martedì 6 settembre 2022

RECENSIONE "UNA STORIA COME TANTE" di Michele Vincelli

 

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Recensione: "Una storia come tante" dell'autore Michele Vincelli.
A cura di Silvia Iside.





Autore: Michele Vincelli

Genere: Narrativa

Disponibile in formato cartaceo a € 19,00

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Una storia di guerra e amore, di sacro e profano, di note bianche e note nere. Una storia di attesa. Di buio e luce. Di estate e di inverno. Una storia di fili. Fili che s'intrecciano e che a volte non si vedono. Una storia di rabbia e lavoro, di miseria e fatica. Una storia di strade. Strade da scegliere, in cui perdersi o ritrovarsi. La storia di un incontro. Di anni di silenzio, paura e dolore. Una storia di gente semplice che vive di terra e di cielo. La storia di un treno che porta via e che qualche volta riporta indietro. La storia di un fiocco di neve. La storia di mio nonno, dei proiettili che aveva in corpo e una cicatrice nel respiro. Una storia semplice, di gente che vive e che muore. Una storia in cui la luna parla e sussurra la verità a chi si fida di lei. Una storia di giusto e ingiusto. Una storia effimera... come un colpo di grancassa. La storia di un viaggio, per lasciare alle spalle la paura. In fin dei conti... una storia come tante.

L’autore afferma di averlo scritto utilizzando dei racconti di vita vissuta, romanzandoli ma mantenendone la coerenza dei fatti narrati da sua nonna, e questo si sente.
Domenico e Angelina, come tante coppie italiane dell’epoca, vivono la tragedia della separazione dovuta alla guerra. Appare pure una “strega”, donna temuta in paese, che con i suoi doni di veggente aiuta Angelina e altri.
Viene nominata la favola del re nudo, con la funzione di una metafora, rispetto alle cose che non sono visibili agli occhi degli sciocchi e in un certo senso la guerra diventa un “dono”, un’esperienza drammatica che affina la capacità di vivere i propri giorni con amore.
Il racconto della vita di Domenico all’interno di un campo nazista in Germania, e quello dell’esistenza di alcune detenute in un campo di concentramento nel paesino italiano in cui parte della vicenda prende corpo, caratterizzano gli abitanti di Casacalenda come gente disponibile ma non stupida.
In Germania, Domenico passa le sere in compagnia di un professore che gli consegna ricordi effimeri e una perla di sapienza sulla mosca effimera, è questo l’episodio che più trasmette la fragilità della vita in tempo di guerra.
Sono ben riuscite le descrizioni minuziose del quotidiano dei contadini, della fame che divorava il paese e di molte altre cose. Di contro, solo per un momento viene fatto trasparire il lato umano dei tedeschi, per mezzo dei ricordi di un soldato coinvolto in un evento significativo per la vita del protagonista. Qui la vicenda è narrata dalla parte italiana, si capisce; tuttavia, mi pare che si stato rappresentato un po’ come tutti i buoni contro tutti i cattivi. Quando invece, noi abbiamo tradito i cattivi, sì. Però li abbiamo traditi. Inoltre, consiglierei all’autore di fare attenzione a espressioni d’uso regionale, ma non corrette, come “lo sparò”, al posto di “gli sparò”, “rientrare gli animali”, e simili. Le vicende dei romanzi, secondo me, andrebbero incastonate con attenzione nella parte storica e non la parte storica inserita a spezzare gli eventi, perché così si ottiene più un effetto pagine da manuale che l’effetto di far scivolare il lettore nel contesto dell’ambientazione.
A parte ciò, il libro mi è piaciuto e lo consiglio a chi ama riascoltare vecchie storie, capaci di trasmettere un messaggio d’amore con un affresco dei giorni dei nostri nonni.


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