e vagamente onirica: l'esperienza dei due studiosi viene trasmessa e vissuta con intensità, generando nel lettore curiosità e attenzione. 
In ultimo, ho appreso tratti delle usanze dei Tuareg che ritengo molto interessanti e istruttive.
Un libro di non facile interpretazione, scritto in modo fluido e coinvolgente, nella lettura del quale ho trovato piacere e interesse. 



Ognuno ha il suo modo di intendere il proprio lavoro. Davide Chisan e Janir hanno entrambi una grande passione e un amore profondo per l’antropologia, solo che la pensano in maniera differente. Per lei, giovane e promettente studiosa libica, la base di tutto è la scienza; lui, invece, si lascia trasportare da sensazioni ed emozioni che fanno vorticare ogni senso.
Davide si reca in Libia per studiare i ritrovamenti di raffigurazioni rupestri preistoriche nel cuore del deserto Sahariano. Nella squadra da lui capitanata, viene coinvolta anche Janir.
Faremo insieme a loro un viaggio onirico e magico, dove la razionalità si vestirà di mistero e viceversa; vivremo esperienze spirituali, catartiche e a volte inspiegabili.
Chissà che questa ricerca tra le dune sabbiose, dove l’orizzonte diventa infinito, non porti i due protagonisti a ritrovare, prima di tutto, sé stessi.
Un percorso affascinante e avvolgente, cercando le risposte a domande rimaste incompiute dalla foga di vivere.
Ho compiuto anche io il loro “viaggio del disincanto” e mi sono persa tra le tende berbere e i tuareg, ho respirato quei profumi, ho ascoltato i suoni, ho sentito il calore e l’emozione sulla pelle.
Sfumature paranormali tessono la loro trama intrecciandosi a storia, religione, avventura, credenze, sentimento, passione…
Davide è un protagonista davvero interessante e affascinante, strano, buffo e un po’ malinconico, elementi che lo rendono desiderabile e attraente. Tramite il suo disincanto, esce da tutto ciò che è razionale, portandoci insieme a lui. D’altra parte, l’esotica Janir si contrapporrà a lui con i suoi fondamenti più pragmatici. Ma la linea sottile di demarcazione può fondersi e confondersi durante il cammino.
Il Sahara, la sua immensità e i misteri che custodisce intesa come metafora della ricerca interiore e della consapevolezza di riscoprirsi.
Al ritorno… nessuno è come prima della partenza.
La scrittura di Lucio Schina è ricca, descrittiva, evocativa, raffinata, profonda e a volte un po’ aulica, ma non perde mai la sua linearità e lo scopo della narrazione. Il romanzo è avvincente e scorrevole, si percepisce la preparazione antropologica dell’autore.
Le descrizioni sono minuziose e particolareggiate, sia nell’ambientazione che nella caratterizzazione dei personaggi che vengono scoperti e delineati a piccole dosi. Fino alla fine, ci troviamo a scoprire i tasselli di un puzzle che loro stessi stanno componendo.
Ho amato molto anche la parte che ha riguardato il sentimento di amore, ben incastonato nella vicenda, sinuoso come il vento del deserto, delicato, leggero e appassionante; è stato capace di permeare ogni pagina della vicenda, senza appesantirla o banalizzarla. L’amicizia è un altro sentimento molto presente, che ho apprezzato davvero.
Suggestione, magia e pragmatismo si intrecciano durante le pagine del romanzo. Chissà che le avventure del giovane antropologo non abbiano un seguito con nuove entusiasmanti scoperte e spedizioni.
Grazie a Lucio Schina per la sua poetica profondità. Un viaggio molto bello questo del suo antropologo. 


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