giovedì 17 agosto 2023

RECENSIONE "RACCONTI DEL TERRORE" di Edgar Allan Poe

 

Buongiorno follower!
Alessandra Maria Starace, nuova collaboratrice del nostro Blog, ha letto "Racconti del terrore" dell'autore Edgar Allan Poe. Un romanzo edito da diverse case editrici e reperibile in svariati formati.

Autore: Edgar Allan Poe
Traduttore: Gallone M.

Genere: Horror

Disponibile in ebook a € 0,99

E in formato cartaceo a € 3,95 o € 12,26

Contatti autore: Facebook - Instagram



TRAMA:

Se credete di conoscere il terrore, l'odore acre della paura, il brivido nato dall'orrore, è solo perché non avete ancora letto questo libro.

Un uomo vittima di terribili torture fisiche e psicologiche; una casa avvolta dalle tenebre e abitata da una coppia di strani fratelli; un gatto vendicativo tornato dall'oltretomba; un folle assassino tormentato dall'occhio di un vecchio... Otto storie spaventose e inquietanti che, dopo due secoli, riescono ancora a scavare nei recessi più bui dell'animo umano e a tenerci svegli la notte. 
Età di lettura: da 12 anni.



Scrivere una recensione sul lavoro di un gigante quale fu Edgard Allan Poe è un po’ un salto nel buio. C’è davvero poco da fare, un Autore come questo o lo ami fino a non riuscire più a scollarti dal ritmo delle sue parole manco per andare a preparare la cena mentre marito e figli protestano o - quando l’angoscia prende troppo il sopravvento - chiudi il libro (nel caso dell’edizione cartacea) o ritorni alla tua libreria virtuale, nel caso stia leggendo sul Kindle, e dici: «Di questo qua io non leggo più niente! Basta!». E lo dici ad alta voce, nel vano tentativo di scrollarti di dosso tutto quel pandemonio di emozioni che ti si sono conficcate nello stomaco e ti strisciano sulla pelle, mettendo le radici come la gramigna.
Sarò sincera, non tutti i momenti della vita sono adatti a una lettura di questo tipo, perché è come trangugiare la vodka quando il giorno prima avevi il mal di stomaco. In questo caso non conviene, anche se è solo una questione di nostra disposizione personale. Perché dico questo? Perché quello che fa Allan Poe è costruire e mettere a nudo, insieme al lettore/lettrice (e ribadisco: insieme) ciò che di più spaventoso alberga nell’animo umano: l’angoscia, il terrore, la crudeltà, il vizio, la spietatezza, il disgusto. Quest’oscuro vaso di Pandora viene rovesciato magistralmente in noi con descrizioni e atmosfere che neanche nei peggiori incubi - e consapevoli del fatto che stiamo sognando - riusciremmo a sopportare. 
E allora cosa spingeva questo padre del genere poliziesco e dell’orrore a scrivere? E perché, molti come me, leggono avidamente le sue allucinazioni?
Con assoluta certezza non lo so, ma un’idea me la sono fatta.
Edgar Allan Poe - quest’uomo dell’Ottocento nato a Baltimora, che era venuto sin dall’infanzia in contatto con la cultura dei nativi americani, degli italiani, degli schiavi neri e dei cinesi - aveva visto, ascoltato e assorbito l’inizio e la fine di mondi diversi alimentati da storie e leggende che parlavano d’amore, ma anche di orrori. E aveva imparato, per sua e nostra fortuna, che la letteratura e l’arte possono essere pedagogiche, curative.
Staccarsi dal “Pozzo e il pendolo” e lasciare la lettura a metà, per me è umanamente impossibile.
Leggere con distacco e rimanere indifferenti di fronte allo stato d’animo dell’uomo protagonista e narratore de “Il gatto nero”, un’impresa persa in partenza.
Per tacere della casa degli Usher, la cui sola descrizione dell’ambiente è già di suo un capolavoro di tutte le nostre paure infantili messe insieme.
Ma per quanto i fantasmi che coltiviamo dentro (ognuno di noi) siano chiamati a raccolta - tutti, non ne lascia nemmeno uno da parte, state pur certi che niente vi verrà risparmiato! - dalla penna di Poe, mai - in una sola parola, in un solo passaggio, in una sola virgola - scivolerete in un argomento truculento in modo manieristico o in un incubo macabro e inutile, fine a sé stesso. 
Ognuna delle creazioni di questo gentiluomo del Sud ha uno scopo: quello di metterci di fronte agli spettri che naturalmente, o per tradizione culturale, coltiviamo nella vita, e poi farci ballare con loro. Superarli o, almeno, imparare a conviverci. Questa è la magia dell’arte, e nel racconto delle “Esequie premature” è molto chiaro.
In conclusione io amo questo Autore. Mi fa star male e poi mi guarisce, mi fa sprofondare e poi mi risolleva al rango di essere umano, un po’ più leggera di prima; mi parla di cose che io, da sola, non ho il coraggio di guardare, ma insieme a lui, questo coraggio io lo trovo, da qualche parte, dentro di me.
Ora vi chiedo scusa se la mia recensione è così personale; il fatto è che ritengo sia impossibile recensire un libro come questo adottando un metro più neutro, in quanto era uso e ferma intenzione di Allan Poe scrivere i suoi incubi per metterci in contatto coi nostri, come l’arte vera e migliore riesce a fare, quindi l’oggettività è fuori discussione.
Io vi consiglio vivamente di intraprendere questo viaggio; ma vi suggerisco - per chi non è abituato o abituata - di prepararvi prima di partire. Credo proprio non resterete delusi, a parte un paio di refusi che l’editor proprio non ha visto.
Valutazione: Eccellente


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