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Iniziamo la settimana con la recensione al libro "Ti racconterò tutte le storie che potrò" di Agnese Borsellino e Salvo Palazzolo. A cura di Silvia Cossio.
Autori: Agnese Borsellino - Salvo Palazzolo
Genere: Narrativa biografica
Casa editrice: Feltrinelli Editore
Disponibile in ebook a € 6,99
E in formato cartaceo a € 10,45
Gruppo Facebook: Fraterno sostegno
TRAMA:
Di Paolo Borsellino si è sempre parlato molto. Negli ultimi tempi, forse, si parla di più della sua morte e dei misteri che la avvolgono. Ma della famiglia Borsellino, dell’uomo anziché del magistrato, non si sa tanto. Fin dai primi, terribili giorni dopo l’attentato di via D’Amelio, infatti, la moglie Agnese e i figli hanno mantenuto uno stretto riserbo e sono intervenuti solo raramente nel dibattito mediatico. Due anni fa, la signora Agnese, che combatteva contro un terribile male, ha voluto raccontare la sua vita a Salvo Palazzolo, per lasciare dietro di sé i ricordi di un’esistenza segnata dall’amore per un eroe civile che era anche un uomo normale, innamorato della moglie, giocoso con i figli, timido ma provocatorio, generoso e indimenticabile. Agnese Borsellino se n’è andata il 5 maggio 2013, ma le sue parole sono rimaste impresse in questo libro, un libro carico di amore, di dolore, di indignazione e di speranza per il futuro del nostro paese. “Cara mamma, ci hai fatto un gran bel regalo, in parte anche inaspettato. […] Neanche noi figli conoscevamo tutti gli aneddoti e le confidenze che – stupendoci – ci hai voluto lasciare in questo racconto: non sono una biografia, una raccolta di testimonianze o una ricostruzione storica di eventi più o meno noti. Queste pagine sono molto di più: il tuo ultimo atto d’amore verso papà, anzi sono la vostra storia d’amore” (Manfredi Borsellino).
Una raccolta di testimonianze, una ricostruzione storica di eventi, aneddoti e confidenze. L’ultimo atto d’amore di Agnese Piraino, verso il marito Paolo Borsellino, ma anche nei confronti dei figli e dei nipoti a cui viene lasciato in eredità un grande dono. Un racconto da affidare alle persone che le vogliono bene, per portare avanti quelle idee di libertà e giustizia che dovrebbero segnare finalmente una svolta nella nostra Italia.
La sua battaglia contro chi condanna i suoi figli migliori, invece di proteggerli.
Il suo impegno concreto contro le tante storture, molte delle quali istituzionali.
Lo scrivo anche per denunciare certi silenzi, che a volte arrivano alla connivenza.
Salvo Palazzolo si fa portavoce delle memorie della donna, raccolte nel 2013 quando quest’ultima lottava contro un male incurabile. Sebbene chiusa fra le mura domestiche, grazie a un gruppo Facebook a lei dedicato, la signora Agnese portava avanti la sua "missione".
Il mio corpo è qui, ma la testa è ovunque ci siano battaglie importanti da combattere... Ora so di non essere sola nel dolore, nella mia solitudine, se solitudine si può chiamare.
Agnese si fa custode delle parole del suo Paolo, un pellegrino sulla terra, la cui vita è stata imperniata su una grande umiltà, associata a una grande cristianità.
Parla, inoltre, delle sue tante vite:
La prima, che la vede come la figlia del presidente del tribunale di Palermo: una figlia di papà, la signorina dei pizzi e merletti; si rivede lei ragazza; ripercorre l’incontro con Paolo, allora ventottenne, la tenerezza di quei momenti.
La seconda è quella al fianco di Paolo. Una condivisione di pensieri e parole. Un’unione che l’avrebbe portata a fare delle scelte e soprattutto delle rinunce. Un periodo in cui si distacca dalla sua vita precedente per abbracciare le idee del marito, per plasmarsi a sua immagine.
Momenti di una normale (forse apparente) quotidianità in contrapposizione ad altri dalle tonalità più scure...
La terza è la vita dopo la morte di Paolo, in cui solo l’amore per i figli le impedisce di farla finita.
In un susseguirsi di testimonianze di gente comune alternate ai ricordi della vedova di Borsellino, la storia prende forma entrando lentamente nel cuore di chi legge.
Ho amato questo libro per il messaggio che trasmette, ma anche per il modo in cui lo fa, con un linguaggio semplice, diretto, in cui è possibile scorgere la speranza per un futuro migliore.
La signora Agnese Borsellino se n’è andata il 05 maggio, in una di quelle belle mattinate di sole e germogli che lei amava tanto, perché le ricordavano il suo Paolo.
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