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Andrea Macciò ha letto "Finché Pechino non ci separi.
Diario di un'espatriata nel Paese di Mezzo" dell'autrice Alba Gallo.
Autore: Alba Gallo
Genere: Autobiografico
Disponibile in ebook a € 5,99
A breve anche in formato cartaceo
Contatti autore: Facebook
TRAMA:
Quando Alba si imbarca su quel volo diretto a Pechino, ha il cuore infranto.
Circa un anno prima ha rotto con Mario e, nonostante continui a raccontarsi mezze verità, sa benissimo di non averlo ancora dimenticato.
Decide allora di intraprenderlo da sola quel viaggio che i due avevano pianificato insieme: dopo la laurea Alba parte per la Cina, raggiungendo la sua amica Giulia. Lì conoscerà Chen, un affascinante studente cinese che l'aiuterà ad entrare nel vivo della cultura locale, in una società fatta di regole che Alba troppo spesso dimenticherà, dando luogo ad esilaranti equivoci.
Un diario romanzato ironico e divertente, a tratti riflessivo e profondo, che racconta il primo incontro tra una ragazza occidentale ed il mondo orientale.
Il Paese di Mezzo secondo l’etimologia locale è la Cina, quello nel quale Alba - studentessa di lingua e letteratura cinese della provincia di Salerno con una tesi sulla letteratura nel periodo Han - approda nell’inverno 2014, appena dopo la laurea, per approfondire i suoi studi linguistici e letterari e per dimenticare la ferita emotiva e sentimentale di un amore finito, quello con Mario.
Ad attenderla in Cina, l’amica e compagna di università Giulia.
Da sempre appassionata di lingue e culture orientali, cresciuta sognando sui libri di viaggio di Tiziano Terzani, Alba parte con un’immagine dell’Oriente come il luogo magico della spiritualità, della calma e del distacco dal mondo prosaico occidentale tutto orientato al denaro e al profitto.
La realtà che scoprirà è quella di un paese certamente affascinante e ricco di arte e storia, ma decisamente molto diverso da quello che l’autrice si immaginava.
Dal 2020, a causa della crisi sanitaria partita da quella zona, l’attenzione dell’Occidente verso il sistema cinese è accresciuta e i media italiani ed europei parlano più frequentemente della Terra di Mezzo: quella del libro di Alba Gallo è una testimonianza vivida da parte di una persona che ha vissuto con grande intensità quella realtà solo pochi anni fa.
Appena arrivata nell’ateneo cinese, la ragazza è costretta a cambiare come tutti nome: viene “cinesizzato” in Liming, corrispondente del suo nome italiano. In Cina, Alba conosce, oltre ad altre ragazze italiane come Roberta, le nuove amiche cinesi Hua e Peitian e un ragazzo, l’affascinante Chen, desiderato da tutte le ragazze cinesi e non dell’università, che forse potrebbe farle dimenticare Mario.
La Cina è un paese molto diverso da quello che Alba si immaginava, la spiritualità della cultura tradizionale cinese è oggi assolutamente marginale, e l’autrice conosce delle persone molto più attaccate ai valori materiali e calcolatrici di quelle occidentali.
Un paese dove non esiste la privacy, ed è considerato normale aprire la porta di un bagno pubblico per vedere se c’è qualcuno dentro (o usarlo direttamente con la porta aperta), dove si porta frequentemente la mascherina per difendersi dalle polveri sottili, ma non è considerato maleducazione sputare in pubblico; un paese molto sviluppato a livello economico, ma soffocato dalla coltre della censura dei media come il Great Firewall che filtra le ricerche su Internet, dove molte parole hanno un doppio significato e devono essere usate con cautela per non offendere l’interlocutore.
Un paese che dietro la modernità di facciata è ancora legatissimo a una mentalità tradizionalista nella quale la libertà e l’autodeterminazione personale non contano nulla, dove una ragazza a trent’anni è già considerata una donna avanzo e dove l’omosessualità, nonostante sia stata depenalizzata e resa lecita formalmente dal regime nel 2001, è ancora considerata una malattia da contrastare con terapie di riconversione.
E tuttavia la Cina è il luogo delle contraddizioni come una vera Terra di Mezzo: è anche il paese della romantica leggenda del filo rosso del destino che unisce per sempre due anime gemelle divise dalle circostanze e della spiritualità buddista.
Il caso cinese è emblematico della frattura tra progresso economico e tecnico-scientifico e libertà personale che caratterizza la contemporaneità, qualcosa che oggi iniziamo a percepire lucidamente anche in Occidente.
Alba, quindi, arriva in Cina credendo che i rapporti interpersonali e amorosi funzionino più o meno come in Italia e scoprirà invece che sono ingessati da queste credenze tradizionali, rischiando di andare di fronte a nuove delusioni.
L’autobiografia è un genere oggi molto usato e forse abusato dagli scrittori esordienti, ma Finché Pechino non ci separi è molto di più, possiamo definirlo un romanzo di formazione.
Nel suo soggiorno a Pechino, l’autrice abbandona in qualche modo l’idea adolescenziale idealizzata dell’Oriente e racconta la sua esperienza agrodolce nella Terra di Mezzo con un linguaggio scorrevole, ma curatissimo, e con una buona dose di ironia e autoironia molto rara negli autori esordienti.
Particolarmente interessante e attuale è il passo nel quale descrive le abitudini alimentari dei cinesi, per i quali il vino è sostituito dal distillato molto alcoolico (contenente dal 40% al 60% di alcool) di riso e per i quali gli spiedini di grilli, stella marina e persino scorpioni sono considerati una prelibatezza.
Oggi in Europa si dibatte molto sulla questione degli insetti a tavola e certamente viaggiare è utilissimo per relativizzare le nostre abitudini che siamo soliti considerare come naturali.
Non manca l’ironica descrizione della nostalgia per il caffè all’italiana, che credo abbiano provato quasi tutti gli italiani all’estero per lavoro, turismo o studio.
L’intreccio sentimentale, che nasce appunto da uno spunto autobiografico e dalla necessità di liberarsi dal fantasma ingombrante di un amore passato, sembra iniziare in maniera scontata per poi evolvere verso uno epilogo assolutamente inatteso.
Un esordio di grande interesse, che avvicina il lettore a temi molto attuali con leggerezza e una vena ironica e distaccata molto rara in autori e autrici esordienti.
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