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Recensione: "Killer Game" dell'autore Andrea Mantelli,
edito Puntoacapo Editrice. A cura di Andrea Macciò.
Autore: Andrea Mantelli
Genere: Raccolta
Casa editrice: Puntoacapo Editrice
Collana: Le Impronte
Disponibile in formato cartaceo a € 15,00
Contatti autore: Facebook
TRAMA:
Quando l’immaginazione umana si sarà esaurita, chi racconterà le storie che regalano brividi di emozioni, adrenalina che fa accelerare il cuore, ansia morbosa di arrivare alla fine? Nessuno lo sa. Nemmeno Francis, chiuso nel suo mondo di parole, ai margini della foresta, a produrre storie d’avventura, eroi e dannati, l’eterna lotta tra il bene e il male, finché il suo dorato isolamento diventa una prigione da cui evadere, se vuole salvarsi, passando brutalmente dal ruolo di creatore di personaggi a quello di protagonista: ma questa volta la storia è vera. La realtà, come la finzione, si fanno leggere d’un fiato fino all’ultima riga di un romanzo con le bollicine, inconsueto e sorprendente, drammatico e spassoso, straripante di fantasia.
“Scrivo. Esisto per scrivere” questo è l’incipit di “Killer Game” di Andrea Mantelli, uno dei più importanti disegnatori di fumetti italiani, che ha lavorato per case editrici come Bonelli, Disney e Universo, creatore di personaggi seriali raccolti in volumi come “Old America” e “Smith e Wesson”.
Francis fa parte di una rete di scrittori professionisti isolati in casali di montagna e assunti per produrre storie di genere e seriali. Due stagioni dell’anno sono deputate a inventare le storie e due a scriverle. Francis, il protagonista, è incaricato di scrivere dei thriller-killer, ovvero dei racconti gialli e mistery con protagonisti serial killer o professionisti dell’omicidio.
Il primo racconto “Cielo di Sangue” ha una sfumatura quasi romance raccontando l’incontro tra il rappresentante di intimo femminile Lino Santucci, sogno erotico di quasi tutte le titolari dei negozi, seguito nella sua progressiva decadenza professionale con l’avvento dell’e-commerce e dell’intimo seriale made in China, e Juanita, ex guerrigliera del gruppo peruviano Cielo de Sangre, che ha cambiato vita diventando albergatrice in Italia. Insieme dovranno affrontare i fantasmi del passato e del presente, incarnati dagli spietati mafiosi Impisu e “Piccolo Chimico”.
Il secondo racconto, “L’assassino che è in noi”, racconta la storia di un uomo qualunque, il cinquantenne Marco Sassi, che dopo il ritrovamento di una pistola sogna di usare i colpi in carica per tirare fuori l’assassino che è in lui. Milanista acceso, sogna di iniziare uccidendo un interista a caso… ma ci sarà un finale imprevisto.
Nel terzo racconto “Killer Game” si accentua il tono apertamente parodistico. Siamo in una sorta di reality universitario, nel quale il sadico professore di “Crimine applicato” Flaccido Bimbo e la sua assistente “schiavizzata” Gambozzi organizzano un campionato al quale partecipano cinque killer: Enanito, Tanga, Li Mortacci, Sushi ed Esperimento E. Anche questo racconto, parodia feroce del reality show, ha un finale imprevisto.
I racconti sono inframmezzati dalle riflessioni di Francis e dei colleghi scrittori: sono persone o la minaccia che incombe sulla creatività, l’intelligenza artificiale, ha permesso di sostituire gli autori veri con dei robot?
Dopo aver raggiunto l’apice dell’assurdo con Killer Game, Francis realizza che non si sente più obbligato a occuparsi di Killer e cambia totalmente registro, con il racconto per bambini “Le giostre”.
Il libro è classificato come romanzo, perché, nonostante sia diviso per racconti, è caratterizzato da un filo conduttore unico.
Killer Game è un’opera con molti livelli di lettura, sostanzialmente un’allegoria della serialità e dell’obbligo chiesto dal “mercato” editoriale di restare chiusi entro generi predefiniti, che rischia di uccidere la creatività e la libertà degli autori, minacciati dall’incombenza delle Intelligenze Artificiali Generative.
La progressione dei racconti di Francis passa infatti dall’articolato Cielo di Sangue alla scatenata parodia di Killer Game, dove l’esagerazione degli stereotipi è spia della stanchezza creativa e della fine di ogni idea nuova. E infatti con Le giostre si cambia registro, e Francis passa da produttore seriale a protagonista.
Quello del rapporto tra serialità e creatività è un tema centrale per ogni persona che scrive, non solo thriller-killer ma anche romance, fantasy, erotici, polizieschi. Fino a che punto si può deviare da quanto chiede il pubblico e il mercato editoriale? E non farlo rischia di rendere indistinguibile l’opera dell’essere umano da quella della macchina?
L’autore, con il suo continuo cambio di registro narrativo da Cielo di Sangue a Killer Game a Le Giostre, sembra voler dimostrare che l’imprevedibilità e la variabilità della creatività umana non sono riducibili a quella della macchina.
Killer Game è un libro che può essere apprezzato dal lettore comune, concentrandosi sui singoli racconti caratterizzati da una scrittura ironica ed effervescente, ma soprattutto da chi scrive o lavora nell’ambito editoriale, che sarà capace di cogliere il “secondo livello di lettura” di questo testo.
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