venerdì 6 aprile 2018

"VIKING CHRONICLES: L'ASCESA" di Andretta Baldanza



Buon pomeriggio follower! 
Follower... che stia per lettori folli? 😉 Da oggi in poi vi chiamerò così, ve lo siete meritati. Voglio dire...
- se preferite alla tv un buon libro
- se considerate l'odore della carta uno dei profumi più afrodisiaci
- se invece delle scarpe collezionate libri (che poi una cosa non esclude l'altra, eh? 😆😜)
- se fate le ore piccole per concludere un libro anche se il giorno dopo dovete andare a lavorare/scuola
- se aiutate la commessa della libreria ad alzare la saracinesca il giorno dell'uscita del libro del vostro autore preferito

... non dovete essere troppo normali 😂😂
Or dunque... che la follia sia con voi! 

Vi segnalo un'altra nuova uscita: "Viking Chronicles: L'ascesa" di Andretta Baldanza. 






Autore: Andretta Baldanza
Genere: Romance storico/erotico

Disponibile ebook a € 2,99
e in formato cartaceo a € 13,01

Pagina autore: Viking Chronicles  





TRAMA:

Hindalvisk, X secolo dC.
Eric ed Alyssa dopo un inizio tormentato sono finalmente riusciti a vivere pienamente il loro reciproco amore, e tutto sembra andare per il meglio. Ma la guerra incombe. Un inaspettato ed imprevisto attacco dei guerrieri di Krelt interrompe la sacralità della festa di Mezzo Inverno e le vite dei nostri protagonisti vengono sconvolte dalla serie di avvenimenti scatenati da questo evento. Fra tradimenti, assassinii, missioni diplomatiche e gelosie, riusciranno Eric, Alyssa ed i loro fedeli compagni a difendere il villaggio, preservare il trono dall’usurpazione e non perdersi lungo il cammino?





BIOGRAFIA:

Andretta Baldanza
è nata a Milano in un anno non meglio specificato di quell'altro millennio, è laureata in Scienze Politiche e lavora part time in una grande azienda online.
Ha un marito pignolo, due figli scatenati, una casa disordinata e due gatti pigri. Il suo più grande talento è il gioco del Tetris, che le consente
di incastrare alla perfezione tutti gli impegni e di ritagliarsi anche qualche momento per la scrittura. Moglie devota, madre perplessa e massaia francamente imbarazzante, scrive con la passione agitata e disorganizzata di una nerd che ha sempre "16 anni dentro". Pubblicare un romanzo è sempre stato il suo sogno, fin da giovanissima. La Viking Chronicles Saga è il suo primo lavoro.






DICE L’AUTRICE:

Curiosità ce ne sono diverse trattandosi di un popolo molto presente nell'immaginario comune ma abbastanza poco conosciuto. A esempio, non è vero che i vichinghi portassero elmi con le corna, non necessariamente bruciavano i loro morti sulla pira, e le loro spade erano molto più simili al gladio romano che allo spadone a due mani medievale con il quale mediamente ce li immaginiamo. Non conoscevano o conoscevano poco la scrittura, e quella poca normalmente era destinata agli uffici sacri e di uso quasi esclusivo dei sacerdoti. Il rito dei matrimoni era molto complicato e prevedeva una serie di accordi tra le due famiglie che potevano prendere anche molto tempo. Una volta stabiliti gli accordi economici e la dote, doveva passare un tempo ben determinato perché le nozze vere e proprie potessero celebrarsi. Durante le nozze veniva sacrificato un piccolo animale a Thor, perché vegliasse sulla coppia, ma a volte l'animale veniva soltanto consacrato poi mantenuto in vita dai due sposi.
Ma la curiosità più carina riguarda la Luna di Miele. 
Dopo le nozze gli sposi vichinghi non partivano certo per un viaggio! Restavano anzi in casa, a bere grandi quantità di idromele (liquore che nasce dalla fermentazione del miele) l'uno dalla coppa dell'altro. Questa usanza aveva lo scopo sia di stimolare la fertilità (una delle caratteristiche attribuite al miele) sia quella di facilitare l'intimità dagli sposi (imboccandosi e facendo bere l'altro dalla propria coppa). Questa usanza andava avanti per tutto il primo mese dopo il matrimonio, ovvero per una luna. Da qui, la Luna di Miele.






BREVE ESTRATTO:

La mattina successiva ci trovò ancora intrecciati. Due ore prima dell’alba, sentii Eric alzarsi e cominciare a vestirsi. Restai sdraiata in silenzio, guardandolo per imprimermi le sue sembianze nella memoria. Calzari di pelliccia e cuoio, braghe di pelle, una casacca di lana pesante sormontata da un’armatura di bronzo frutto di una delle sue famose razzie in Anglia. Ammirai i gesti precisi e meticolosi coi quali affibbiò Brúðr alla cintola sulla sinistra, mentre il maglio che gli era valso il soprannome veniva inserito in una apposita custodia sulle sue spalle, col manico sporgente per essere afferrato con facilità come le frecce da una faretra. Il suo viso era serio e concentrato. Non uno solo dei suoi movimenti era sprecato: tutti avevano uno scopo preciso. Supposi che seguisse un ordine stabilito nel prepararsi, come un rito ripetuto sempre uguale, e che questo gli servisse a trovare la calma e la concentrazione necessari prima di una battaglia. Emisi un debole sospiro di approvazione quando appoggiò il piede sullo sgabello per sistemarsi i calzari: i pantaloni stretti misero in evidenza un certo rigonfiamento tra le sue gambe, e nonostante il momento grave ebbi una piccola ma distinguibile contrazione in mezzo alle mie.
«É la prima volta» mi disse senza guardarmi «che lo faccio davanti a qualcuno.»
«Scusami, non volevo distarti» risposi contrita «sto solo cercando di fare quello che mi hai chiesto. Ti guardo per ricordare ogni singolo dettaglio. E prima che tu lo chieda» proseguii notando il luccichio malizioso nei suoi occhi «si, anche quel dettaglio mi interessa molto.»
La tensione si stemperò leggermente e lui si chinò sul giaciglio per baciarmi, quando sentimmo un lieve rumore davanti alla porta.
«Deve essere Björn» disse.
Mi alzai velocemente infilando una tunica di lana e avvolgendomi in un pesante mantello di pelliccia. Eric aprì la porta e scambiò poche parole con Björn. Ulfric, che aveva dormito davanti all’uscio, era all’erta e pronto a combattere al fianco del suo fratello a due zampe. Eric lo gratificò con un paio di pacche sulle spalle possenti, poi mi rivolse un sorriso mesto.
«É ora» disse solo.
Uscì nel freddo e nella bruma dell’ora che precede l’alba, ed io lo seguii all’esterno rabbrividendo, allungando la mano nel gesto ormai abituale di saluto per Ulfric. Fui ripagata da una veloce leccatina umida, ma era ovvio che tutta l’attenzione del lupo fosse per Eric. Ne sentiva l’umore preoccupato e la tensione ed aveva perciò le labbra già leggermente tirate sui denti e le orecchie basse in atteggiamento di allarme. 
Tutto l’esercito di Hindalvisk era davanti a noi, allineato. Floki era in piedi al centro, davanti a tutti, il bastone del comando in mano. Non ebbi il tempo di chiedermi come mai i soldati si fossero schierati formalmente in attesa di Eric, che Björn si avvicinò e gli porse un vasetto contenente una poltiglia verde scuro che tutti gli altri avevano già spalmato sul viso e sugli abiti: li avrebbe aiutati a camuffarsi tra gli alberi, attendendo di cogliere i nemici nell’imboscata che avevano pianificato. (...) Eric aveva intanto finito di rendersi invisibile e stava andando a prendere posto accanto a Björn, subito alla destra di Floki, quando questi lo fermò. Si mise davanti a lui prima che raggiungesse il suo posto e senza pronunciare una sola parola né emettere un suono, gli porse cerimoniosamente il piccolo bastone di legno finemente lavorato che teneva in mano. Eric si bloccò e fece un passo indietro come se Floki portasse i segni di una malattia violentemente contagiosa, ma quello non si mosse finché il bastone non fu passato dalle sue proprie mani salde a quelle grosse ma leggermente tremanti di Eric. Poi indietreggiò a sua volta e si posizionò accanto a Björn, nel posto che sarebbe dovuto spettare a Eric. Björn lo guardava con aperta ammirazione mentre Gunther sembrava un vulcano sul punto di eruttare fuoco dagli occhi. Gli altri emisero qualche sommesso mormorio, alcuni battendo una volta la spada sullo scudo, producendo un rumore sordo. Arild fissava suo fratello con la bocca spalancata come un bambino davanti a una montagna di melassa.
A me, si gelò il sangue nelle vene. 

Eric rimase un momento a guardarsi incredulo le mani che stringevano il bastone del comando. Chiuse gli occhi e chinò la testa per un momento. Fece due o tre respiri molto profondi, per calmare il tumulto che immaginai dovesse sentire in quel momento nelle viscere, poi lo alzò lentamente ma con decisione, perché tutti lo vedessero e sapessero chi dovevano seguire, quel giorno.






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