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In uscita oggi "Non chiamarmi Biancaneve" dell'autrice Angelica Romanin.
Daniela Colaiacomo lo ha letto in anteprima per noi.
Autore: Angelica Romanin
Genere: Chick Lit
Disponibile in ebook al prezzo lancio di € 0,99
A breve anche in formato cartaceo
TRAMA:
Bianca è un’agente immobiliare con un’irragionevole allergia all’amore.
Frederik è un ricco imprenditore in cerca di casa.
Lei è testarda, inquieta, disincantata. Lui è affascinante, irresistibile, deciso.
Lei non lo sopporta. Lui la trova adorabile.
Lei vuole vendergli quella maledetta villa e liberarsene il prima possibile. Lui ha deciso di sedurla.
Ma Bianca non è affatto intenzionata a cedergli. Lei ha un solo obiettivo: fargli firmare quel dannato contratto!
Anche se questo volesse dire seguirlo in piena notte in una villa infestata dai fantasmi, imbarcarsi in un’assurda caccia al tesoro e trascorrere con lui molto più tempo di quanto avrebbe voluto...
Ironico, intrigante, originale e divertente, misterioso con un tocco di soprannaturale, questo ultimo lavoro di Angelica Romanin è una conferma: il suo stile mi piace, posso affermarlo perché, ad esclusione de Nel futuro che ci attende, ho letto tutti i suoi libri; le sue protagoniste mi affascinano, sono eroine, caratteristiche e sempre plausibili, di ogni storia, mentre i contesti familiari da cui provengono sono inconsueti, convincenti anche se molto fuori dagli schemi.
Se a distinguere ogni racconto è l'originalità, in quest'ultimo, in particolare, la scelta di esprimere in prima persona il pov di Bianca contrapponendolo a quello in terza persona di Frederik, per quanto azzardata, è, dal mio punto di vista, estremamente efficace, perché focalizza l'attenzione del lettore sulla protagonista femminile mentre consente la connessione con i pensieri di quello maschile. Inoltre, insieme alla storia di Bianca e Frederik, parallelamente ma duecento anni prima, si svolge quella di Rebecca, Patrick e Lorenzo: tra presente e passato, strane visioni e perdite si coscienza, il mistero è tutto da svelare.
Andando per ordine, però, un accenno alla trama è d'obbligo.
Bianca Neve:
Questo nome è una scocciatura tremenda. E lo è sempre stato. Durante l'infanzia, ma soprattutto durante l'adolescenza, quando “Biancaneve e i sette nani” si trasformava in: “Biancaneve sotto i nani” e mi si chiedeva se al posto della mela non avessi preferito ‘sta banana. Ma sorvoliamo. Il vero problema qui è mio padre. Come si fa a pensare di chiamare Bianca una figlia, quando ti chiami Neve di cognome? Bisogna essere un sadico!
Quando gli ho chiesto spiegazioni lui mi ha risposto: «Che ti devo dire? Con tua madre è stata una lotta. La scelta era tra Bianca, Aldebaran e LucreziaBorgia tutto attaccato. Che dovevo fare secondo te? Ho scelto il male minore.»
Bianca Neve, una ventisettenne magra - Grandi occhi azzurri, labbra appetitose, gambe lunghe e un culo favolos... -, laureata in storia dell’arte, per colpa di un raccomandato figlio di papà, ha visto sfumare le aspettative di trasformare in assunzione il contratto a termine in una galleria d’arte di Milano ed è tornata a Bologna, la sua città, dove, per necessità e senza alcuna soddisfazione, lavora nell'agenzia immobiliare di Genziana. Ad affiancarla due colleghe - da lei ribattezzate Cunegonda e Genoveffa - con le quali ha un rapporto di reciproca antipatia.
Non capisco se invidiano di più la mia seconda scarsa di reggiseno o la mia capacità di abbuffarmi senza ingrassare. Non lo sanno che io pagherei oro per mettere su qualche chiletto.
Tette piccole, fianchi stretti e gambe lunghe. Più che una donna sembro una radiografia.
Bianca sottovaluta il suo aspetto fisico, è molto orgogliosa, il suo carattere suscettibile, istintivo e senza filtri, le preclude qualsiasi amicizia e, a causa della sua natura indipendente e diffidente, tiene a distanza gli uomini, soprattutto se ricchi e affascinanti.
A "Villa Incantata", una stupenda casa in collina dove si dice alberghi il fantasma di una donna suicidatasi alla fine del 1800, incontra Frederik Mayer, interessato all'acquisto per conto del padre.
Alto, attraente, abiti costosi e maliziosi occhi blu. Questo tizio è quello che mia madre definirebbe un grosso guaio: appetitoso come un bignè alla crema, pericoloso come un fucile caricato a pallettoni. Sulla sua fronte lampeggia la scritta "danger" a lettere cubitali.
Del resto, ho imparato a diffidare dei tipi come lui fin dall’alba dei tempi, quando ancora non sapevo leggere e mia madre mi raccontava le favole. La bella addormentata, Cenerentola, Biancaneve... Tutte avevano in comune una cosa: erano donne sicure di sé, impegnate e indipendenti, e non si lasciavano fregare dai begli occhioni di un principe. Al ballo a corte preferivano un impiego come astronome all’osservatorio di Arecibo, e quando si svegliavano dal sonno profondo, non era per un bacio dello sfigato, ma perché suonava la sveglia ed era ora di prendere l’aereo per un viaggio intorno al mondo.
Ah no? Dite che non era proprio così? Beh, le favole che mi raccontava mia madre, invece, finivano proprio in questo modo.
Frederik Mayer è un trentacinquenne bellissimo e scanzonato, pur non essendo il suo tipo, è stranamente attratto da Bianca che sembra essere immune al suo comprovato fascino.
Intrigato dalla presenza del fantasma nella villa, Frederik convince la riluttante Bianca a seguirlo in soffitta, per cercare indizi: tra mobili vecchi, un diario antico, lettere d'amore nascoste e il ritratto di una donna bellissima dallo sguardo triste, i due sono coinvolti in una storia oscura e misteriosa che rivelerà un'incredibile realtà.
Ho amato e, allo stesso tempo, detestato Bianca, il suo modo di porsi al prossimo, la tenacia con cui difende la propria libertà, l'indipendenza acquisita con sacrificio e la rettitudine che la caratterizza. La forza con cui combatte l'attrazione per Frederik è ammirevole anche se inutile perché non sempre la mente può frenare l'istinto.
Frederik non è famoso per riflettere molto. È più un tipo impulsivo, abituato a prendere la vita al volo...
È un bell’uomo e lo sa, anche se non ci fa caso più di tanto. Fa sport il giusto, qualche volta va in bici o a correre, ma non è uno di quei tipi fissati con la palestra. Semplicemente la natura l’ha dotato di un bel fisico.
Se c’è una cosa che lui proprio non sopporta è veder piangere una donna. Gli dispiace, ecco. Lui le donne vuole farle sorridere, non piangere.
È un tipo un po’ anomalo, in effetti. Non saprebbe nemmeno come definirsi. Un seduttore gentiluomo? Forse. O più semplicemente un single patologico. Perché il suo problema non è che non vuole impegnarsi, no. Il suo problema è che non gli riesce proprio di innamorarsi. In trentacinque anni di vita non gli è mai capitato.
L'incontro con Bianca lo destabilizza facendo crollare tutte le sue certezze; anche lui combatte i sentimenti che tanto lo turbano.
«No, non tutte le donne cercano il principe azzurro» sogghigna. «Ce n’è di sicuro una che il principe non lo sopporta proprio.»
Al pensiero di quella carognetta dal viso angelico, la bocca gli si incurva in un sorriso malizioso. Ma subito rinsavisce.
«Non ci pensare nemmeno» si ammonisce, scuotendo la testa.
A poco a poco, rivelando la sua vera natura, abbatte i pregiudizi di Bianca.
Sono stata molto coinvolta dalla storia di Rebecca, le ripercussioni su Bianca sono cariche di emozione, si percepisce il legame che unisce le due donne, i sentimenti che provano sono forti, l'empatia è notevole. D'altra parte l'amore di Patrick commuove e trascina nell'attesa di scoprire il suo ruolo nella storia che Angelica Romanin, attraverso indizi ben nascosti, rivela a poco a poco, mentre le parti delle figure marginali, quali Jacopo e Marika, per esempio, caratterizzano e rendono più interessante il racconto.
Scritto bene, scorrevole e divertente, a volte commovente, il libro scorre velocemente mentre il lettore è ammaliato dalla storia nella storia, dai risvolti oscuri da scoprire, dalle connessioni da rivelare, dal pericolo di possibili interferenze, per arrivare alla conclusione, imprevedibile e non scontata, un epilogo, soddisfacente ed appagante.
Ovviamente è una lettura che consiglio.
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