Buongiorno follower!
Ben ritrovati al nostro appuntamento con le interviste del giovedì!
Diamo il benvenuto a Francesca Noto, autrice molto apprezzata che abbiamo già avuto il piacere di ospitare nel nostro blog 😊
Leggete l'intervista che le abbiamo fatto e poi appuntamento nel gruppo delle harmonyne dove Francesca ci intratterrà parlandoci di sé e dei suoi libri 😃
INTERVISTA A FRANCESCA NOTO:
1) Raccontaci qualcosa di
Francesca 😊 Parlaci del percorso che ti ha portato a essere quella che sei
oggi.
Appassionata di cavalli fin da
bambina, volevo diventare un’archeologa, e infatti ho studiato lettere antiche
con indirizzo archeologico... tranne poi iniziare a lavorare come traduttrice e
giornalista subito dopo la laurea, lavoro che è il mio ancora oggi. Sono una
mamma a tempo pieno di due meravigliose bimbe, traduttrice freelance, amazzone
a tempo perso e... scrittrice notturna!
2) Da dove nasce la tua
passione per la scrittura?
Dall’amore per la lettura,
cominciato quando ero ancora una bambina, che mi ha fatto provare a scrivere le
storie che mi raccontavo per conciliarmi il sonno prima di dormire. Il primo
“romanzo”, chiamiamolo così, l’ho scritto che avevo 11 anni... potete
immaginarvi cosa ne è uscito fuori. Era un fantasy, potremmo definirlo così,
c’era già quello stampo. Del resto, sono appassionata di questo genere da
sempre e ci sono cresciuta!
3) Come vedi il futuro
dell'editoria? Self o CE? E-book o cartacei? E tu cosa preferisci?
Il self-publishing, se fatto
bene, ha sicuramente il suo perché, ma richiede moltissimo impegno da parte
dell’autore, per offrire un prodotto di qualità e farsi conoscere. Da questo
punto di vista, una casa editrice seria che supporta l’autore può essere di
grande aiuto, soprattutto alla prima esperienza. Quanto al formato, a me
personalmente piace di più il libro di carta, con il piacere di sfogliarne le
pagine, accarezzarlo, sentirne il profumo. Ma non nego la comodità dell’ebook,
in molti casi, anche se mi sembra che qui in Italia non abbia preso piede come
in altri paesi!
4) Genere storico, paranormal,
erotico... Scelta dettata dal mercato? Quanto può condizionare?
Dipende. È ovvio che
accontentare un trend di mercato può fare comodo e può essere utile a farsi
conoscere come autori, ma è giusto anche seguire la propria vocazione e le
proprie capacità, senza per forza scimmiottare la moda del momento (ancora mi
ricordo quando, dopo Twilight, non si vedevano che vampiri in giro... argh!).
Non tutti sono capaci di scrivere qualunque genere con la stessa qualità, e soprattutto
con lo stesso amore. Questo, secondo me, va considerato.
5) Perché la gente dovrebbe
comprare i tuoi libri?
Forse per il messaggio che
cerco di dare. In entrambi, sia “Il segno della tempesta” che “I figli della
tempesta”, ho voluto sottolineare il fatto che ognuno di noi ha qualcosa di
speciale dentro, e anche se questo qualcosa a volte ci fa paura, è giusto
invece dargli ascolto e seguirlo, perché soltanto così riusciremo a trovare,
alla fine, il nostro posto nel mondo. Poiché ho fatto questa esperienza, nella
mia vita, per me è stato giusto, attraverso la metafora del fantasy, offrire a
chi mi legge un messaggio positivo, di speranza.
6) Faresti mai compromessi per
arrivare al successo?
Dipende dal genere di
compromesso. Se si trattasse di cambiare o adattare un mio scritto, o la mia
scrittura, per esempio, penso che lo farei senza problemi, fidandomi di chi
ritiene che in questo modo potrei ottenere maggiori riscontri. Credo che sia
giusto, in questo campo come un po’ in tutti gli altri, nella vita, mantenere
una certa umiltà e imparare da chi ne sa di più. Questo tipo di compromesso mi
sta bene, e lo trovo positivo. A mio parere, se credi di essere “arrivato” e
non ascolti più gli altri, è il momento in cui finisci di crescere, ed è una
perdita enorme.
7) Il tuo sogno nel cassetto.
Avere un cavallo tutto mio,
magari un frisone occidentale morello come Raido, il “famiglio” de “Il segno
della tempesta”!
8) Parlaci del tuo ultimo
lavoro.
È uscito giusto in questi
giorni (per la precisione il 23 ottobre, il giorno del mio compleanno,
facendomi un grande regalo!) il mio secondo romanzo, “I figli della tempesta”. È
un sequel, in un certo senso, del mio romanzo d’esordio, “Il segno della
tempesta”, ma è anche una storia stand-alone, che si può leggere da sola e
capire e apprezzare senza aver letto per forza il primo libro. Ci sono
particolarmente affezionata perché i due protagonisti, gli adolescenti
Nathaniel e Winter (il ragazzo albino che “posa” in copertina), sono riusciti a
conquistarmi mentre raccontavo la loro storia, e in qualche modo a farmi
tornare alle emozioni tumultuose di quando hai meno di vent’anni. Chissà che
anche chi lo leggerà non si trovi a provare queste stesse sensazioni... io me
lo auguro!
9) Progetti per il futuro?
Riuscire a scrivere un terzo
libro della serie dei Norreni entro il 2019... non sarà facile! 😁 E anche
riuscire a tirare giù un raccontino spin-off che mi gira in testa da un po’, ma
per il momento il tempo sembra latitare!
10) Quanto è importante per te
l'amore? Credi che nella vita reale esista il lieto fine?
Importantissimo, fondamentale.
Senza amore, in ogni sua forma esistente, la vita diventa semplicemente inutile.
Credo profondamente nel lieto fine, perché posso dire di averlo sperimentato
nella mia esistenza. Non smetterò mai di essere positiva e ottimista, e di
guardare al futuro con un sorriso, perché alla fine ritengo che sia proprio ciò
che serve per ottenere quel lieto fine che vogliamo tutti.
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