Buongiorno follower, buon sabato!
Luca Bandini, nuovo collaboratore al suo debutto sul nostro Blog,
ci parla del romanzo dell'autore Georgi Gospodinov:
"Cronorifugio", edito Voland Edizioni.
Autore: Georgi Gospodinov
Genere: Narrativa
Casa editrice: Voland Edizioni
Disponibile in ebook a € 8,99
E in formato cartaceo a € 18,05
TRAMA:
Gaustìn, un bizzarro personaggio che vaga nel tempo, inaugura a Zurigo una “clinica del passato” dove accoglie quanti hanno perso la memoria per aiutarli a riappropriarsi dei loro ricordi. Ogni piano dell’edificio riproduce nei dettagli un decennio del secolo scorso, e la prospettiva di un confortevole rifugio dal presente finisce per allettare anche chi è perfettamente sano. In Europa intanto viene indetto il primo referendum sul passato e la campagna elettorale si fa ben presto movimentata... Il nuovo romanzo di Georgi Gospodinov ci porta a Zurigo, Sofia, Vienna, Sarajevo, Brooklyn, e in altri luoghi e tempi, e ci mette di fronte a tutta l’incertezza del futuro, mescolando satira e nostalgia, storia e ironia, in un irresistibile viaggio nello sconfinato continente di ieri.
Gaustin ha la capacità di viaggiare nel tempo, e la sfrutta per aprire a Zurigo una clinica per aiutare chi ha perso la memoria. Ogni piano dell’immobile riproduce un decennio, cosicché i pazienti possono progressivamente riappropriarsi dei loro ricordi. Finché l’esperienza non comincia a far gola anche ai sani, desiderosi di rifugiarsi in un passato rassicurante.
Il fenomeno, ovviamente, finisce nel mirino della politica, che non esita a speculare, finché non si giunge, in Europa, al primo referendum sul passato.
Il tempo è un’ossessione superficiale, una dimensione indistinta e fragile, come le definizioni che se ne sono date. Qui si parla di esperienze condivise, di noi. Ma ancor più delle emozioni che ci hanno agitato all’epoca, conta la narrazione che se ne fa, forzatamente falsa, perché mediata dagli espedienti lisergici della memoria. Tutto rimane ‘presente’ alla fine, e non soltanto perché il passato è fuori portata, ma perché la forma stessa della nostra nostalgia ci parla dell’essenza di ciò che siamo. Al massimo, nella forma più eterea, del nostro spirito, estraneo al meccanismo volgare del tempo.
Cronorifugio parla di nostalgia, di come un’emozione tanto fragile e personale possa divenire ossessione di massa. Ma anche della sostanziale paura di vivere che attanaglia la società contemporanea, nella quale si va alla ricerca di qualsiasi mezzo utile ad anestetizzare le proprie paure, finendo così per rintanarsi in una rappresentazione asettica e rassicurante, che niente ha a che vedere con l’essenza della vita. In fondo, all’onnipotenza di cui esploriamo i mezzi, preferiamo l’imperfezione di un passato mitico, poco più di un fantasma.
La stessa riflessione sul ruolo del passato viene presto etichettata e categorizzata dalle speculazioni politiche, che annacquano l’essenza del problema, un sostanziale male di vivere, confezionandolo in prodotti da vendere sullo scaffale di un supermercato.
Ciò di cui vanno disperatamente alla ricerca, i personaggi del libro lo possiedono già, continua a vivere e plasmare il loro spirito, ed è proiettato di continuo sullo schermo della mente appena chiudono gli occhi. Non capiscono che la sostanza è rappresentata dalle suggestioni da cui ha luogo la nostalgia che li attanaglia. Ricercano la forgia, nella speranza di rivivere le sensazioni di una volta, ripeterle all’infinito in un processo Tayloriano. A comando, senza sforzo, meccanicamente.
Ma la dimensione emotiva richiede sacrificio e dedizione. Fortunatamente.
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