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Recensione: "Kursk. Marinaio, ti aspettavo" dell'autore Gianfranco Sorge,
edito GoWare. A cura di Dario Zizzo.
Autore: Gianfranco Sorge
Genere: Narrativa storica
Casa editrice: GoWare
Disponibile in ebook a € 4,99
E in formato cartaceo a € 12,35
Contatti autore: Facebook
TRAMA:
È l’agosto del 2000 e Nikolay Krasnov è un giovane di leva che per un colpo di fortuna si ritrova a bordo del sottomarino Kursk, esaudendo così il suo sogno di bambino. Fino a che, un incidente non porterà il gioiello della Flotta del Nord a inabissarsi nel mare di Barents. La tragedia del Kursk, noto fatto di cronaca che nel 2000 ha fatto scalpore, è rivissuta dall’autore in questo emozionante libro, attraverso i punti di vista di una delle vittime, dei suoi familiari e di Edvard, un giovane di leva non imbarcatosi per un incidente. Un lento immergersi in un abisso di emozioni, fino alla risalita in superficie, in cerca di redenzione.
È un romanzo che parla del misterioso affondamento dell'omonimo sottomarino, vanto della Marina russa, nel 2000, all'inizio della leadership putiniana. Il protagonista è Nikolaj Krasnov (suo è uno dei punti di vista, scelta azzeccata, questa delle diverse "testimonianze" sulla tragedia) che s'imbarca nel Krusk, a cui questo così appare:
Più che un sommergibile, gli sembrò quasi una nave da crociera oppure una elegante e futuristica astronave in grado di affrontare viaggi interstellari.
Un grande merito dello scrittore è quello di farci vedere le vite di persone che più o meno direttamente sono legate a quella che fu una vicenda dalla notevole eco, le vite nella loro quotidianità, come nel caso della famiglia del personaggio principale che va in visita dalla madre Anna prima della sua missione. Sorge riesce a farci respirare tutto il calore di quella casa, con la donna che prepara un pranzetto da leccarsi i baffi e gli fa trovare le sneakers sulle quali da tempo aveva buttato l'occhio, lui che rinviene una lettera d'amore che lei, da ragazza romantica, aveva scritto tanto tempo fa per il marito Boris, poi morto:
Leningrado, 10 settembre 1969
Se potessi veramente averti vicino, sarebbe questa, per noi, una serata dolce dolce: riempiremmo le ore con nulla e con tutto. Forse mi chiederesti la ragione della mia scarsa loquacità e io ti guarderei negli occhi, ti chiederei di baciarmi piano, con tutta la bontà di cui è capace l'anima tua.
Ed è anche attraverso questa e altre lettere che il figlio riesce a ricostruire, uscendo dalle nebbie di un lontano passato, il suo rapporto col padre. Ecco, l'abilità dell'autore è la sua capacità di farci strada nei meandri della psicologia dei personaggi, fin dentro alla loro attività onirica (molto intensa), al loro inconscio, come nel caso di Anna (donna forte, generosa, il personaggio più riuscito, per me, tra personaggi ben riusciti) che, saputo dell'inabissamento del Kursk, in un incubo vede il suo Nikolaj minacciato da un serpente gigante con i colori della bandiera russa e gli occhi di Putin che tra l'altro dovette fare i conti col malcontento dei parenti dell'equipaggio e di una buona parte dell'opinione pubblica pronta nello stigmatizzare il ritardo con cui accettò l'aiuto d'Inghilterra e Norvegia che tentarono di salvare i superstiti.
Il libro di Sorge è un ottimo esempio di unione tra fiction e realtà, un romanzo che ripercorre quell'evento scioccante, il Titanic russo, la sconfitta bruciante, repentina, del campione della Marina, avvenimento che lo scrittore fa rivivere al lettore creando un clima di tensione, come se fosse in diretta. Cronaca e non storia. Una cronaca con esistenze vere, pulsanti, di donne e uomini che amano, odiano, si rallegrano, terrorizzano, che avevano progetti professionali e sentimentali, semplicemente desiderosi di vivere, prima che quel mostro li fagocitasse, senza che tutt'ora si sappia bene il perché. L'ulteriore prova che è sempre la povera gente a pagare il conto dei potenti, a morire molte volte senza un motivo, per proteggere verità che non si possono dire. Dunque, per questo l'opera di Sorge (che tra l'altro ci presenta le diverse tesi sulle cause dell'inabissamento) è un modo per ricordare chi finì i propri giorni in quella trappola mortale, chi finì per diventare un numero di quella macabra conta.
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