TRAMA:
La variabile imprevista che si insinua nell’equazione apparentemente perfetta, la vite di troppo nell’ingranaggio ben (?) oliato, la singola carta che scombina l’intero mazzo. In tre parole? Il terzo incomodo. Tre diverse declinazioni in tre racconti, per pensare, sorridere, emozionarsi.
Un momento di condivisione al parco che si rivela lo specchio di una relazione tra madre e figlio che non funziona, dove le aspettative sulla maternità e verso se stessi vengono tradite.
Il rito di un appuntamento davanti a una sartoria, l’imbastitura di una storia che potrebbe prendere qualunque forma, la ricerca di un equilibrio precario tra desiderio e senso di colpa.
La passione (che rasenta l’ossessione) del proprio compagno per il calcio inglese, un bistrot-letterario e la salvifica apparizione di Colin Firth in cucina.
Quante sono le sfumature del terzo incomodo?
Le scrittrici devolveranno i diritti d’autore di questo volume a sostegno dell’AIL (Associazione Italiana contro le Leucemie-linfomi e mieloma) Sezione di Torino
BREVI ESTRATTI:
GLI ARMONICI di Monica Coppola
Mi hai raccontato che nella partitura esistono due tipi di armonici, quelli naturali e quelli artificiali.
I principianti si esercitano sui primi, più semplici: si sfiorano le corde in un punto nodale e il suono nasce in modo spontaneo. Per quelli artificiali, invece, tutto è più complesso: le dita vanno posizionate con estrema precisione sulla corda perché per realizzare questo tipo di armonico la distanza deve essere assolutamente perfetta.
Io, che di musica strumentale non ci capivo niente, fissavo le tue mani che sfioravano l’aria, desiderando che sfiorassero anche me.
Quando parlavi, quando gesticolavi o mi spiegavi le cose scivolavo in una bolla armonica, perfetta.
Non pensavo più alle mie liste, ai bambini da andare a prendere, alle fettine da fare al burro in padella, al bucato che forse non avevo nemmeno ritirato e che speravo non si ingiallisse al sole.
Quando ero lì con te, a quel tavolino, in mezzo a quelle note, tutto il mio quotidiano non esisteva più.
ARSENAL, BACI E COLIN FIRTH di Francesca Mogavero
Con un polpettone imbizzarrito, il compagno urlante sul divano e fantasie in cui a scene hot in stile Le relazioni pericolose si sovrapponeva la faccia di Bergomi in modalità commentatore sportivo, ne converrete che l’epifania di Colin Firth sia stata il definitivo colpo di grazia.
Se ne stava lì, con quello sguardo sornione e senza età, favolosamente immortale come i grandi classici della letteratura, in blusa bianca ottocentesca e mutandoni con un bel cannoncino in bella vista – il simbolo dell’Arsenal, subito a pensare male.
E va bene, ammetto di aver pensato male – malissimo – anch’io, quando glieli ho visti addosso in quel film, Febbre a 90°… Lo conosco perché è tratto dal libro di Hornby, altro calciomane patologico, a quanto pare. E perché Berny mi ha costretta a guardarlo (il film, non Colin in déshabillé). Dodici volte.
Riassumendo: Colin Firth, camicia vintage, mutandoni rossi e bianchi.
NON È GIORNATA di Carlotta Borasio
Si erano seduti vicini per caso, lui aveva detto qualcosa di brillante sul pessimo buffet, lei aveva riso, lui le aveva chiesto come si chiamava e poi le aveva detto il suo nome, come nei film, quando i personaggi si presentano in quel modo che non capita mai nella vita vera – nella vita vera te ne vai a letto senza sapere con chi hai chiacchierato tutta la sera.
Il padre di Ian aveva fatto tutto con naturalezza, era tutto semplice, un nome bastava chiederlo.
Avevano continuato a frequentarsi: a lei, questa sicurezza indossata con disinvoltura, piaceva. Lui, in questa ammirazione, sguazzava.
«Hai trovato una che vive nella tua ombra, eh!» aveva detto un amico, una sera, dopo il primo drink. Lui aveva sorriso, aveva bevuto. Con l’amico, di cui non ricordava il nome, non erano più usciti.
Però aveva ragione: lei camminava nell’ombra di lui, un’ombra dai contorni ben definiti, come quella di un albero in piena estate.
Ed era incredibilmente riposante.
Monica Coppola ha pubblicato i romanzi La misura imperfetta del tempo (Las Vegas edizioni, 2019) e Viola, vertigini e vaniglia (Booksalad, 2015). Ha curato l’antologia Dai un morso a chi vuoi tu: storie d’amore per appetiti formidabili in cui compaiono anche due racconti di Carlotta Borasio e Francesca Mogavero. Ha scritto racconti per La Repubblica – L’Espresso, le riviste letterarie Carie, Crack e collaborato con il blog di Vanity Fair. Vive a Torino e si occupa di marketing e formazione.
Carlotta Borasio ha pubblicato il racconto lungo Al buio (Intermezzi, 2017) e alcuni racconti in antologie e riviste. Vive a Torino con il marito e la figlia. Si occupa di comunicazione, come formatrice e consulente. È l’ufficio stampa di Las Vegas edizioni.
Francesca Mogavero, laureata in Filologia e Letterature dell’Antichità, vive con il naso tra i libri e i fornelli. Infatti ama le parole e i carboidrati (ma anche le verdure) e ha pubblicato alcuni racconti in antologia. È l’editrice di Buendia Books e collabora con diverse case editrici.
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