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Oggi vi parlo di un classico senza tempo: "Storia di una capinera" di Giovanni Verga. Un romanzo edito da diverse case editrici e reperibile in svariati formati. Recensione a cura di Silvia Cossio.
Autore: Giovanni Verga
Genere: Narrativa epistolare
Disponibile in ebook a costo zero
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Scritto nel 1869 e pubblicato in volume nel 1871, questo primo romanzo di Verga ha goduto di una grande fortuna. Scritto in forma epistolare, è tratto da un'esperienza autobiografica. Le lettere che la giovane Maria, costretta dal padre alla vita del convento senza vocazione, scrive all'amica Marianna durante un breve soggiorno con la famiglia in campagna, testimoniano del suo turbamento di giovane novizia che al di fuori della vita monacale riscopre nuovi orizzonti, e soprattutto l'esistenza dell'amore che, osteggiato da tutti, crescerà in lei assumendo una tensione parossistica.
La breve introduzione spiega le ragioni che hanno portato l'autore a scrivere questa storia: la solitudine di un uccello in gabbia paragonata a quella di una giovane infelice chiusa tra le mura del chiostro.
Una storia ambientata in Sicilia e che copre un arco temporale di due anni (1854 - 1856).
Il romanzo, sotto forma di missive, scritte dalla protagonista all'amica Marianna, inizia come un inno alla vita nei confronti di tutto quello che la circonda. Sembra di ammirare un quadro, talmente vivide e realistiche risultano le descrizioni. L'entusiasmo per la scoperta di un mondo tutto nuovo per lei, che da sempre ha vissuto rinchiusa in convento, in previsione di prendere i voti per divenire sposa del Signore. L'aria, la luce, la libertà. Il senso di colpa nei confronti della sua fede per il fatto di preferire tutto ciò al convento, alla solitudine e al silenzio.
La possibilità di stare con la sua famiglia, sebbene quest’ultima non si sia fatta scrupoli ad allontanarla dopo la morte della madre, quando ancora era una bambina, affidandola alle cure delle suore del monastero.
L'amicizia con alcuni vicini di campagna, tra cui Antonio Valentini, detto Nino.
Lettera dopo lettera, la ragazza racconta per filo e per segno come si svolgono le sue giornate. Descrive, piena di rimorso, la nascita di un sentimento nuovo. Lo vive però come fosse una colpa, una vergogna. Nulla l'ha mai preparata alla forza dirompente dell'amore. Capisce di essere perdutamente innamorata, tra l'altro ricambiata, ma non sa gestire la cosa. In un tira e molla di eventi che rischia di portarla alla pazzia e un susseguirsi di contraddizioni, arriva il momento di tornare in convento, incontro al destino scelto dagli altri per lei.
Tormento, delirio, dannazione si alternano ripetendosi, quasi a voler sottolineare lo stato d'animo confuso della giovane. I ricordi si mescolano al presente. Un’inquietudine che la conduce alla follia. Una straziante agonia.
A volte la narrazione viene - volutamente - esasperata; la protagonista risulta quasi egoista nella sua pretesa di non essere dimenticata, ma non è altro che una richiesta di aiuto. Un aiuto che però le viene negato. Costretta a una clausura che porterà la sua mente a vacillare in un’alternanza di pensieri confusi.
Fino alla distruzione della sua anima. Fino al tragico epilogo.
Il particolare che salta all’occhio è il cambiamento di questa giovane capinera: se nella prima parte, viene messo in evidenza il suo cuore pulito, privo di cattiveria o malizia, nella seconda, insieme alla consapevolezza di subire un’ingiustizia, emergono sentimenti di gelosia, rabbia e rancore.
La scrittura si adatta al periodo descritto, con tanto di cadenza dialettale. Il pov, in prima persona, è quello della protagonista, Maria, con un’unica eccezione nella parte finale. Il testo si legge velocemente non solo per la brevità dello stesso, quanto per lo stile semplice, confidenziale, che ricorda quello di un diario segreto.
In conclusione, un romanzo struggente, intenso che non lascia indifferenti - non nego di aver avuto i brividi durante la lettura -, che travolge ed emoziona. Un piccolo capolavoro, un’opera senza tempo che consiglio caldamente.
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