sabato 15 giugno 2019

"LUCE SPLENDA" di Alice Bassoli



Buongiorno follower!
Vi presento "Luce splenda", l'ultima pubblicazione dell'autrice Alice Bassoli.








Titolo: Luce splenda
Autore: Alice Bassoli

Genere: Narrativa femminile

Disponibile in ebook a € 0,99
e in formato cartaceo a € 5,20
  





TRAMA: 

È nell'amore la risposta, è lì che si deve cercare, quando si convive con il sospetto che il cuore non possa sopravvivere ad un altro collasso. Per Elena, che è senza malizia, non è naturale liberarsi dell'eredità pesante di una storia passata, e lasciarsi trascinare da Tommaso, ragazzo avvenente, che vorrebbe coinvolgerla nella propria vita. In fondo ai suoi occhi verde bosco, Elena scorge una pace bianca in cui lei potrebbe rannicchiarsi per sempre e sentirsi al sicuro. Forse lì, le sue insicurezze non potrebbero tormentarla più. “Due anime si incontrano e il tempo prende una nuova forma, si adatta a quelle luci, a quelle frasi ancora non dette."



BIOGRAFIA:

Alice Bassoli è nata e cresciuta in provincia di Reggio Emilia (nella cosiddetta "bassa"), tra nebbia e zanzare, dove tuttora vive, insieme al suo compagno. "Luce splenda" è il suo secondo romanzo. Dopo "Cento volte ancora" Alice torna per raccontarci una nuova storia, con nuovi protagonisti, descrivendo un amore velato.



DICE L’AUTRICE:

"Life on Mars" di David Bowie è stata una canzone fondamentale. Non c'entra con la storia, però la ascoltavo di continuo, perché mi ispirasse... e l'ispirazione, si sa, è aria fresca...
Com'è nata la storia.... volevo raccontare di un amore sospeso, del godimento che germoglia attraverso l'attesa, la consapevolezza di un sentimento che se lasciato correre, travolgerebbe ogni cosa.
Nel primo romanzo 'Cento volte ancora' avevo descritto quella fame, quella passione senza rimedio, vissuta senza filtri razionali dalla protagonista.
In 'Luce splenda' ho preferito che quei filtri arrivassero, che aiutassero a costruire un determinato scenario, colorato dai timori, dalle insicurezze che la vita lascia in eredità, e che condizionano il cuore. Ma rimane la speranza che il futuro serbi una qualsivoglia forma di redenzione, e che ci faccia splendere come luce.



BREVE ESTRATTO:

Aveva gli occhi dello stesso colore dell’acqua, due pozzi profondi e verdi come il cielo quando è bagnato di lacrime e vento. Sentii i piedi immergersi in quell'acqua, in quel prato umido, scricchiolare in quel fieno verde da masticare. Respiravo la primavera che sbocciava nei suoi occhi e odoravo di nascita, mentre le guance bruciavano sotto il calore di una nuova luce. 
«Piacere, Tommaso.»   
«Elena, piacere».  
Mi prese la mano, con la stessa delicatezza di chi coglie la vita da un prato, una foglia da un albero. Le nostre mani si giunsero. Due mani che si sfiorano, sono come due labbra che si assaporano. Si appartengono dopo essersi decifrate. Era amico di Gemma da qualche tempo, e quella sera fu un caso incontrarsi, festeggiare quella conoscenza, in un pub come tanti a Modena.   
«Vieni con me». 
Mi accompagnò al bancone chiedendo al cameriere due calici di vino bianco. Gemma ed Edoardo gesticolavano da lontano con Fabio senza far caso al nostro esilio voluto.   
Due anime si incontrano e il tempo prende una nuova forma, si adatta a quelle luci, a quelle frasi ancora non dette.   
«Non ti ho mai vista qui». Era bello quanto un miracolo. La pelle ambrata, con ancora addosso il ricordo del sole estivo. La t-shirt bianca celata sotto alla giacca di pelle nera. La bocca, due petali umidi di rugiada.  
«Ti dispiace se stiamo un po’ qui, io e te?».   
Sentii le cosce fremere, il cuore inquieto. Tipe come me solitamente non dovevano piacere ai ragazzi come Tommaso, poiché io tendevo a passare inosservata nella maggior parte delle occasioni, mentre uno come lui spiccava su tutti, senza consolazione. Rabbrividii. Ero già stata mortificata in passato da situazioni simili, seppellendo pezzi di dignità a zappate violente.   «Torno da Gemma» gli dissi, travolta da quei pensieri agitati. «Perché?» 
Ma non gli lasciai il tempo di attendere una mia risposta che già ero fuggita da quel buco nero in cui era stato dolce sporgersi e ammirare l’orizzonte.   
Presi per mano Edoardo e con occhi supplichevoli gli intimai un «Andiamo!». 
Lui fu sorpreso di trovar le sue dita avvolte dalle mie come in un nido cieco, e incapace di decifrare quegli eventi mi accompagnò fuori dal locale, lasciando Gemma ad affondare Fabio coi suoi discorsi. Fuori faceva freddo. L’aria annunciava l’arrivo dell’autunno, e gruppi di ragazzi stretti tra loro evaporavano tra i fumi dei loro fiati e delle loro sigarette. Me ne accesi una.   
«Vado un attimo a salutare quelle ragazze» mi disse Edoardo. Sputai fuori la prima boccata di nicotina attendendo che facesse il suo lavoro, rilassando la testa. 
«Ti ho messo paura?». Riconobbi l’accento toscano, quella voce calma, quell’acqua: Tommaso era venuto a cercarmi pretendendo spiegazioni circa la mia fuga. 
«No!» mi aggrappai al braccio di Edoardo, strappandolo via dal suo piccolo teatrino di gloria con quelle ragazze, e lo spinsi fino in fondo alla strada.   Però prima di svoltare l’angolo, concedetti ai miei occhi un’altra occasione e guardai dietro di me. Tommaso mi osservava da quei gradini, e quegli occhi verdi, che esplodevano di luce, erano carichi di tempesta. 


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