venerdì 3 giugno 2022

DOPPIA RECENSIONE "KINTSUGI - L'ORO È NEGLI OCCHI DI CHI GUARDA" di Sonia Morganti

 

dell'autrice Sonia Morganti, edito Delos Digital. 
A cura di Andrea Macciò e Dario Zizzo.



TitoloKintsugi 
Autore: Sonia Morganti
Genere: Romance - Racconto lungo

Casa editriceDelos Digital
Collana: Passioni Romantiche

Disponibile in ebook a € 1,99

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TRAMA:

Yu Tamaori è una programmatrice di successo, eppure si sente simile a un uovo, perché nasconde le proprie fragilità in un guscio compatto di perfezione apparente. Affronta la vita come una stringa di codice, finché un imprevisto non genera un piccolo errore che devierà l'esito dei suoi calcoli. D'altronde può capitare di essere corteggiate da un collega. Meno frequente è che lui sia persino vicino di casa. Se poi è anche un ingegnere scombinato, sorridente e non proprio devoto alle regole aziendali, diventa davvero troppo per Yu. Ma lui, Hayato, non ha paura di essere l'errore nel programma, la crepa nel guscio e il vento che cambia proprio un attimo prima che i ciliegi fioriscano. 



Kintusgi è una tecnica giapponese per riparare crepe e fratture degli oggetti, ricomposti grazie all’inserimento di resine e polvere d’oro.
Come si applica agli oggetti, la tecnica del Kintsugi si può idealmente applicare anche alle persone?
È il tema affrontato nel delicato e affascinante racconto di Sonia Morganti con protagonista la giovane programmatrice giapponese Yu Tamaori.
Imprigionata in una sorta di anoressia sentimentale ed emotiva, Yu si è racchiusa in un piccolo mondo di apparente perfezione, razionale come la stringa di un codice binario e compatto come il guscio di un uovo sodo.
L’amore, per Yu, è qualcosa da respingere perché genera “crepe”, disordine, entropia, imperfezione.
A turbare il mondo perfetto della ragazza c’è il delicato corteggiamento di Hayato, ingegnere che è contemporaneamente collega e vicino di casa, dal carattere molto diverso da lei, fantasioso e disordinato. Lei lo ha sempre considerato un “otaku” (ovvero una persona dedita in maniera ossessiva a un hobby come fumetti, cartoni animati, computer, un concetto simile a quello occidentale di nerd) e si è sempre tenuta a debita distanza da lui.
Eppure, nel periodo nel quale fioriscono i ciliegi, che in Giappone coincide con l’Hanami, la festa nella quale si celebra la Primavera e la rinascita della natura, Hayato riuscirà ad aprire una crepa nella corazza che Yu si è costruita attorno a sé e a ripararla con la tecnica del Kintsugi, perché “l’oro è negli occhi di chi guarda”.
Il romance in forma di racconto di Sonia Morganti è caratterizzato da una scrittura raffinata, attenta, essenziale, senza una parola di troppo, perfetta e compatta come l’uovo sodo del racconto.
L’autrice ci regala un’immersione nella cultura giapponese, con i riferimenti alla festa dei ciliegi, alle raffinate stampe erotiche di Hokusai, interessanti per comprendere la differenza fra una cultura come quella occidentale intrisa di senso del peccato e una che ne è priva, gli “otaku”, la grande attenzione alla tecnologia.
Ambientato nella società giapponese di oggi, ci restituisce tuttavia alla perfezione la gabbia d’acciaio del mondo asettico, tutto orientato alla razionalità e al lavoro, nel quale le persone sono prigioniere degli algoritmi e delle città smart, perfette e prevedibili come uova sode.
Un mondo non troppo diverso dal nostro, dove l’amore è una forza capace di provocare crepe nelle nostre false certezze e di ripararle come col Kintsugi.
Sono rimasto davvero piacevolmente sorpreso da Kintusgi - L’oro negli occhi di chi guarda, un racconto di grande fascino e suggestione, consigliato vivamente a chi è appassionato di cultura giapponese, o comunque se ne interessa da sempre come me, ma che attraverso l’ambientazione “esotica” racconta anche molto della nostra realtà di oggi, con personaggi dalla grande profondità psicologica come Yu.



L'incipit è della bellezza essenziale che ricorda quella dell’arredamento delle case giapponesi: 

Yu versò il riso bollito nella ciotola bianca e gialla e tirò fuori dal pentolino l’uovo sodo. Era ormai freddo e lo tenne tra l’indice e il pollice, portandoselo davanti agli occhi. 
Appariva liscio e solido, come lei. Monocromo, perfetto e quindi protetto. Lo pose nel palmo della mano, si rivide in lui e se ne innamorò. Anzi, decise di innamorarsene. Perché lei avrebbe potuto dividere la vita solo con chi le somigliava e non metteva a rischio la sua uniformità, non generava entropia, non squilibrava il suo quotidiano… 

La protagonista di questo racconto, una programmatrice giapponese, abituata sin dall’adolescenza all’esasperata ed esasperante competitività di quella società, è come quell’uovo, chiusa, protetta, decisa a non aprirsi all’altro.
Ecco quindi che il corteggiamento di un collega e vicino di casa, Hayato, la turba: 

Le pupille di Hayato si dilatarono, aprendo una finestra scura e profonda su un universo di speranze, desideri e necessità in cui Yu non voleva scivolare. Voleva restare al chiuso del proprio guscio, e basta.

E l’immagine del guscio è utilizzata ancora… 

Yu era difficile, lui lo sapeva. Ma sin da bambino, Hayato aveva appreso che le perle si nascondono nelle ostriche, non si fanno certo trovare sulla riva né galleggiano comodamente a pelo d’acqua. Per quello, nonostante l’anno di infruttuoso corteggiamento, non demordeva ancora.

… e ancora, vedendo dei ciottoli a casa dell’uomo ne ammira le caratteristiche: «Il sasso è armonioso, conchiuso, immutabile e non scalfibile.», che agogna per la sua vita. Le cose, ancora una volta, insomma, non sono in questo racconto cose e basta, ma hanno un forte carattere simbolico. Ma Hayato, che vorrebbe penetrare dentro la corazza di Yu, dissente: 

«Non è proprio così... pensa all’opera del vento e dell’acqua. Queste pietre sono così belle perché si sono lasciate accarezzare dalle onde per secoli.» 

E il lavoro diventa allora uno schermo per difendersi dagli attacchi del vicino, per non pensarci, un lavoro dove non ci possono essere anomalie. Yu e Hayato infatti sono persone sole, che hanno sacrificato la vita privata per il lavoro: 

Erano diventati uova nel supermercato: obbligati a essere uniformi e perfetti, chiusi in confezioni che li proteggevano solo all’apparenza ma in realtà non risparmiavano alcuna sollecitazione al loro fragile guscio, sotto la luce impietosa di quella rivendita h24 che era il loro mondo.

È un racconto (dal titolo esotico, il lettore ne capirà il significato) che mi ha impressionato favorevolmente, in cui la parola spesso ha un forte valore simbolico, rappresenta il solipsismo dei due protagonisti, la parola oltretutto nuda, senza ghingheri, protagonisti che sono figure delicate, che quasi dimostrano meno anni di quanti hanno. 


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