venerdì 6 agosto 2021

RECENSIONE "IL MIO CANE DEL KLONDIKE" di Romana Petri

 

Buon pomeriggio amici lettori!
Recensione: "Il mio cane del Klondike" dell'autrice Romana Petri, 
edito Neri Pozza Editore. A cura di Giorgia Spurio.


Autore: Romana Petri

Genere: Narrativa contemporanea

Casa editrice: Neri Pozza Editore

Disponibile in ebook a € 9,99
e in formato cartaceo a € 15,20

Pagina autore: Romana Petri



TRAMA:

Lei è una giovane insegnante alle prese con un lavoro precario, lui uno di quei cani portati a casa per compiacere un bambino subito dopo il rientro dalle vacanze e poi, l'anno successivo, buttato in strada con un collare d'acciaio che nel frattempo si è fatto un po' stretto. In una afosa giornata di settembre, una di quelle che aspettano una pioggia già in ritardo, i due si incontrano. Osac, il cane, è riverso a terra contro il marciapiede, più morto che vivo. Lei, la donna, sta per salire in macchina, ma quando lo nota, si ferma e decide di prenderlo con sé. Il loro incontro sembra scritto nel destino, ma Osac non è un cane come gli altri. Ingombrante, indisciplinato, scontroso e selvatico, è senza mezze misure e sembra arrivare direttamente dal selvaggio Klondike. Non è, tuttavia, un cane da slitta. È uno di quei cani indomabili che vivono sempre fuggiaschi, che sentono il «richiamo della foresta» e faticano a lasciarsi addomesticare. Il terrore dell'abbandono si è riversato nei suoi occhi, dandogli un'aria forsennata, infernale. Un animale primitivo che non riesce ad accettare interferenze nel rapporto esclusivo e assoluto che instaura con la sua salvatrice, amata in modo morboso, senza riserve. Fino a quando la notizia di una gravidanza inaspettata stravolgerà, nuovamente, la sua vita. Dopo aver dato voce alla figura del padre ne "Le serenate del Ciclone", Romana Petri torna a raccontarsi attraverso gli occhi di un altro «gigante» buono: il selvaggio Osac, un cane che, con la sua furia ribelle, sembra uscito da un libro di Jack London. 



"Il mio cane del Klondike" è un romanzo di Romana Petri, uscito nel 2017 pubblicato da Neri Pozza. La scrittrice è stata due volte finalista del Premio Strega ed è stata vincitrice del premio Super Mondello 2016.
"Il mio cane del Klondike" è consigliato a chi ama gli animali, a chi ha o ha avuto un cane in casa, a chi ha adorato Jack London e "Il richiamo della foresta", a chi è attratto dalla forza leggendaria e mitica nascosta negli esseri della natura. Ma forse è sconsigliato ai cuori deboli... Tuttavia non potrei mai sconsigliare questo libro che ho amato dalla prima riga letta e che fa scoppiare in un pianto liberatorio già a pagina 22. Mi dispiace per il lettore ma ti avviso che rimarrai incantato dal protagonista di questa storia, se già avevi perso la testa una volta per Buck tra i profumi dello Yukon e hai versato lacrime al cinema per Hachiko, e hai sperato fino all'ultimo con Togo e Balto pur sapendo la storia, allora questo è un libro che deve appartenerti in un modo o in un altro. È un libro che fa innamorare e fa arrabbiare. 
Forte, incredibilmente potente, dal pelo nero, un cane dagli occhi e dal cuore di lupo, venuto dal nulla, arrivato dall'Olimpo dei Titani, meravigliosa concentrazione di muscoli e istinti, il suo nome sarà Osac, incarnazione di terrore, adorazione e passione. Due vite si intrecciano: una giovane insegnante di francese e un randagio senza forze svenuto sulla strada. Probabilmente erano anime che già si appartenevano o che il destino aveva già deciso per loro, come due pezzi perfetti di un puzzle. Fa male vedere la vita spegnersi, fa male rincorrere i ricordi, e ogni cosa può all'improvviso avere un senso attraverso gli occhi di un cane testardo e unico nel suo genere? Geloso, caparbio, amante dei boschi, cacciatore e mangiatore di telline, distruttore di porte, serrande e auto, spesso definito araldico e spettacolare come l'ebrezza della libertà, tutto è Osac, come il suo nome egli è Amore e Caos. Il cane preoccupato per lei, l'attesa in auto davanti all'ospedale, la zampa sul grembo, il linguaggio intimo tra di loro, la protezione, l'estrema protezione e il timore dell'abbandono, il tremendo timore di essere abbandonato di nuovo: lui è Osac.
La relazione tra umano e cane è forse più complessa di come ci dicono in TV: un rapporto tra innamorati o genitore-figlio oppure protettore-difensore; è morbosità, preoccupazione e divertimento; è imprevedibilità e pazienza; è sfida e pianto; è soddisfazione e felicità; è l'incomprensione di chi un cane non l'ha mai avuto; le corse dal veterinario e le attese; le strategie più strane pensate per non farlo sentire solo e per non sentirsi in colpa quando si è al lavoro; è orgoglio e sospiri; è la paura di perderlo.
Ma se il destino gioca un'altra carta imprevedibile? Le carte nel mazzo sono mischiate e dove un equilibrio era stato trovato tutto di nuovo viene stravolto? Allora lui lo capirà? Il cane, che ha paura di perdere tutto ciò che ha conquistato, sarà comprensivo? Lui che non sa fare altro che difendersi con i denti capirà che ciò che sospetta pericoloso non sia pericolo?
Che odore avrà allora un neonato al suo sensibile tartufo?
La penna di Romana Petri ironica, sensibile e incisiva porta alla luce l'egoismo umano, porta riflessioni sulla maturità e le scelte le quali a volte si scelgono da sole o scelgono noi. Le sue parole ci abbracciano e ci stringono il cuore nei passi in cui descrive l'assenza, il ricordo malinconico di chi non c'è più e di colui che deve superare le incomprensioni di chi non sa capire i disagi psichici e le malattie psichiatriche, un abbandono, un vero abbandono a se stessi, così come è successo a Osac, incompreso e bisognoso d'affetto. 
Allora potremo chiederci delle incomprensioni: di chi ci ha privato della serenità e di dove sia finita la nostra sensibilità, nell'era della frenesia e delle ambizioni.


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