mercoledì 28 febbraio 2024

RECENSIONE "GLI AGHI D'ORO" di Michael McDowell

 

Buongiorno follower!
Recensione: "Gli aghi d'oro" dell'autore Michael McDowell, edito 
Neri Pozza Editore. A cura di AnnaLety. 



Titolo: Gli aghi d'oro 

Autore: Michael McDowell

Genere: Narrativa storica

Casa editrice: Neri Pozza Editore

Disponibile in ebook a € 8,99

E in formato cartaceo a € 14,15



TRAMA:

Anno di Grazia 1882. New York festeggia il nuovo anno tra opulenza e miseria. Dalla sua dimora di Gramercy Park, il cinico giudice James Stallworth, affiancato dal figlio e dal genero, lancia la sua crociata: ripulire il famigerato Triangolo Nero, quartiere di bettole, bordelli, fumerie d’oppio e botteghe di ricettatori, su cui regna la feroce Black Lena Shanks col suo clan di donne versate nelle arti della crudeltà.
Ma la sete di potere degli Stallworth dovrà misurarsi con la furia vendicatrice di Black Lena. 



Di McDowell ho adorato la serie di Blackwater e appena possibile mi sono fiondata su questa nuova pubblicazione. Se avessi letto la trama prima dell’acquisto, forse non mi ci sarei buttata, perché non la sentivo nelle mie corde. McDowell, però, mi ha stupita un'altra volta.
Con Blackwater ero perplessa riguardo all’horror, genere che preferisco evitare, ma ho scoperto che i passaggi “horror” erano talmente pochi e all’acqua di rose che non aveva senso classificarlo così. Si tratta piuttosto della storia di una famiglia e del piccolo paese in cui vivono i suoi componenti.
Così Gli aghi d’oro non è quello che sembra. 
Fin dalle prime pagine, si viene catapultati in una New York cupa, in cui le luci del nuovo anno non riescono a rischiarare gli angoli più bui della criminalità.
I personaggi del romanzo sono tutti meravigliosi, inclusi quelli che sono poco più che comparse - come per esempio i domestici della vedova Taunton, tutti disabili, che se non fosse stato per la ricca donna sarebbero finiti nei bassifondi, ridotti a una vita di stenti. 
Quello che mi ha colpita di più è il completo rovesciamento della morale: se in generale si può affermare che i “buoni” sono coloro che vogliono sconfiggere la criminalità, mentre i “cattivi” sono quelli che vivono contro la legge, leggendo questo romanzo non si può fare a meno di parteggiare per i “cattivi”, anzi, le “cattive”.
Lena Shanks e la sua famiglia di donne si mettono contro il giudice Stallworth, che ha condannato a morte, anni prima, il marito di Lena, mostrando inflessibilità e indifferenza totale. Così succede anche nel caso di un’amica di Lena, finita sotto processo per essersi trovata nel posto sbagliato e condannata solo perché mulatta. 
Questo più recente processo scatena Lena contro il giudice, in un’escalation di violenza e di trame di vendetta.
Il giudice è talmente odioso che se fosse possibile verrebbe voglia di entrare nel romanzo e prenderlo a sberle, come minimo. Ci sono alcuni passaggi in cui si mostra in tutta la sua piccineria di uomo privilegiato che si arroga il diritto di decidere della vita degli altri, solo perché lui può.
Più le disgrazie della famiglia Stallworth aumentano, più ci si trova a sperare che non ne abbiano scampo. 
Quello che più conta, però, è che alla fine si capisce che i “cattivi” sono tali solo perché non hanno avuto scelta, perché la società “bene” ha negato loro tutte le possibilità, spesso per pregiudizi inconsistenti. E quel Triangolo Nero, covo di ogni male, diventa un posto simpatico e molto più allettante di quei palazzi due strade più in là, pieni di gente vuota ed egoista.
Mi auguro che Neri Pozza prosegua con la pubblicazione dei romanzi di McDowell, non me ne perderò uno.


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