giovedì 11 gennaio 2024

RECENSIONE "VUOTO D'ARIA" di Clémentine Haenel

 

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Recensione "Vuoto d'aria" di Clémentine Haenel, edito 
Alter Ego Edizioni. A cura di Andrea Macciò.



Titolo: Vuoto d'aria 

Autore: Clémentine Haenel

Genere: Narrativa

Casa editrice: Alter Ego Edizioni

Disponibile in formato cartaceo a € 14,25

Contatti autore: Facebook - Instagram 



TRAMA:

A Parigi, la protagonista - una ragazza di una ventina d'anni con estemporanei impulsi omicidi -, vive una relazione sentimentale caotica con un musicista di quaranta. Quando lui la lascia, lei sprofonda in una spirale distruttrice: tenta il suicidio, cambia città, viene sballottata tra vari uomini, sullo sfondo di ambienti degradati in cui si ritrova a muoversi e a sbandare. 
"Vuoto d'aria" è il racconto di un'eroina alla deriva, una donna che perde terreno dinnanzi alla violenza degli uomini e all'indifferenza delle città in cui si ritrova ad abitare; ma anche della speranza che ritorna, abbagliante, come il sole del Nord. In questo romanzo Clémentine Haenel traccia il profilo di una donna tesa all'autodistruzione: un pellegrinaggio che somiglia a una discesa infernale e insieme a una cieca ricerca d'amore.



La notte mi apro. Mi svelo. Mi spoglio. Posso rotolarmi sopra. Tutti, o quasi, hanno una possibilità di passare sul mio corpo. 

Così inizia Vuoto d’aria, il romanzo d’esordio della francese Clémentine Haenel, pubblicato da Gallimard nel 2018 e tradotto in italiano da Alter Ego edizioni. 
È la storia di una ragazza senza nome, di lei sappiamo solo che ha circa vent’anni, abita a Parigi e che ha i capelli rossi. La protagonista vive una relazione altalenante e complessa con il trentenne X, impegnato con un’altra donna e sempre in viaggio (nessuno in questo libro ha un nome, tutti sono indicati con anonime lettere dell’alfabeto). Quando lui la lascia, la ragazza sprofonda nella depressione che già incombeva su di lei ed entra in una spirale autodistruttiva, tra i pensieri ossessivi per la vita di X, la frequentazione di ambienti sordidi e degradati, relazioni occasionali con uomini spesso violenti o distruttivi, incontri che non fanno che peggiorare la sua depressione e la sua cupio dissolvi.
Per sfuggire all’ossessione di X, la ragazza prova a cambiare città, spostandosi da Parigi in Gran Bretagna, ma rimane prigioniera delle stesse ossessioni. Si ha l’impressione che guardi sé stessa, il suo corpo, quello che accadde come dall’esterno. È ossessiona dalle vicende degli assassini, dei serial killer, dei quali conosce meticolosamente ogni aspetto delle vicende criminali, e il racconto è attraversato da incisi nei quali si raccontano alcune di queste storie, come quella decisamente impressionante del “cannibale” Issei Sagawa. Lei stessa è attraversata da ricorrenti fantasie omicide, che nel racconto alcune volte appaiono reali.
La discesa all’inferno della nostra protagonista culmina con una violenza sessuale della quale è vittima, e dell’umiliazione di sentirsi lei stessa “sotto processo” o comunque trattata in modo insensibile e sgraziato durante le indagini, e un tentativo di suicidio grazie al quale finisce in una clinica. Qua conosce Y…
Un romanzo fatto solo di disperazione? No, perché la ragazza dopo aver lasciato la clinica decide di partire per l’Europa del Nord, in “un paese che non trasforma i suoi figli in assassini” e l’incontro con Z (una lettera altamente simbolica, quella conclusiva dell’alfabeto) accende la possibilità di un nuovo amore e di una vita finalmente diversa per lei.

Ho sempre desiderato la vita degli altri, questi altri lontani, che si amano con dolcezza.

Vuoto d’aria è un vero e proprio monologo interiore, caratterizzato da una scrittura essenziale e frammentata, che cerca appunto di seguire fedelmente i pensieri, le sensazioni, le emozioni, le fantasie della “misteriosa” protagonista: la “realtà” esterna e quella interiore si confondono spesso. Le frasi a metà, non finite, rappresentano l’anima di questa ragazza ipersensibile e “spezzata”. Uno dei temi del romanzo è certamente la difficoltà, almeno per alcune persone, di vivere in metropoli anonime e indifferenti. E l’autrice riesce appunto a rendere al meglio questa sensazione di vuoto e di perdizione nell’indistinto. Un altro tema è quello della violenza sulle donne, sia nel racconto dell’episodio di stupro del quale è vittima la protagonista, sia quella meno esplicita vissuta in quegli incontri nei quali la protagonista del romanzo cerca di inseguire “la vita degli altri che si amano con dolcezza” per trovare solo rapporti frettolosi, talora ai limiti del violento appunto, e indifferenza. La ragazza del romanzo non è solo una “vittima” e infatti le ricorrenti fantasie omicide intervengono in qualche modo a riequilibrare una narrazione. Da questa disperazione, il finale ci fa intravedere una luce.
Vuoto d’aria è un romanzo estremamente coinvolgente che difficilmente lascerà indifferente chi legge. L’autrice è abilissima nel portarci dentro il mondo interiore della sua protagonista, della quale a volte sembra di vivere fisicamente le sue sofferenze, fino alla luce di rinascita che si accende verso il finale.


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