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Recensione "Rivelazioni d'acqua" dell'autrice Camilla Ziglia,
edito Puntoacapo Editrice. A cura di Andrea Macciò.
Autore: Camilla Ziglia
Genere: Poesia
Casa editrice: Puntoacapo Editrice
Collana: Altrescritture
Disponibile in formato cartaceo a € 12,00
TRAMA:
La poesia di Camilla Ziglia accade in sé ed è in sé compiuta, come nella migliore tradizione di un ermetismo che affonda le radici nel Novecento e supera i suoi limiti di fruibilità grazie alla forza nitida di una parola piena, vibrante. Sono versi terribili e dolci, quelli di Rivelazioni d’acqua: esondano tra ritmi e pause con naturalezza, emergono dal fondo per darsi alla luce, per dirla con Ungaretti, portando con sé un segreto, un velo capace di mimetizzare la realtà, destrutturarla, ricostruirla su piani altri: è il lago il luogo d’incontro, la sua lentezza paziente dove tutto si cala, galleggia, affonda, riemerge, in una terra di nessuno, un non luogo dove appartenersi, e pur per poco, meravigliarsi. (Dalla Prefazione di Ivan Fedeli)
Il lago è il protagonista della raccolta poetica
Rivelazioni d’Acqua di Camilla Ziglia. La sua poesia è caratterizzata da una
marcata forza visiva e iconica, che porta il lettore a immaginare gli ambienti
lacustri evocati dai suoi versi. Possiamo immaginare che sia uno dei bellissimi
laghi del bresciano, terra di origine dell’autrice.
Come afferma nella prefazione Ivan Fedeli, l’opera
dell’autrice rielabora in forme personalissime la tradizione poetica
dell’ermetismo italiano del Novecento. Sono componimenti brevi, improvvise rivelazioni d’acqua, arricchite da allitterazioni e rime appena sussurrate.
Rivelazioni d’acqua inizia con un incipit che si rivolge
direttamente al lettore: stai qui, senti- ti piace- è il mio giardino sulla
sponda del lago come se fosse un invito a entrare nel suo mondo poetico.
La raccolta è divisa poi in quattro stagioni: stagione di
mancanza, stagione di sangue e perdono, stagione di promesse, stagione di
percorsi. Le stagioni atmosferiche percepite dal suo giardino sul lago trasfigurate
in metafore dei percorsi interiori.
Un grazie di ciglia/questa nebbia/che emerge dall’acqua
dalla terra/ più grassa si lascia accogliere. Può essere la morte/ tanto pazza
della vita, da guardarla piano negli occhi/ e alitarle in faccia.
Al confronto tra vita e morte è dedicato questa sezione del
libro, che richiama idealmente la stagione delle nebbie e del letargo della
natura.
La stagione del sangue e del perdono evoca l’inverno, con
immagini che rimandano al freddo e alla neve. È una stagione violenta e nelle
poesie dominano le immagini di strappi e lacerazioni.
M’ha strappata a viva forza/strattonata per i
polsi/all’apertura delle imposte o il sole più freddo/acceca la neve d’alta
quota.
E arriva la Primavera, la stagione delle promesse e dell’attesa
di una rinascita che magari non avverrà, qualcosa di simile al leopardiano
sabato del villaggio.
C’è un momento all’alba/ che torna al tramonto/ riaffiora la
costante del tempo/ (…) in un attimo è giorno.
È anche la stagione dell’amore…
Se mi chiedi cos’e amore/stringo le mani nelle tue/ quelle
che mi hai teso vuote/ con tutta la vita scritta dentro”
… stagione che ci porta all’estate, la stagione dei
percorsi e della calma delle cose compiute. La centralità del magico
ambiente lacustre si acuisce in quest’ultima parte della raccolta, con
moltissime immagini dal grande impatto visivo. La nebbia è un’altra costante
del viaggio poetico di Camilla Ziglia, dalla fitta nebbia autunnale alla
suggestiva nebbia di sole estiva. Nella sezione dedicata all’estate compare
l’umanità come sfondo della natura, l’immagine dei bambini che fanno il bagno
nel lago, quell’abbraccio di madre che può tornare.
E in una delle poesie Camilla Ziglia ci suggerisce la sua
visione del mondo, letta non su assi cartesiani ma attraverso la diagonale
della vela, oltre il dualismo e le facili semplificazioni. Una rivelazione
d’acqua.
E il cerchio si chiude con l’excipit, nel quale l’autrice
intravede nell’estate l’ombra malinconica dell’autunno.
Ogni volta l’estate/innerva radici nelle tinte
d’autunno/trascina l’illusione/come chi non vuole morire. Si impara davvero/ a
lasciare e aspettare?
La magia dell’acqua e della calma lacustre, la calma delle
cose compiute, è foriera di rivelazioni sul senso della vita, per chi la sa cogliere.
E con l’excipit Camilla Ziglia ci accompagna in un tempo ciclico, alla ricerca
di nuove stagioni e nuove rivelazioni d’acqua.
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