sabato 15 maggio 2021

RECENSIONE "LEZIONI DI VOLO E DI ATTERRAGGIO" di Roberto Vecchioni

 

Recensione: "Lezioni di volo e di atterraggio" di Roberto Vecchioni, edito Einaudi Editore. A cura di Giorgia Spurio. 


Autore: Roberto Vecchioni

Genere: Narrativa contemporanea

Casa editrice: Einaudi Editore

Disponibile in ebook a € 9,99
e in formato cartaceo a € 16,15

Contatti autore: Roberto Vecchioni



TRAMA:

Ci si dava appuntamento in un parco, ci si metteva sparsi, chi in piedi, chi sdraiato e chi in braccio a qualcun altro, dopodiché s'iniziava. «Questo era il gioco, questa la sfida delle giornate di follia: aggirare l'ovvio, non ripetere il risaputo, bucare il tempo, aprire strade, sondare il possibile, il parallelo, l'alternativo. Poteva durare anche a lungo questo aggrovigliarsi di nuvole e mondi, ma si atterrava, prima o poi si atterrava sempre». La scuola di Roberto Vecchioni prima di tutto è un luogo in cui s'insegna senza impartire lezioni. I ragazzi hanno coraggio, desideri, paure, e una sete dentro che non si spegne mai. Sono irrequieti, protervi, insicuri: in una parola veri. Si chiamano come i più celebri pittori della storia, ma sono solo esseri umani in cerca di se stessi. E il professore, quel Roberto Vecchioni che insegnava negli anni Ottanta in uno storico liceo milanese, è colto, originale, ma soprattutto appassionato, sempre disposto a quell'incantesimo che balena diverso ogni giorno. Che parli della morte di Socrate, del viaggio di Ulisse o di un verso di una poetessa contemporanea, i suoi occhi brillano e la voce va su e giù come un canto. 



Roberto Vecchioni scrive un libro che non è solo un libro, ma è la tela su cui si alternano storie, leggende, vite, emozioni. L'uomo e l'artista si incontrano in un'unica figura, quella speciale dell'insegnante che non guarda ai ragazzi come contenitori di nozioni ma come esseri pensanti capaci di esprimere, creare, confrontarsi, aprire un dibattito. Riga dopo riga mi sono immedesimata in una delle studentesse e li ho invidiati, i suoi studenti, mi sarebbe piaciuto avere un professore così, dall'altra mi è piaciuto pensare al suo modo di essere e di insegnare, un metodo che va oltre il concetto semplicistico di seguire i programmi ministeriali. L'insegnamento è una vocazione nella quale il più grande appagamento è il percorso di mille avventure, una o più, magari cento, per ogni giorno, con i ragazzi che imparano, hanno dubbi, scuotono la testa, non sono convinti, sgranano gli occhi e partecipano alla più grande creazione, alla più bella invenzione, quella della parola, che per loro è scontata, invece muta nel tempo senza dimenticare le proprie origini che vanno scoperte. Un po' come degli archeologi alla ricerca del sito, all'osservazione della stratigrafia, così va scavato, va fatto un percorso a ritroso trainato dalla curiosità. 
Il capitolo dedicato a Alda Merini è tenero. Ho letto di lei così speciale, descritta per il suo essere così unico, affascinante e attraente, ingenua e profonda, schietta e vera, autentica come i suoi pensieri in versi. La si vede con il suo sorriso stretto tra le labbra, la sigaretta in mano, gli occhi luminosi che ama cantare e ama ascoltare, per poi riuscire a cogliere all'improvviso l'universo nel disordine del suo nido. Vecchioni la descrive con attenzione e con affetto, quell'affetto che inevitabilmente fa parte di ognuno di noi leggendola e sembra di essere lì seduti tra le tante cose, tra giornali e carte, fogli e piccole matite, sembra di poter appoggiare con amore o meglio con estrema devozione la testa sul suo braccio o sulle sue gambe, mentre lei ha il cosmo chino davanti e scrive senza lasciare vie d'uscita, con parole taglienti.
Il libro raccoglie la genialità dei ragazzi, perché vanno stimolati, vanno compresi... Vanno incoraggiati perché devono imparare a volare ma senza perdere la cognizione della realtà come Icaro, bisogna quindi sapere atterrare forti e preparati. Gli insegnanti devono insegnare a volare con la parola, con il pensiero, con lo spirito critico, con libertà, e saper poi atterrare con consapevolezza. La vita è un viaggio che non può essere limitato. La vita è coraggio. Così i ragazzi diventano i quattro evangelisti, così il rumore del dolore fa capolino dopo una brutta caduta e una botta in testa, la verità all'improvviso si manifesta come un miracoloso e inspiegabile affresco in movimento che racconta della guerra di secessione. 
L'insegnante non deve insegnare ad essere impeccabile ma deve prendere per mano a volte anche la follia perché dopo la caduta, dopo il fallimento, dopo aver raso la terra, dopo aver spiegato le ali ed essersi ritrovati di nuovo vicini al suolo, solo così si impara a volare, solo così si impara ad essere grandi, consapevoli, determinati, autoironici... Solo così si cresce con il pudore di un amore che diventa leggenda, l'affetto di chi ha più esperienza, la condivisione del pensiero, solo così abbracciando ogni forma d'arte, senza mai rinnegare la radice, lei la parola che diventa a sua volta forza creatrice, perché è Logos da cui tutto nasce ed è Verbum che diviene azione. Siamo parti di un progetto più grande, ognuno, uno, cento, mille e tutti, di un progetto che è il nostro. Così si diviene immensi. 
Come i versi di Alda Merini:

I poeti temono di offendere iddio, 
ma i poeti nel loro silenzio
fanno ben più rumore 
di una dorata cupola di stelle. 

Consiglio allora la lettura di questo libro che è viaggio, è creazione ed è divenire, diventa nostalgia e si trasforma in qualcosa di nuovo proprio come la Parola. 


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