giovedì 21 aprile 2022

RECENSIONE "L'ALBERO DI NESPOLE" di Giulietta Fabbo

 

Buon pomeriggio amici lettori!
Dario Zizzo ha letto per noi "L’albero di nespole" dell'autrice 
Giulietta Fabbo, edito Pav Edizioni.



Autore: Giulietta Fabbo
Genere: Narrativa

Casa editricePav Edizioni
Collana: Storie di vita

Disponibile in formato cartaceo a € 14,00
A breve anche in ebook

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TRAMA:

L’albero di nespole racconta la storia di una famiglia in un paesino del sud Italia, che, tra devastazione sociale e decisioni imponderabili, vede caratterizzare il destino dei suoi componenti. La speranza e l'amore però, riescono ad eludere il fato e a sopravvivere nonostante le miserie umane. Un libro che ripercorre, a cavallo della II guerra mondiale, gli avvenimenti che sconvolsero l'Italia, che determinarono la ripresa del bel Paese e nel quale gli eventi bellici e il boom economico prendono forma concreta nelle vite dei protagonisti. 



L'albero di nespole di Giulietta Fabbo è un romanzo storico che parla della famiglia Belfiore, di un paese dell'Italia meridionale, nell'Avellinese, sullo sfondo delle Guerre Mondiali, fino all'attentato alle Torri Gemelle. È un romanzo dolente, fatto di povertà, quella dell'Italia uscita dalle macerie dell'ultimo conflitto, che spinge i genitori, Teresa e Giuseppe, che abitano in una casa fuori della quale spicca un nespolo, a mandare Ninetto, il figlio di nove anni, in America, alla ricerca di una vita migliore, sotto la tutela del fratello del secondo. Un romanzo dove spesso si ricorre ai flashback, usati con mano felice. All'inizio si ricostruisce la storia d'amore tra i due:

A volte aveva paura che il battito del cuore fosse così forte da essere ascoltato da tutti, che potesse addirittura disturbare la cerimonia religiosa, e si domandava se anche Giuseppe provasse le stesse sensazioni.

Lo stile è prettamente essenziale, non di rado impreziosito da preziose poetiche figure retoriche, come le similitudini:

Come una fotografia istantanea che pian piano vede la piena luce, così si intensificava il loro amore.

È una storia d'amore tormentata, però, osteggiata dalla famiglia di Giuseppe, per via delle differenze sociali. Gli edifici diventano quasi uno specchio di questo sentimento, con le mura delle città che appaiono agli occhi della ragazza come un mezzo per proteggere il proprio amore, messo in pericolo da chi vorrebbe metterlo a tacere:

Attraversò come faceva tutte le sere le vie del Rione, sfiorando le mura diroccate dell’antica fortificazione che un tempo aveva difeso e protetto il barone di Prata dalle invasioni straniere. Sembrava quasi un rito propiziatorio a difesa di quel suo amore infangato dalle malelingue del paese…

E lo stesso accade con la natura:

Anche gli alberi apparivano meno rigogliosi e la grande quercia, luogo dei loro appuntamenti, sembrava da lontano meno imponente.

E pure la vita nei campi è sfruttata dall’autrice per creare similitudini:

Come chi assiste impotente a una grandinata che colpisce con violenza un podere e distrugge le speranze di tanta cura, di tanto quotidiano sacrificio senza poter fare nulla per salvare il proprio raccolto, così il padre sembrava accettare la sorte della figlia.

Ma l'amore sa farsi largo facendo lo slalom fra mille traversie, è questo che accade quando Giuseppe vede Teresa, incinta, mentre si accinge a prendere l'acqua:

La liberò dal peso di un secchio e, senza dire nulla la prese per mano: non ci fu tempo per le parole, ma solo per assaporare quei momenti, per buttarsi alle spalle, senza pensare oltre, quei giorni di umiliazioni, dissapori, rabbia e rancori.

È un romanzo dal sapore antico, questo, che sa parlarci di gente povera, ma dignitosa, di un andare in America che è un po’ un sogno, di progresso sociale, un po’ una sconfitta, un vedersi strappati al proprio paese, perfino ai propri genitori, come nel caso di Ninetto, di anni nove, la cui partenza è testimoniata da una foto, descritta con parole così semplici eppure tanto emozionanti:

In quella foto Ninetto, pantaloncini corti e maglietta bianca, stringeva forte la mano della zia.

Sì, perché quella foto sembra quasi decretare il passaggio forzato, precoce, molto precoce del bambino alla maturità, la fine di quel Ninetto, per come era stato conosciuto, e la nascita di uno nuovo.
Per concludere, dentro questo romanzo ci sono personaggi tridimensionali, specialmente Teresa e Giuseppe, c'è la vita, la vita perlopiù di noi tutti, con le sue difficoltà, rinunce, sacrifici, quel duro mestiere che è la vita, ecco perché andrebbe letto. 


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