sabato 26 febbraio 2022

DOPPIA RECENSIONE "CIAO CUORE" di Giovanni Scalambra

 

Doppia recensione per "Ciao Cuore" dell'autore Giovanni Scalambra. 
A cura di Laura Altamura e Dario Zizzo.



Titolo: Ciao Cuore

Autore: Giovanni Scalambra

Genere: Racconti

Disponibile in ebook a € 2,69

E in formato cartaceo a € 8,00 o € 12,90

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TRAMA:

Matilde e Francesco passeggiano mano nella mano a Ravenna, parlando di Dante e universi paralleli. Consapevoli che potranno amarsi solo quell’unico giorno.
Silvia e Tommaso sono usciti assieme una volta ai tempi del liceo. Poi si sono persi, sfiorandosi negli anni senza mai più parlarsi. Finché, in una libreria di Bologna...
Riccardo è seduto su una panchina del Parco del Valentino, a Torino. Aspetta Roberta. Si sono dati appuntamento venti anni prima e da quel giorno non si sono sentiti. L’amore può essere più forte del tempo e del silenzio?
Alessandra e Giovanni si conoscono su una terrazza fiorita nel centro di Bologna. Si piacciono, si innamorano, si amano. Ma forse non sono ancora pronti per vivere la loro storia alla luce del giorno.
Gaia e Mattia hanno passato un’estate a inseguire scoiattoli e gesti romantici sulle montagne abruzzesi. Un amore segreto. Eppure, anni dopo, un libro parla di loro...

Cinque racconti di sentimenti e batticuori, cinque storie di ragazze e ragazzi, donne e uomini, alla ricerca di un amore che non può esistere senza baci, mani nelle mani e occhi negli occhi.


Ciao Cuore è una raccolta di racconti romantici nel vero senso della parola; la divisione in storie brevi e non collegate mi ha spinto a leggerlo avendomi incuriosita.
In tutte c’è un denominatore comune che è l’Amore e l’assenza di esso, con conseguente ricerca e desiderio di ricongiungimento.
Ecco, quello che ho percepito da tutti i vissuti è un sentimento travagliato, a volte messo da parte, ricacciato nel fondo del cuore per paura di viverlo, ma destinato a fiorire nella sua essenza, sulla scia del leit motiv dell’amore vero che non muore mai e resiste strenuamente alle intemperie.
A volte tener dentro questo sentimento e non viverlo pienamente può essere doloroso. Suonano chiare come una sentenza nel racconto "Ho voglia di mare" le parole della giovane Silvia a suo padre, quando scopre che da vent’anni è innamorato della stessa donna, di nome Silvia anche lei, ma, per una serie di meccanismi mentali, è fuggito dopo un solo timido bacio:

Allora dimenticala. Non puoi tenerla dentro di te e allo stesso tempo fare di tutto per evitarla.

Amore è dunque ricerca del completamento di sé ma anche tormento.
Lo stile è decisamente dolce e l’autore si sofferma sulla descrizione dei personaggi e dei loro viaggi interiori come se fossero suoi amici, al punto che io stessa mi sono affezionata ad alcuni di essi.
I dialoghi sono frequenti, alcuni anche molto freschi e briosi, come quelli dei giovani, ci sono situazioni che mi hanno riportato con un veloce flashback ai lontani tempi della scuola.
Le conversazioni inoltre rendono molto godibile la lettura che scorre via in un pomeriggio.
Dicevo, l’Amore per antonomasia è l’ingrediente di base ma non in maniera melensa e sdolcinata, anzi è come una forza costante che muove le scelte dei personaggi.
Fra tutte ho apprezzato maggiormente Inuit: Bologna, estate, un ascensore, un incontro fra Giovanni e Alessandra, un amore segreto che nasce ma è destinato a finire.
Dopo qualche anno, una email da parte di lei per ritrovarsi nella terrazza, nella loro osteria.
L’incertezza, l’attesa, il sospiro, la paura e l'imbarazzo e poi…
Una parola Iktsuarpoc, appresa da Giovanni durante un viaggio in Groenlandia. Essa esprime la frustrazione di dover aspettare qualcuno che sai non arriverà mai ed è ciò che lui ha provato in tutti gli anni vissuti senza di lei. Credo sia un qualcosa che tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo sperimentato: la ricerca, l’attesa di un partner che possa farci smettere di pensare ad una assenza, ad un vuoto, ad una storia finita ma che picchia ancora selvaggiamente sotto la nostra pelle e fa male.
Ho notato che nelle descrizioni, oltre al bacio in sé, sempre delicato, a volte rubato dalle labbra del partner, si fa riferimento alle mani. Così troviamo dita che stringendosi si annodano e si cercano in un valzer (semi cit.) come primo approccio per esplorarsi e conoscersi.
O dita che si intrecciano per condividere smarrimento o cercano di afferrare il vento, dita che danno brividi, profumi che restano fra le dita e via dicendo.
Una lettura consigliata per chi ama e crede ancora nei buoni sentimenti!  



Ciao cuore - titolo preso da quello di una canzone di Riccardo Sinigallia - di Giovanni Scalambra è una raccolta di racconti, cinque, che ci fa riflettere sulle misteriose vie dell’amore. 
Ecco quindi che in Universi paralleli Matilde e Francesco si incontrano una volta all’anno, in città diverse, pensando cosa avrebbe potuto essere quel singolare rapporto se fosse stato regolare, se in un universo parallelo fossero stati legati da una relazione trecentosessantacinque giorni all’anno, come l’autore scrive, in modo asciutto, in periodi che sono sentenze, nell’incipit: 

Ogni decisione, ogni snodo della vita di una persona fa nascere un universo parallelo che vive e si sviluppa autonomamente. In quel mondo un individuo potrebbe essere più felice o ancora più solo, potrebbe vivere il grande amore o non averlo mai incontrato. Se si potesse passare dal nostro universo a uno degli altri, l’esperienza sarebbe straniante, come guardarsi nello specchio deformante di un Luna Park.

C’è una grande malinconia in questa unione a tempo, in questo amore che sembra quasi nascere un giorno e morire per trecentosessantaquattro giorni all’anno.
In Ho voglia di mare, ambientato a Bologna, a partire dal ’94 fino al 2021, ci troviamo di fronte ai turbamenti di Silvia, un’impacciata liceale che si prepara all’incontro con Tommaso, il bellone della scuola. Quell’uscita non ha un seguito, ma vent’anni dopo i due - ognuno si è fatto una propria famiglia - si rivedono, in una di quelle esperienze nelle quali ognuno vede nell’altro i segni del passare del tempo. Lo scrittore sa portarci tra i banchi della classe, in un’epoca che sembra preistoria:

Massimo, autoconfinato in fondo all’aula sotto a una cartina dell’Europa con Unione Sovietica e Jugoslavia ancora salde nei loro confini, legge l’ultimo numero di Dylan Dog nascosto strategicamente tra l’astuccio Invicta e il quaderno di storia…, 

Un’epoca che l’autore riesce a tratteggiare con poche pennellate, per mezzo di riferimenti storici e qualche appunto più frivolo.
Vent’anni dopo ci parla di Riccardo che scrive libri per bambini e che aspetta su una panchina, a Torino, Roberta, la fidanzata di vent’anni fa, perché allora, quando lei era partita per girare il mondo, così avevano stabilito.
Inuit è la storia di Alessandra e Giovanni che s’incontrano sempre nella città di San Luca; la prima così appare:

Il vestito chiaro stringe e pizzica il suo corpo affilato, lo solletica, lo corteggia con innocenti carezze.

Giovanni, con un gran senso dell’umorismo si mette a parlare di quelle scoperte inutili che vengono premiate con un Nobel al contrario. Gli incontri sono sempre appassionati, di quella passione che è anche tragica perché lotta contro il passare del tempo, destinata prima o poi a finire: 

C’era l’urgenza sofferta di far incontrare le labbra, come se il tempo a disposizione non fosse mai abbastanza….

Finirà la loro storia d’amore? Io lo so ma non ve lo dico.
Ne Lo spazio di un racconto, i protagonisti sono due ragazzi: Mattia e Gaia. Lei scrive racconti, uno dei quali sarà pubblicato, ma con una sorpresa finale.
Ciao cuore si rivela come una istantanea in cui ognuno potrà rivedere se stesso, perché l’amore è sempre uguale, è una fotografia fresca di stampa che pian piano invecchia assieme a noi. 


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