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Recensione: "Una minima infelicità" dell'autrice Carmen Verde,
edito Neri Pozza Editore, semifinalista del Premio Strega 2023.
A cura di Giorgia Spurio.
Autore: Carmen Verde
Genere: Narrativa
Casa editrice: Neri Pozza Editore
Disponibile in ebook a € 4,99
E in formato cartaceo a € 16,15
TRAMA:
Una minima infelicità è un romanzo vertiginoso. Una nave in bottiglia che non si può smettere di ammirare. Annetta racconta la sua vita vissuta all’ombra della madre, Sofia Vivier. Bella, inquieta, elegante, Sofia si vergogna del corpo della figlia perché è scandalosamente minuto.
Una petite che non cresce, che resta alta come una bambina. Chiusa nel sacrario della sua casa, Annetta fugge la rozzezza del mondo di fuori, rispetto al quale si sente inadeguata. A sua insaputa, però, il declino lavora in segreto. È l’arrivo di Clara Bigi, una domestica crudele, capace di imporle regole rigide e insensate, a introdurre il primo elemento di discontinuità nella vita familiare. Il padre, Antonio Baldini, ricco commerciante di tessuti, cede a quella donna il controllo della sua vita domestica. Clara Bigi diventa cosí il guardiano di Annetta, arrivando a sorvegliarne anche le letture.
La morte improvvisa del padre è per Annetta l’approdo brusco all’età adulta. Dimentica di sé, decide di rivolgere le sue cure soltanto alla madre, fino ad accudirne la bellezza sfiorita. Allenata dal suo stesso corpo alla rinuncia, coltiva con ostinazione il suo istinto alla diminuzione.
Ogni pagina di questo romanzo ci mostra cosa significhi davvero saper narrare utilizzando una lingua magnifica che ci ipnotizza, ci costringe ad arrivare all’ultima pagina, come un naufragio desiderato. Questo libro è il miracolo di una scrittrice che segna un nuovo confine nella narrativa di questi anni.
Le pagine scorrono sotto gli occhi attenti del lettore, mostrando il talento della sintesi e come dichiara la stessa autrice si tratta dell'arte della rinuncia sulla pagina, un po' come viene spiegato nel corso della storia con quel suo diario regalato da ragazzina. È un unico e solo diario dove una pagina potrebbe essere divisa in più parti per descrivere più giornate.
Un diario piccolo, breve, racchiuso, un po' come si sente e si percepisce la protagonista Annetta.
Si vede eternamente piccola, come se la sua statura fosse stata una maledizione che va a intaccare anche l'età anagrafica.
Il romanzo ci presenta il rapporto contorto, a volte di adorazione, altre morboso, tra figli e genitori.
Qui abbiamo Annetta che si sente un gingillo da collezione, nascosto nel baule assieme ad altri oggetti di porcellana o cristallo, tenuti lì segretamente dalla madre Sofia.
Sofia è alta, è bella, ha un'eleganza innata.
Per Annetta la madre è una creatura irraggiungibile e ineguagliabile, così si accontenta di quel posticino che le viene permesso di occupare.
Alla madre è perdonato tutto. Ogni cosa che fa, il suo smarrimento, i suoi momenti di egoismo e capriccio, tutto viene accettato, a volte con gelosia e rabbia, ma spesso con la rassegnazione che si trasforma in apatia.
Anna è fortemente legata a lei come unica ragione d'essere.
Con delicatezza questo romanzo ci racconta anche la malattia lenta, progressiva, aggressiva, impaziente che avanza con l'età.
Una malattia che a volte si pensi sia ereditaria per dare una spiegazione a tanto dolore.
La malattia del non ricordarsi, dell'abbandonarsi pian piano alla fine.
La salute mentale e la demenza senile sono descritte con grazia. C'è della grazia nell'accettazione, una consapevolezza matura che non appartiene alla madre ma alla figlia, pronta a proteggere e a giustificare chi l'ha messa al mondo.
Questo libro ci presenta una storia controcorrente, una vita fatta di rinunce, l'accettazione dell'essenziale, di non dover essere per forza i protagonisti, in un mondo dei social dove si ha fame di popolarità.
Eppure, anche se piccoli, per scelta delimitati all'angolo, si è inevitabilmente protagonisti della propria vita, fatta di personaggi principali e secondari, di emozioni a volte difficili da controllare. Infine la vita divenuta nostalgica, fatta di mancanze e assenze, spesso silenziose quanto dolorose, può raggiungere una serenità apparente, una sopravvivenza interiore, tagliando, eliminando, limitando, limando gli angoli e le linee dell'esistenza, accettando il poco che ci rimane.
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