Buon pomeriggio follower!
Mariella Mogni si è lasciata conquistare da "Donne e Storie" di Lucilla Celso, un libro che non può e non deve lasciare indifferenti 😊
Titolo: Donne e storie
Autrice: Lucilla Celso
Serie: Reborn
Disponibile in ebook a € 0,99
Pagina autore: Luciliberascrive0tabù
TRAMA:
Ogni donna ha una storia da raccontare, un suo mondo da condividere, un sogno da realizzare.
Il cammino non sempre è facile e gli ostacoli a volte sembrano insormontabili.
Riunite in un gruppo di aiuto non sono più sole e affrontano, giorno dopo giorno, un passo alla volta, un cammino di rinascita.
BIOGRAFIA:
Ho sempre sostenuto che la scrittura fosse la cura per la mia ansia nell’affrontare la vita. Ho superato i momenti più difficili entrando in questo mondo fatto di trame e personaggi che rimaneva in un angolino della mia mente. Fuga dalla realtà? Forse. Ognuno fa quello che può per sopravvivere.
Sono nata a Roma in un quartiere tranquillo, non troppo lontano dal centro, ma considerato periferia. Qui sono vissuta per tutta la mia infanzia, adolescenza e vita di giovane donna.
Ho frequentato l’istituto magistrale dove ho conseguito il diploma, sono diventata maestra senza mai esercitare.
Ho ereditato l’attività di mio padre: un vecchio negozio di barbiere.
Ho pubblicato poesie in svariate raccolte insieme ad altri autori.
Ho partecipato a un laboratorio di scrittura che è diventato un libro: “La contessa di Campo dei Fiori” pubblicata da Perrone Editore.
Nel 2016 con Libromania ho pubblicato il mio primo libro “Un’altra vita”
Ho aperto una pagina Facebook: luciliberascrive0tabù dove condivido le mie passioni con chi ha voglia di seguirmi.
Ho un’infinità di passioni oltre alla scrittura, mi piace creare qualunque cosa stuzzichi la mia curiosità, mi piacciono le arti marziali (il Hwa Rang Do) che pratico da circa dieci anni, il tiro con l’arco che ti insegna disciplina e controllo e il lancio dei coltelli. Ma non sono violenta, giuro!
IL PARERE DI MARIELLA MOGNI:
Maja e le altre, un piccolo
microcosmo di donne unite da un comune denominatore, l’essere state vittime di
violenza. Che si tratti di violenza avvenuta tra le mura domestiche o di stupri
subiti per strada, le protagoniste del racconto di Lucilla Celso, portano
incisi nell’anima e nel corpo i segni indelebili della sopraffazione feroce
perpetrata da belve feroci che, sbagliando, continuiamo a chiamare uomini. Il
gruppo di donne viene rappresentato durante le terapie di gruppo settimanali
che hanno il compito di sostenerle e indirizzarle verso una vita diversa, verso
un nuovo inizio. A guidarle c’è Maja, vittima lei stessa, ma capace di venire a
patti con quanto ha subito e di mettere la propria esperienza a servizio delle
altre. Gli incontri si svolgono tra esitazioni e imbarazzi, tra la voglia di
andare oltre e la difficoltà di dare un senso a situazioni che non possono
averne. L’essere vittime non impedisce di provare sensi di colpa e di
trasformarli in pesanti zavorre che rendono più lento e difficile il distacco
da un passato doloroso. Figura esemplare in questo senso è Marta, vessata da un
compagno violento, ma incapace di lasciarlo trattenuta com’è dalla paura del
giudizio della propria famiglia ma anche dalla paura della solitudine.
“E adesso? Cosa avrebbe fatto?
Cosa avrebbe raccontato alla sua famiglia? Se ne era andato, era libera, sola.
Più sola che libera.”
Ammetto che queste parole mi
hanno fatto commuovere perché svelano in tutta la sua drammaticità la
condizione in cui molte donne versano: isolamento, paure, cataste di sensi di
colpa. Lucilla Celso risolve la questione con molta sensibilità, facendo leva
sulla solidarietà tra donne che hanno condiviso la stessa situazione. Dopo
silenzi timidi e parole colme d’imbarazzo le protagoniste si sciolgono finendo
per mettersi in gioco sia pure in maniera diversa e creando una rete di affetti
e di solido sostegno. Da tutto questo resta esclusa la società, il mondo
esterno, indifferenti e semplici spettatori davanti a drammi che potrebbero
colpire ognuno di noi. Sono rimasta molto toccata da questa breve storia che ha
l’enorme pregio di avvalersi di uno stile secco, asciutto, direi quasi
giornalistico. I fatti sono descritti per quello che sono, lasciando al lettore
il compito di giudicare, di lasciarsi coinvolgere nel profondo da vicende
raccontate in modo essenziale, senza indulgere in toni pietistici. E la storia
arriva e colpisce allo stomaco. Ho gioito per Marta che riesce a imprimere una
nuova svolta alla propria esistenza, per Elisa che ha incontrato un uomo che la
ama, per le poesie scritte da Paola, ma nella parte più profonda di me è
rimasta la sensazione che tutti dovremo fare di più. Per questo mi complimento
con Lucilla non solo per la sua brillante prova d’autore ma anche per il coraggio
e la sobrietà con cui ha affrontato un argomento scomodo.
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