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Recensione: "La custode delle storie a lieto fine" dell'autrice Barbara Davis,
edito Newton Compton Editori. A cura di Franca Poli.
Autore: Barbara Davis
Genere: Romance
Casa editrice: Newton Compton Editori
Disponibile in ebook a € 0,99
E in formato cartaceo a € 7,92
TRAMA:
Una straordinaria amicizia in grado di riportare indietro le lancette del tempo.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale ha mandato in frantumi tutte le certezze di Soline Roussel. Per generazioni la sua famiglia ha gestito con successo uno dei più esclusivi atelier di abiti da sposa di Parigi, confezionando vestiti da sogno. Il talento delle Roussel era in grado di rendere ogni matrimonio una magnifica fiaba, ma con l’orrore della guerra tutto è cambiato. E Soline, con il cuore spezzato, comincia a temere che non tutte le storie si concludano con un lieto fine.
Decenni dopo, mentre cerca di sfuggire al dolore per una tragica perdita, Rory Grant scopre nella sua nuova galleria una scatola contenente alcune lettere e un abito da sposa vintage, che sembra non essere mai stato indossato. Quando riesce a rintracciare la proprietaria del vestito, intenzionata a restituirlo, non immagina che quell’incontro casuale potrebbe essere l’inizio di una straordinaria amicizia.
Perché le vite di Rory e Soline sembrano destinate a intrecciarsi e, forse, l’opportunità per riparare a un errore commesso anni prima potrebbe rappresentare il nuovo inizio di cui entrambe hanno bisogno.
Questo libro era nel mio Kindle da un po’ di tempo, finalmente questo fine settimana ho trovato il tempo per leggerlo. La storia mi ha appassionato fin da subito. Nonostante sia di 450 pagine, si lascia leggere velocemente, grazie a una trama ben strutturata e a dei colpi di scena che tengono viva l’attenzione, oltre a dei personaggi ben caratterizzati. La narrazione avviene con il pov di Soline e Rory (Aurora), le due protagoniste principali del romanzo. Ho apprezzato molto le frasi della Maga dell’Abito Esmèe Roussel, madre di Soline che si trovano a inizio di ogni capitolo. Questa è una tra quelle che mi più colpito.
Finché custodirai il suo splendido viso nel tuo cuore, lui non sarà mai davvero perduto. Ci sarà sempre un modo per tornare indietro.
Questo romanzo, a doppia sequenza temporale, è allo stesso tempo dolce e straziante.
La narrazione si alterna tra gli anni ‘40 a Parigi, durante la Seconda Guerra Mondiale, e gli anni ‘80 a Boston.
Le protagoniste principali sono Soline Roussel, Camilla Lowell Grant e Aurora Grant. Tre generazioni, tre donne che si incontrano casualmente grazie a un abito da sposa e che imparano a conoscersi e a scoprire di più sul loro passato e in parte anche sul presente. Tale scoperta, però, comporta molte lacrime e dolore. Più defilati, ma ugualmente importanti, quelli maschili: Anson William Purcell e Hux (Matthew Edward Huxeley).
Una parte della storia è incentrata su Soline Roussel negli anni ‘40 nella capitale francese.
Come la madre e la nonna, discende da una lunga stirpe di sarte specializzate in abiti da sposa. Si dice che il lieto fine sia garantito se ci si sposa con un abito di Roussel.
Quando la madre di Soline muore e i nazisti iniziano a marciare per le strade di Parigi, la ragazza si ritrova senza lavoro poiché gli abiti da sposa non sono molto richiesti al momento.
Finisce così per fare volontariato in un vicino ospedale da campo, gestito dagli alleati americani, aiutando i soldati feriti a scrivere lettere a casa.
Lì incontra Anson William Purcell, un giovane americano arruolatosi volontario come autista di ambulanze. I due ragazzi giorno dopo giorno, nonostante le bruttezze della guerra, si innamorano. Soline, seppur controvoglia, ad un certo punto deve fuggire negli Stati Uniti e cercare ospitalità dalla famiglia di Anson, con la promessa di ritrovarsi a conflitto terminato.
Vari fattori però cospirano per separarli, così Soline vive il resto della sua esistenza da sola. Raccoglie i pezzi della sua vita e si è fa un nome come sarta parigina, nota per i suoi abiti da sposa, che garantiscono alla sposa un lieto fine.
Ma, ahimè, il suo negozio di abiti da sposa viene raso al suolo da un incendio che purtroppo danneggia irrimediabilmente le mani di Soline tanto da non poter più lavorare. Quando Rory la incontra, è infatti diventata una reclusa.
La vita di Rory, due generazioni dopo, è parallela alla storia di Soline. Come l’anziana sarta, ha un rapporto conflittuale con sua madre, Camilla. Inoltre, come è successo ad Anson durante la guerra, anche il suo fidanzato Hux, un medico volontario per MSF, è scomparso durante una missione in un paese del terzo mondo e da alcuni mesi non si hanno più sue notizie. Prima di recarsi in missione l’aveva incoraggiata a perseguire la sua passione: la propria arte e l’apertura di una galleria dove artisti emergenti potessero esporre le proprie opere.
Un giorno Rory si imbatte casualmente nel vecchio negozio di abiti da sposa bruciato. Quel locale sembra attirarla. Così decide che è il momento di seguire i propri sogni e, contro il parere della madre, affitta lo spazio. Durante la ristrutturazione trova una scatola contenente un abito da sposa e vecchie lettere scritte da spose riconoscenti a Soline e, prima ancora, a sua madre. È determinata a restituire il tutto alla proprietaria, ed è così che le due donne si incontrano. Tra di loro l’empatia è istantanea, entrambe percepiscono di essere spiriti affini e di condividere anche più di un passato stranamente comune. Le due donne si avvicinano, mentre Camilla la madre di Rory, è invidiosa del legame nato tra Soline e la figlia, si sente tagliata fuori, quasi un’estranea.
Ad un certo punto è lecito chiedersi come mai tra Soline Roussel e Aurora Grant si sia creata subito una certa affinità. Quale legame intercorre tra una sessantenne parigina e una ventitreenne bostoniana? E Camilla quale segreto nasconde alla figlia?
Soline e Aurora sono i miei personaggi preferiti. Sono entrata in empatia con entrambe. L’autrice ha fatto un ottimo lavoro nel caratterizzarle. Si percepiva il loro dolore, la gioia, la diffidenza. I loro cambi di umore, il legame che si è creato tra le due donne.
Anche alcuni personaggi secondari mi sono piaciuti, come la sorella di Anson, che, proseguendo con la lettura, si è rivelata un personaggio fondamentale. Camilla, invece, per buona parte del libro non l’ho sopportata, poi qualcosa è cambiato. Per quanto riguarda Anson il mio giudizio è un po’ contrastante.
Decisamente negativo il mio giudizio su Owen Purcell, il padre di Anson.
Questo libro è riuscito a coinvolgermi emotivamente, pagina dopo pagina ero curiosa di scoprire sempre di più sulle protagoniste, cosa ne è stato di Anson e Hux. La loro storia mi ha tenuta incollata al Kindle e quando sono arrivata al temine mi è dispiaciuto lasciare andare Soline, Camille, Rory e gli altri personaggi.
Libro decisamente consigliato da parte mia.
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