mercoledì 10 gennaio 2024

RECENSIONE "LA NATURA È INNOCENTE" di Walter Siti

 

Buon pomeriggio, amici lettori!
Walter Siti, edito Rizzoli. A cura di Alessandra Maria Starace. 


Autore: Walter Siti
Genere: Narrativa

Casa editrice: Rizzoli

Disponibile in ebook a € 7,99
E in formato cartaceo a € 18,99

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TRAMA:

Ho scelto due "tipi" generalmente condannati dalla società: il matricida e l'arrampicatore sessuale - li ho ascoltati per mesi, mi stanno simpatici; potrebbero essere miei figli. Se li ho scelti non è solo perché amo le stranezze; la ragione per cui ho raccontato insieme le loro storie è più sotterranea e radicale: perché, sommandosi, i miei due eroi hanno fatto quello che avrei voluto fare io.

Nati alla periferia umana e urbana di due città italiane a pochi anni di distanza, percorsi dalla comune fierezza di chi deve guadagnarsi il proprio posto al sole, Filippo e Ruggero hanno due storie dall'incipit simile. Le loro vite, però, si muovono divergenti nella realtà e nel racconto che ascoltiamo dalla voce lucida e insieme partecipe di Walter Siti. Filippo ha vent'anni quando, sorvegliato dall'ombra dell'Etna, uccide la madre fedifraga e così amata, gesto estremo e vulcanico come il suo sentimento per lei. Ruggero ne ha qualcuno in più quando in America, col nome d'arte Carlo Masi, inizia la sua carriera di pornoattore; tornato a Roma, incontrerà Giovanni del Drago, l'uomo che farà di lui una principessa. In bilico tra tragedia e fiaba, quelle di Filippo e Ruggero sono vite amorali, davanti alle quali sospendere il giudizio, ma sono anche la filigrana attraverso cui, con una scrittura immersiva, Siti affronta il suo buio più segreto proprio mentre sperava di allontanarsene; perché i romanzi sono più intelligenti del loro autore e si parlano tra loro. Siti ci consegna un libro potente e disperato, scommettendo su una letteratura che sia ancora capace di farsi domande e di accettare l'imprevisto come risposta. 



Se dovessi raccontarvi tutto quello che mi ha suscitato questo libro, mi accusereste di avere un debole per Walter Siti. E avreste ragione. Io di lui leggerei anche la lista della spesa.
Mi piace il modo in cui tiene per le briglie la lingua italiana, la maestria con cui nella stessa frase - e qualche volta nella stessa parola - intreccia italiano, romanesco e/o siciliano, l’uso dei verbi come fossero ombre cinesi che si muovono nel teatro della vita, la sua fermezza (non facile impresa in un libro come questo) nel sospendere il giudizio quando si trova davanti all’Altro e il coraggio di “dire” al di là della morale con tutte le sue complicazioni senza senso.
Il (quasi) romanzo delle due vite (quasi) vere si  stende davanti al lettore/lettrice come un percorso alternato in cui la vita di Filippo d’Addamo, il matricida, e quella di Ruggero Freddi, il pornoattore gay che sposò il principe Del Drago, si danno il cambio nei capitoli fatta eccezione per quello centrale  - l’intermezzo vulcanico - dove l’autore decide di tuffarsi (e tuffarci) nella lava del dualismo che l’uomo coltiva da sempre nei confronti della Natura (madre benigna/natura selvaggia) e della conseguente duplice accezione.
E un po’ prendendo spunto dalla Natura (che non se ne frega molto del parere dell’uomo) così Walter Siti decide di intervistare e raccontare la vita di due persone agli antipodi che possono vantare la prerogativa comune d’essere messi da parte dalla società e poi additati come esempi da non seguire; e questo l’autore lo scrive con quella neutralità tipica di chi sa analizzare le cose e raccontarle addomesticando le parole in modo che non sia possibile, per chi legge, fraintenderle.
Nonostante questo giudizio sospeso, l’autore me lo perdonerà, confesso di aver provato empatia per Filippo e Ruggero. Soprattutto per Filippo. Il perdono non c’entra - nessuno chiede sconti di pena o giustifica le sue azioni - e neanche la pietà. C’entra la cultura, la società. C’entrano le esperienze di vita diverse e di cui siamo portatori, spesso come bestie da soma. C’entra la comprensione per la miseria o l’invidia per il successo dell’altro. Molti passaggi di questo libro mi hanno ricordato (forse troppo) quei ragazzi e quelle ragazze trascinate da una marea il cui risucchio non sempre ti riporta a riva, neanche se nuoti con tutte le tue forze. Alla fine ti fai inghiottire dalle onde, e resti sotto abituandoti a vivere e respirare con un polmone solo.
La storia di Ruggero è in apparenza meno drammatica, ma consiglierei di leggerla con il dovuto riguardo più che altro per andare oltre quelle copertine patinate del porno che tante fantasie e desideri suscitano in chi le guarda dall’esterno, eccitandosi o storcendo il naso. L’intelligenza di Ruggero - di questo matematico e plurilaureato che vive nutrendosi delle luci della ribalta e la cui onestà intellettuale io ammiro - gli ha garantito l’immunità (non totale ma relativa) dalla sorte a cui sono andati incontro molti suoi ex colleghi a fine carriera.
Quando sono entrata nel vivo di questo libro strano e, passatemi l’aggettivo, struggente nella sua disumana umanità, ho capito che mi ero ficcata in uno di quei viaggi che solo l’arte della letteratura consente di fare senza scottarsi sul serio, a metà tra il vero e l’invenzione, tra la tragedia e la speranza (e poi redenzione o consapevolezza), tra quello che non si può mandar giù e quello che, facendo parte della natura benigna/maligna, dobbiamo accettare come compagno di banco. 
Walter Siti ha mediato tra i protagonisti e noi regalandoci la vita di questi due stuntman - come li chiama - il cui lieto fine altro non è che mettere finalmente il piede nella banalità di una vita normale, dopo aver vissuto tra galera, piaghe e tagli auto inferti. 
“Ma l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale” - Erotic Stomp Lucio Dalla,
Consiglio di leggere La natura è innocente a chi è disposto a spogliarsi da qualsiasi forma di pregiudizio o giudizio sull’esistenza e le azioni altrui, anche perché l’intento non è quello di giustificare o perdonare, ma solo quello di entrare in contatto - sotto le stelle e tra la furia della lava - con questa Natura che, alla fin fine, non si preoccupa di noi.


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