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Alessandra Maria Starace, nuova collaboratrice del nostro Blog, ha letto "Racconti del terrore" dell'autore Edgar Allan Poe. Un romanzo edito da diverse case editrici e reperibile in svariati formati.
Autore: Edgar Allan Poe
Traduttore: Gallone M.
Genere: Horror
Disponibile in ebook a € 0,99
TRAMA:
Se credete di conoscere il terrore, l'odore acre della paura, il brivido nato dall'orrore, è solo perché non avete ancora letto questo libro.
Un uomo vittima di terribili torture fisiche e psicologiche; una casa avvolta dalle tenebre e abitata da una coppia di strani fratelli; un gatto vendicativo tornato dall'oltretomba; un folle assassino tormentato dall'occhio di un vecchio... Otto storie spaventose e inquietanti che, dopo due secoli, riescono ancora a scavare nei recessi più bui dell'animo umano e a tenerci svegli la notte.
Età di lettura: da 12 anni.
Scrivere una recensione sul lavoro di un gigante quale fu Edgard Allan Poe è un po’ un salto nel buio. C’è davvero poco da fare, un Autore come questo o lo ami fino a non riuscire più a scollarti dal ritmo delle sue parole manco per andare a preparare la cena mentre marito e figli protestano o - quando l’angoscia prende troppo il sopravvento - chiudi il libro (nel caso dell’edizione cartacea) o ritorni alla tua libreria virtuale, nel caso stia leggendo sul Kindle, e dici: «Di questo qua io non leggo più niente! Basta!». E lo dici ad alta voce, nel vano tentativo di scrollarti di dosso tutto quel pandemonio di emozioni che ti si sono conficcate nello stomaco e ti strisciano sulla pelle, mettendo le radici come la gramigna.
Sarò sincera, non tutti i momenti della vita sono adatti a una lettura di questo tipo, perché è come trangugiare la vodka quando il giorno prima avevi il mal di stomaco. In questo caso non conviene, anche se è solo una questione di nostra disposizione personale. Perché dico questo? Perché quello che fa Allan Poe è costruire e mettere a nudo, insieme al lettore/lettrice (e ribadisco: insieme) ciò che di più spaventoso alberga nell’animo umano: l’angoscia, il terrore, la crudeltà, il vizio, la spietatezza, il disgusto. Quest’oscuro vaso di Pandora viene rovesciato magistralmente in noi con descrizioni e atmosfere che neanche nei peggiori incubi - e consapevoli del fatto che stiamo sognando - riusciremmo a sopportare.
E allora cosa spingeva questo padre del genere poliziesco e dell’orrore a scrivere? E perché, molti come me, leggono avidamente le sue allucinazioni?
Con assoluta certezza non lo so, ma un’idea me la sono fatta.
Edgar Allan Poe - quest’uomo dell’Ottocento nato a Baltimora, che era venuto sin dall’infanzia in contatto con la cultura dei nativi americani, degli italiani, degli schiavi neri e dei cinesi - aveva visto, ascoltato e assorbito l’inizio e la fine di mondi diversi alimentati da storie e leggende che parlavano d’amore, ma anche di orrori. E aveva imparato, per sua e nostra fortuna, che la letteratura e l’arte possono essere pedagogiche, curative.
Staccarsi dal “Pozzo e il pendolo” e lasciare la lettura a metà, per me è umanamente impossibile.
Leggere con distacco e rimanere indifferenti di fronte allo stato d’animo dell’uomo protagonista e narratore de “Il gatto nero”, un’impresa persa in partenza.
Per tacere della casa degli Usher, la cui sola descrizione dell’ambiente è già di suo un capolavoro di tutte le nostre paure infantili messe insieme.
Ma per quanto i fantasmi che coltiviamo dentro (ognuno di noi) siano chiamati a raccolta - tutti, non ne lascia nemmeno uno da parte, state pur certi che niente vi verrà risparmiato! - dalla penna di Poe, mai - in una sola parola, in un solo passaggio, in una sola virgola - scivolerete in un argomento truculento in modo manieristico o in un incubo macabro e inutile, fine a sé stesso.
Ognuna delle creazioni di questo gentiluomo del Sud ha uno scopo: quello di metterci di fronte agli spettri che naturalmente, o per tradizione culturale, coltiviamo nella vita, e poi farci ballare con loro. Superarli o, almeno, imparare a conviverci. Questa è la magia dell’arte, e nel racconto delle “Esequie premature” è molto chiaro.
In conclusione io amo questo Autore. Mi fa star male e poi mi guarisce, mi fa sprofondare e poi mi risolleva al rango di essere umano, un po’ più leggera di prima; mi parla di cose che io, da sola, non ho il coraggio di guardare, ma insieme a lui, questo coraggio io lo trovo, da qualche parte, dentro di me.
Ora vi chiedo scusa se la mia recensione è così personale; il fatto è che ritengo sia impossibile recensire un libro come questo adottando un metro più neutro, in quanto era uso e ferma intenzione di Allan Poe scrivere i suoi incubi per metterci in contatto coi nostri, come l’arte vera e migliore riesce a fare, quindi l’oggettività è fuori discussione.
Io vi consiglio vivamente di intraprendere questo viaggio; ma vi suggerisco - per chi non è abituato o abituata - di prepararvi prima di partire. Credo proprio non resterete delusi, a parte un paio di refusi che l’editor proprio non ha visto.
Valutazione: Eccellente
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