Buon pomeriggio amici lettori!
Silvia Iside ha letto "L'armadio bianco" di Sylar Gilmor, edito Brè Edizioni.
Autore: Sylar Gilmor
Casa editrice: Brè Edizioni
Disponibile in ebook a € 3,99
E in formato cartaceo a € 14,00
TRAMA:
Un armadio dove rinchiudere le insicurezze, ma trovare anche la forza per combattere e andare avanti. Un semplice mobile, un involucro inanimato di abiti e coperte, per Andrea è un punto di riferimento importante. In quel guardaroba ritrova il profumo della mamma, morta quando lui era bambino. In quelle ante cerca il coraggio per affrontare una realtà che chi gli sta intorno non accetta: l’omosessualità. In un’Italia degli anni Ottanta, quando era quasi un divieto dichiarare di essere gay, con l’Aids che si manifestava in modo sempre più latente, Andrea deve superare ostacoli e pregiudizi per vivere un amore travolgente. Massimo è il sogno, è la passione da sempre desiderata, è l’amico con cui condividere momenti di gioia, ma anche di tristezza. Eppure i due ragazzi sono costretti a separarsi. Le loro vite prendono direzioni diverse, vengono divisi a causa del perbenismo, respinti da genitori che si vergognano di loro.
Un amore che va oltre il tempo, un sentimento che li accompagnerà anche da adulti. Un libro denso di emozioni, un racconto che racchiude un mondo fatto di affetto, dolcezza e calore, ma anche di battaglie e di scontri.
Ogni volta che sarò chiamato ad affrontare una nuova battaglia, chiuderò il mondo fuori casa e mi andrò a sedere vicino al mio armadio bianco, in cui troverò sempre la forza di rialzarmi.
È fuor di dubbio che per capire cosa un autore scrive è necessario conoscerlo, dopo tre opere di Sylar penso di aver raggiunto un grado di confidenza con i suoi racconti che mi permette di assimilare la bellezza delle storie. L’armadio bianco è, in un certo senso, il libro più corposo da lui scritto finora sia per la linearità del romanzo che per tutti i temi che dalla trama emergono.
Già dall’inizio appare un quadro in cui lo spirito dei fiori, splendida immagine ripresa nel finale, è chiazzato da zone d’ombra. L’infanzia, durante la quale s’indovina già il temperamento remissivo del protagonista, Andrea, e la morte della madre che ne aggrava la mestizia. Tuttavia, la sua capacità di reagire mettendosi ad amorevole disposizione della famiglia e la facilità con cui stringe amicizie tenere distendono l’atmosfera. L’amore con Massimo, di cui l’apice è raggiunto con le scene del faro e della tenda, è l’altro ingrediente dolce ma sotto la superficie riemerge presto il sale delle lacrime.
Un’altra scena clou è quella della lite di Andrea col padre e il fratello, i cui strascichi dureranno anni. La demonizzazione moralistica di un amore tra ragazzi e un’ignoranza che dilagava allora (e dilaga oggi) su argomenti riguardanti la salute, unite alla mancanza totale di dialogo conducono alla rottura tra Massimo e Andrea e i loro familiari. Fin qui, si potrebbe dire che la storia è drammaticamente comune però non è così, perché la forza di Sylar risiede proprio nella sua capacità di rendere i sentimenti e i personaggi realistici e veri. Il lettore sente tutte le loro emozioni e non gli sfugge neppure la minima reazione interna del ragazzo, del padre, del fratello, della dottoressa… Ciò che gli sfugge e ritrova con sorpresa molto più avanti è un dettaglio (che taccio per non spoilerare), il quale poi si ricollega a quella incapacità di comunicare bene che è stata alla base del disastro.
L’amicizia e la capacità di sognare hanno il ruolo prevalente nella seconda parte del libro, ambientata in Inghilterra. Mi resteranno impresse alcune delle riflessioni di Andrea, ormai divenuto giovane insegnante: non ammettere mai che non sai qualcosa, in definitiva non mostrarti debole in nessun caso, il mondo è troppo crudele. Tutto ciò è avvolto dalla nostalgia per gli anni ’80.
Consigliato!
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