Oggi vi parliamo di Alexandra Maio, un'autrice che ha all'attivo diversi romanzi editi Delos Digital, HarperCollins Italia, Butterfly Edizioni (qui). Leggete l'intervista che le abbiamo fatto poco tempo fa nel gruppo delle Harmonyne 😊
- Raccontaci qualcosa di Alexandra.
Alexandra Maio è lo pseudonimo che ho scelto per firmare le
mie storie d’amore. La scelta non è casuale, in effetti Alexandre sarebbe stato
il mio nome se fossi nata maschio e Maio significa maggio in portoghese, il
mese in cui sono nata. Ho deciso di usare un nom de plume perché sono nata in
Brasile e il mio vero nome ha una connotazione religiosa che trovo poco adatta
al genere sentimentale. Amo leggere, scrivere, cucinare, dipingere, camminare e
curare le mie piante. Attendo il giorno in cui smetterò di lavorare per poter
fare tutte queste cose liberamente. Avrei voluto essere capace di suonare il
pianoforte e se dovessi rinascere vorrei fare la detective.
- Parlaci del percorso che ti ha portato a essere quella che
sei oggi.
Sono nata a Rio de Janeiro quasi cinquant’anni fa. Dopo la
laurea in Architettura ho fatto un viaggio in Italia in cui ho conosciuto il
mio attuale compagno. Come nelle storie romantiche che scrivo, il nostro amore
è cresciuto al punto da impedirci di vivere uno senza l’altra. Da quasi
venticinque anni abitiamo felicemente insieme in provincia di Como, dove
gestiamo il nostro locale serale.
Nei primi anni in Italia ho avuto difficoltà con la
scrittura. Parlare contemporaneamente le due lingue non è stato un grosso
problema, ma quando ho iniziato a pensare in italiano, scrivere in portoghese è
diventato complicato. Il portoghese e l’italiano sembrano molto simili, ma
presentano differenze lessicali, verbali e di nomenclatura che bisogna
conoscere a fondo. (Squisito, ad esempio, che in italiano significa delizioso,
in portoghese (esquisito) significa strano.) Ci sono voluti molti anni perché
io riuscissi a scrivere fluentemente in italiano. Ancora adesso una delle cose
che più mi confondono sono le doppie, e ringrazio spesso il correttore di word
e di chrome per l’aiuto!
- Da dove nasce la tua passione per la scrittura?
Penso che la mia bisnonna mi abbia tramandato nel dna la
predisposizione per raccontare storie. Da ragazza divoravo i romance, e siccome
ho sempre avuto molta fantasia, ho iniziato a scrivere perché volevo mettere
nero su bianco i filmini mentali romantici che creavo in testa prima di
addormentarmi! Il mio primo romanzo l’ho completato nell’adolescenza ed era una
storia d’amore un po’ ingenua. Da allora non ho più smesso di scrivere,
cercando sempre di migliorare la tecnica e lo stile.
- Come vedi il futuro dell'editoria? Self o CE? E-book o
cartacei? E tu cosa preferisci?
Non ho ben chiaro quale sia il futuro dell’editoria. Quello
che vedo adesso è che molte persone non leggono i miei libri perché pubblico
solo in digitale. Nei gruppi, alla domanda “Cartaceo o digitale?”, la risposta
predominante è cartaceo. Io amo i libri di carta perché sono cresciuta con
loro, anche se ormai li prendo quasi tutti in biblioteca perché tra me e il mio
compagno, a casa non abbiamo più spazio. A dire il vero ho capito che il
pensiero “voglio possedere il libro” che avevo da giovane non è così
importante. L’importante è leggere. Possiedo un kindle pieno di libri e penso
ci si possa innamorare del proprio e-reader così come di un cartaceo. Questo
per quanto riguarda il lettore. Per chi scrive, invece, come self si può
pubblicare tutto quello che è stato rifiutato dalle CE. Ma non solo. Conosco
brave autrici che pubblicano esclusivamente come self, e altre che dopo aver
pubblicato con le CE scelgono di pubblicare in proprio, riuscendo ad avere più
successo di prima.
Quando ero giovane sono sicura che se i self fossero
esistiti avrei sicuramente usato quel canale, anche se i miei romanzi non erano
pronti per essere letti. Forse il contatto diretto con le lettrici mi avrebbe
fatto capire che dovevo migliorare. Le CE servono da filtro, ma a volte questo
filtro tiene tra le sue maglie romanzi che pubblicati in proprio diventano dei
successi. Forse anche per questo le CE oggi sono alla ricerca di autrici indie
di successo per pubblicarle in cartaceo. D’altro canto una CE seria ti aiuta a
imparare ad affinare l’editing. C’è anche da dire che una self sconosciuta ha
meno possibilità di farsi leggere; con una CE questa possibilità cresce, se non
altro, solo perché i lettori trovano l’e-book nelle collane. L’editoria self ha
bisogno di molta pubblicità. Se nessuno sa che il tuo libro esiste, chi lo
legge? L’ideale è essere pubblicati in cartaceo da una CE presente nelle
librerie. Però le librerie hanno dei giri veloci e continui, cosa che non
succede negli store on-line.
Penso che ci sia un lato positivo per ogni tipo di
pubblicazione. Bisogna saperle sfruttare al meglio.
- Quali consigli daresti a uno scrittore che vuole accostarsi
a questa professione?
Chi vuole scrivere dovrebbe avere una passione sfrenata per
la scrittura, del tipo “Non mi è possibile smettere di passare ore e ore
davanti al computer riempiendo le pagine bianche di frasi che emozionano.”
Secondo me non si può pretendere di accostarsi alla professione se non si è uno
scrittore sfegatato. Dopodiché ci vuole tenacia. Restare inediti per anni,
ricevere camionate di rifiuti, essere snobbati nei concorsi letterari… fa parte
della crescita di un autore. L’importante è non sopravalutarsi, credendo di
essere un incompreso. Ci vuole modestia, apertura mentale e perfezionamento del
proprio talento, giorno dopo giorno.
Consiglio anche di non pubblicare a pagamento. Serve solo a
buttare via tanti soldi. Se proprio non si può fare a meno di vedere il proprio
libro pubblicato, oggi esistono diverse piattaforme gratuite. Pubblicare come
self può servire a mettersi alla prova con i lettori e a vedere quello che si
scrive sotto una luce esterna che spesso illumina angolini di noi stessi finora
sconosciuti. Si può imparare molto da questa esperienza. Consiglio di curare
nei particolari il proprio e-book, dalla grafica al contenuto narrativo.
In breve, credo che prima o poi la tenacia ripaghi lo
scrittore che ha letto molto, che ha voluto migliorare ogni giorno e che ha
imparato a scrivere storie che riescono a toccare il cuore del lettore.
- Hai trattato diversi generi letterari... Scelta dettata dal
mercato? Quanto può condizionare?
In passato ho sempre scritto senza cercare di adeguarmi al
mercato editoriale e per anni i miei romanzi sono stati rifiutati. Oltre alle
storie d’amore scrivevo romanzi surreali, di fantascienza e noir. Con l’avvento
del digitale molte porte si sono aperte e oggi la distanza tra editore e autore
è diminuita. È molto più facile trovare una CE in linea con quello che ami
scrivere. In autunno un mio romanzo surreale scritto una decina di anni fa e
perfezionato nel tempo verrà finalmente pubblicato con il mio vero nome. Penso
che bisogna sempre scrivere ciò che si ama e si conosce. Se si sceglie di
adeguarsi al mercato editoriale si corre il rischio di non scrivere con il
cuore. E la scrittura dovrebbe essere passione.
- Perché la gente dovrebbe comprare i tuoi libri?
Preferirei che i lettori scegliessero da soli i miei libri
senza che io debba spiegargli perché dovrebbero farlo! L’importante è che, se
decidono di leggere un mio libro, siano in cerca di emozioni e di storie
diverse dal solito.
- Faresti mai compromessi per arrivare al successo?
Tipo patto col diavolo? No grazie. La mia anima non vale il
mio successo. (Nel caso il diavolo avesse le sembianze di Bradley Cooper potrei
facilmente cambiare idea.)
- Il tuo sogno nel cassetto.
Più che un sogno nel cassetto ho un cassetto pieno di sogni,
che piano piano si stanno avverando.
- Parlaci del tuo ultimo lavoro.
Si tratta di una commedia romantica degli equivoci
intitolata “Amore a seconda (s)vista” che parla della ricerca dell’anima
gemella. Ho avuto qualche dubbio dopo la stesura di questo romanzo perché
trattandosi di una storia ironica non ero in grado di capire se riuscivo a far
sorridere il lettore. Ora che si avvicina la data di uscita, da una parte sono
timorosa e dall’altra sono curiosa di vedere se sono riuscita nel mio intento.
- Progetti per il futuro?
Ho tre storie in cantiere che spero di finire entro l’anno.
Una di queste è particolarmente impegnativa perché il protagonista è Lord
Byron, il poeta maledetto, e mi sto documentando il più possibile per rendere
il personaggio reale, anche se la storia si svolgerà in un futuro lontano e il
contesto originario non sarà rilevante.
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