domenica 18 agosto 2019

"UBI TU" di Deborah P. Cumberbatch




Buongiorno follower, buona domenica!
La segnalazione di oggi è per "Ubi tu", il libro dell'autrice Deborah P. Cumberbatch






Titolo: Ubi tu
Autore: Deborah P. Cumberbatch
Serie: Lie detectors Vol.1

Genere: Contemporary Romance

Disponibile in ebook a € 2,99
e in formato cartaceo a € 14,50

Pagina autoreDeborah P. Cumberbatch





TRAMA:

Avevo quindici anni quando Stephen Holland, il più grande esperto al mondo di linguaggio del corpo e di mimica facciale, mi ha salvato la vita.
Con i suoi libri e i suoi studi mi ha permesso di non essere risucchiata dalla spirale di solitudine e inesistenza che era diventata la mia quotidianità e le emozioni si sono così trasformate nel mio rifugio, la mia casa, la mia certezza.
Rappresentano la mia arma: io sono una lie detector.
Scovo la verità scritta sul volto di ogni persona, nei gesti, nei silenzi, nelle contraddizioni.
Sono una macchina della verità: osservo, codifico, interpreto e oggi faccio parte della Holland Investigation Agency per lavorare con lui e aiutarlo a risolvere casi considerati impossibili.
Potete capire la mia delusione quando scopro che il mio eroe è così bello da sembrare una statua greca, ma è come un robot che ha rinunciato a provare qualunque tipo di emozione e non esita un attimo a dirmi che, per via della mia sensibilità, questo lavoro potrebbe schiacciarmi.
Ritiene che la mia umanità possa rendermi debole.
Tuttavia i suoi occhi sembrano parlarmi con un linguaggio che supera le parole, un sussurro di emozioni al di là del tempo, un mistero che esige di essere svelato.
E io mi fido, perché gli occhi non mentono mai: sono frammenti di anima di uno specchio che deve essere ricostruito e che tingono le espressioni facciali di sfumature uniche.
Dovrei stargli lontana, perché uno sguardo non dovrebbe avere tanto potere, ma non voglio.
So che questo è il mio posto. Sono nata per essere qui e ho intenzione di dimostrarlo.
Perché Stephen Holland è anche la prima persona ad avermi vista davvero.
È il mio maledetto evento sincrono.



BIOGRAFIA:

Sono Deborah P. Cumberbatch, lettrice compulsiva, ossessionata dalle parole e dalla magia che possono creare con il loro semplice intrecciarsi.
Studio psicologia, facoltà che ho scelto perché mi hanno sempre affascinato i meccanismi della mente umana, quei dinamismi che ci portano a prendere determinate decisioni piuttosto che altre e il mondo interiore di ognuno di noi che ci rende unici, ma il mio sogno è quello di diventare una scrittrice da quando avevo otto anni.
Ho un amore incondizionato per qualunque buon libro, soprattutto i romance e i paranormal romance: credo che non possa esistere una scrittrice che non sia prima di tutto una lettrice e sin da bambina i libri sono sempre stati un porto sicuro in mezzo al caos della vita. La lettura e la scrittura hanno sempre avuto il sapore di casa, sono la mia terapia: poter vivere mille mondi, essere chiunque io volessi, evadere dalla realtà, ma ritornare con mille nuovi sogni e parole che sanno di favola… Credo che non esista cura migliore.
La frase che mi rappresenta meglio? Sicuramente quella dell’uomo che è riuscito dal nulla a creare un mondo meraviglioso: Walt Disney. “Se puoi sognarlo, puoi farlo. Ricorda sempre che questa intera avventura è partita da un topolino”.






DICE L’AUTRICE:

La storia sarà ambientata a Londra e mi rendo conto che non avrei mai potuto scegliere altra città per la storia di Stephen e Megara.
Mi sono innamorata di Londra sin dalla prima volta che l’ho visitata, un amore profondo e immenso che spero possa trasparire da queste pagine. Megara è una ragazza napoletana che, per motivi che scoprirete nel corso della lettura, si trasferirà a Londra e ne resterà incantata: tutte le sensazioni e le emozioni che prova nel camminare tra quelle strade, l’amore per la sua organizzazione, il suo dinamismo, il calore che percepisce in ogni luogo... Sono tutte esperienze che hanno colpito me e che volevo davvero condividere con voi. Ma ho anche sottolineato gli aspetti negativi: avete mai provato l’astinenza da caffè? È terribile, ve lo assicuro.
In quei giorni ero un metro e una patata di cioccolata calda, l’unico “sostituto” valido che ho trovato del caffè.
Insomma, adesso, sostituto… diciamo piuttosto che era l’unico modo per non impazzire. Ne bevevo fiumi e fiumi, sognando in segreto il mio caffè schiumato.
E poi, da ragazza napoletana, sentivo la mancanza del cibo della mia terra: mozzarella, provola, sfogliatelle, la parmigiana della nonna… Avevo le allucinazioni: la gente iniziava ad assomigliare a delle fette di pizza!

Nel libro si parlerà di cinesica, la scienza che studia il linguaggio del corpo e la mimica facciale, e in particolare farò riferimenti agli studi di Paul Ekman, di cui sono una grande ammiratrice e ho avuto il piacere di leggere la bibliografia, non solo per via del mio percorso di studi, ma anche perché credo che la sua scienza, spesso così sottovalutata, sia in realtà la base di ogni rapporto umano. Noi siamo le nostre emozioni e il nostro corpo ne è lo specchio.
Le emozioni sono la nostra ragione di vita, ci permettono di vivere nel nostro mondo ma, dato che il sistema di comunicazione umana risulta dall’interdipendenza di diversi sistemi comunicativi, quello non verbale, paralinguistico e cinesico non viene molto considerato, perché prelude l’intenzionalità umana.
Eppure, paradossalmente, sono proprio le nostre emozioni che parlano davvero.
Che cosa c’entrerà tutto questo con la storia di Megara e Stephen?
Che cosa intendo quando li definisco lie-detectors?

Per quanto riguarda il titolo, è un’antica formula matrimoniale latina che ho diviso tra i due volumi della dilogia: “ubi tu, ibi ego” che sta per “dovunque tu sia, io là sarò”, perché in fondo il destino a suo modo ci mette sempre lo zampino. Esso risiede in noi e ci porta esattamente dove dovremmo essere. Credo nelle anime gemelle, nei fili rossi che le collegano in modo da permettere loro di ritrovarsi in qualunque parte del mondo esse siano, proprio come racconta l’antica leggenda giapponese: due anime legate insieme da questo infinito filo rosso invisibile, disposte a viaggiare fino ai confini dei sogni e degli incubi per ricongiungersi, che bruciano in modo dirompente sin dal primo sguardo.
Sin dal primo istante. Sempre.
A volte persino all'interno di un'agenzia investigativa.






BREVI ESTRATTI:

«Tu sei una maledetta emozione, Megara.» Pare non avermi nemmeno sentita.
«Un’emozione?» domando, perplessa. Sembra quasi un’offesa.
«Sì, l’unica che non riesco a controllare. Rabbia, paura, gioia, tristezza, sorpresa, colpa, vergogna… erano semplici, prevedibili, sistematiche. Ma tu…» scuote la testa, «sei diventata un’emozione, la mia emozione, e non so se riesco a controllarti. Né se lo voglio.»


Sollevo gli occhi lentamente, ma so benissimo chi mi troverò davanti: Stephen Holland, che mi osserva con il suo sguardo inespressivo, che però manda comunque in totale blackout ogni mio pensiero razionale. «Dottor Holland» mormoro.
«Signorina De Medici.» Mi aiuta a raddrizzarmi e fissa i miei piedi per qualche secondo, ma resta comunque a pochi centimetri da me, continuando a inebriarmi con il suo profumo. «Perché insiste a indossarli se non sa camminarci?»
«Cosa?
«I tacchi» spiega, indicandoli con un cenno del capo.
«Ehm…» Sono indecisa se morire di vergogna o dargli dello stronzo.
«Non lo sa neanche lei.»
«La mia coinquilina» mi ritrovo a dire, anche se non so bene perché. A quanto pare la sua vicinanza mette anche fine a qualunque mio freno inibitorio. «Lei crede che conferiscano un senso di sicurezza.» Mi mordo il labbro inferiore, a disagio.
«Si sente più sicura?» domanda con tono piatto.
«No, affatto» sospiro, allontanandomi da lui ancora di qualche passo per recuperare la lucidità mentale. «Ma spero che prima o poi facciano effetto.»
Indica la mano con cui mi sono appena sistemata i capelli dietro l’orecchio. «Non ci crede.»
Arrossisco: ah ah, beccata. «No, infatti.»
«Allora dovrebbe smettere di indossarli, la rendono goffa.»
Sollevo un sopracciglio. «Grazie.
«Non era un complimento.»
«Nemmeno il mio era un vero ringraziamento» dico, sollevando il mento con orgoglio.
«È offesa» sospira, studiandomi.
Okay, deve smettere di guardarmi in generale. «No, affatto.»
«Sta mentendo.»
«E lei come lo sa?»
Stavolta è lui a sollevare un sopracciglio, come per dire: “Fai sul serio?”. «Lo so.» 





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