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Iniziamo la settimana con la segnalazione al nuovo romanzo di Sissy Grizzaffi: "The star of my heart"
Titolo: The scar of my heart
Autore: Sissy Grizzaffi
Genere: Contemporary Romance
Disponibile in ebook a € 0,99
e in formato cartaceo a € 8,31
TRAMA:
La prima volta che ho posato gli occhi su Scarlett Livingstone ho pensato a svariati modi per averla. Sarebbe stato sesso esplosivo. Solo quello, e sarebbe andato tutto liscio come l’olio. Ma poi i sentimenti hanno intralciato il nostro cammino, rischiando di farle fare scelte di cui avrebbe potuto pentirsi, e io non l’avrei mai permesso. Quindi le ho spezzato il cuore. Se ho mai immaginato un qualsiasi scenario su un nostro possibile incontro? Sì, spesso. Ma non avevo idea di come sarebbero davvero andate le cose.
La prima volta che ho incontrato Killian Anderson c’era solo un patto tra noi: lui mi avrebbe insegnato tutto quello che sapeva e io ne avrei fatto tesoro. Ma poi le cose si sono complicate e lui mi ha spezzato il cuore. Adesso io sono cresciuta, sono andata avanti con la mia vita, ma cosa succederebbe se lo rincontrassi? Ho sempre pensato che avrei saputo cosa dirgli se me lo fossi ritrovato davanti. Quanto mi sbagliavo…
BIOGRAFIA:
Sissy Grizzaffi è una giovane sognatrice siciliana di 26 anni. Si definisce un'inguaribile romanticona e la sua massima aspirazione è conoscere tutte le autrici che l'hanno fatta sognare e che l'hanno spinta a scrivere. Ha iniziato a scrivere a 17 anni, ma solo nel 2016 ha deciso di pubblicare il suo primo romanzo Non sapevo che ti stavo aspettando, seguito nel 2017 da Non sapevo quanto fosse vero, entrambi i romanzi fanno parte del Blackwood Duet, ma come anche The Scar Of My Heart, sono autoconclusivi. Contemporary romance con un pizzico di suspense che non guasta mai.
DICE L'AUTRICE:
Killian ha fatto la sua prima apparizione già nel primo romanzo, ma la sua storia si è palesata solo durante la stesura del secondo libro. Il libro è strutturato in due parti, una sul passato e una sul presente: volevo essere sicura che i lettori conoscessero tutti gli antefatti senza dover ricorrere ai flashback che, pur essendo molto utili allo scopo, possono diventare parecchio ostici e rallentare la narrazione. O per lo meno ho questa impressione. The Scar Of My Heart è anche un romanzo sulle seconde possibilità, su un amore che nasce, cresce e rimane intatto negli anni, nonostante le avversità della vita. Credo sia uno dei migliori che ho scritto, ma io sono di parte, non faccio testo. Spero solo che vi piaccia, qualora decidiate di dargli una possibilità.
BREVE ESTRATTO:
«Scarlett, dobbiamo andare!»
La mia vita era una vera pacchia. E dico era, perché dal momento che sono un’idiota patentata, ho mandato tutto all’aria a causa della mia stupidità. Cioè, non è che fosse proprio del genere “ho raggiunto il nirvana assoluto dei sensi”, ma non mi lamentavo. Non mi ero mai innamorata, però. E adesso che è successo vorrei tanto poter tornare indietro, perché chiunque vi dica che è meglio aver amato e perso è un vero imbecille.
Ma partiamo dal principio.
Mi chiamo Scarlett Livingstone, ho diciannove anni, ma all’epoca degli avvenimenti che hanno segnato la mia infelicità ne avevo diciotto. Appena otto mesi fa cominciavano le mie avventure con il sesso. Il sesso con la esse maiuscola, non qualche pomiciata sul retro di una macchina scassata. Sto parlando del sesso da pornodiva. Praticamente prima di conoscere lui, ero una vera e propria santarellina. Andavo ogni domenica a messa, andavo tutti i giorni a scuola, facevo sempre i compiti, studiavo con costanza. Aiutavo persino le vecchiette ad attraversare la strada. Ero in tutto e per tutto una ragazza modello. Tutti i miei parenti mi volevano bene, ma erano i miei parenti, perciò non contavano. La mia migliore amica mi adorava. E basta.
A scuola il fatto di essere bollata come secchiona non ha mai aiutato nel costruirmi delle amicizie. Non importava quanto fossi carina. Non mi reputavo brutta, occhi castano chiaro, capelli rosso fuoco e una leggera spruzzata di lentiggini sugli zigomi. Avrei potuto avere la coda di ragazzi. Ma ero completamente sola. Se non fosse stato per quei rotoli di ciccia di cui non riuscivo proprio a liberarmi. Non che fossi una mongolfiera, ma ero lontana mille miglia dall’essere uno di quei manici di scopa anemici di cui era piena la mia scuola.
La mia migliore amica, Consuelo, di origini spagnole, era più grande di me solo di qualche mese, ma questo le aveva permesso di accedere al college prima di me. Bastarda fortunata. Anche se aveva deciso di frequentare Harvard (a poco più di quindici minuti da casa mia) per restarmi vicino, era sempre dura non averla a scuola con me. Le vipere dell’ultimo anno sanno essere davvero spietate se fiutano che durante l’estate ti è aumentata la taglia del reggiseno e che, quindi, potresti anche solo attirare l’attenzione dei loro ragazzi proprio lì. Di sicuro non mi ero fatta amiche le cheerleaders, che mi evitavano come se fossi una lebbrosa, ma la cosa che meno sopportavo era il fatto che non potevo rispondere per le rime a quelle stronze siliconate. Dal momento che praticamente ero tutta casa e chiesa e con qualche chiletto di troppo, la mia vita sessuale era inesistente. Non avevo mai avuto un ragazzo, perché tutti pensavano che fossi terribilmente noiosa. E grassa. Non andavo matta per le feste, quelle poche a cui ho partecipato finivano sempre allo stesso modo: me seduta in un angolo a leggere un libro per ammazzare la noia, quindi non mi ero neanche mai presa una sbronza che potessi usare come argomento di conversazione, così, per sentirmi, se non alla pari, almeno qualche gradino più su dal fondo del barile nel quale sguazzavo sola soletta da quando ero in fasce. Non avevo mai fumato, nemmeno una normale sigaretta, figuriamoci uno spinello. Persino le patatine fritte in casa mia erano off limits, perché sono unte e fanno ingrassare. Mia madre era una vera esperta di cose che sembravano bellissime, ma che in realtà facevano male: sigarette e derivati vari, il sesso non protetto o in età troppo giovane per capirne davvero l’importanza. O mio padre, visto che dal divorzio era diventato il nemico pubblico numero uno. I miei hanno divorziato quando avevo dodici anni. Nonostante avesse tentato di rimanere in città per starmi vicino, mamma aveva il dente avvelenato e ogni volta che voleva vedermi era sempre una lotta perché non gli era permesso avvicinarsi a meno di cinquanta metri da casa. L’equivalente di un ordine restrittivo senza ordine restrittivo. Alla fine, stufo dei continui litigi, ha chiesto il trasferimento alla sede di Los Angeles della sua compagnia, riuscendo però ad ottenere almeno un mese con me durante le vacanze estive e una delle feste natalizie a scelta. Ormai avevo fatto l’abitudine a tutto e, anzi, il nostro rapporto ne aveva di sicuro tratto giovamento.
Quand’ero più piccola non mi curavo molto di cosa intendesse dire mia madre con tutte quelle regole rigide, regole con cui i ragazzi della mia età non avevano mai avuto a che fare. Quindi non era un problema per me, ma crescendo non solo avevo capito che quello che raccontava era un mucchio di stronzate – atte solo a tenermi in riga perché non sgarrassi – ma che non ci credevo nemmeno. Le stronze siliconate sembravano stare alla grande mangiando patatine fritte o facendo sesso a destra e a manca.
Il modo di pensare di mia madre e il fatto che fossi ancora vergine mi emarginavano dal resto della scuola. E il giorno in cui esplosi, in cui davvero non ne potei più di tutte le prese in giro e di tutte le battutine acide, fu anche il giorno che mise in moto gli avvenimenti che portarono alla mia infelicità. E alla vincita del premio come regina degli idioti.
Ma andiamo per ordine.
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