mercoledì 3 ottobre 2018

"LA FINCA CUBANA" di Martina Della Ragione



Buongiorno follower!
Pongo alla vostra attenzione il nuovo libro dell'autrice Martina Della Ragione, "La finca cubana".







Autore: Martina Della Ragione

Genere: Narrativa

Disponibile in ebook a € 2,99
e in formato cartaceo a € 12,60

Pagina autore: La Finca Cubana 






TRAMA:

Quale incantesimo tiene strette una madre a una figlia lontana? Quale irragionevole legante, se non la vita, può amalgamare i colori, i sapori, i ritmi e le atmosfere senza tempo di L'Avana alla piccola Zocca, piena di neve per parecchi giorni all'anno e incastonata sull'Appennino emiliano? Quando all'improvviso le vicende di una finca, la tipica tenuta spagnola, assumono le fattezze di una saga familiare degna di testimonianza e racconto, l'ingrediente può essere uno solo: l'amore. "La finca cubana" è amore declinato in tutti i possibili sembianti. Sono le pennellate fluide e i colori sgargianti, è magia, la musica e le emozioni di chi, come l'autrice, Cuba l'ha vissuta davvero. "La finca cubana" è un viaggio intersentimentale, prima ancora che intercontinentale, è uno scrigno di emozioni danzanti e sentimenti travolgenti. Una lettera d'amore. Di madre in figlia.





BIOGRAFIA:

Bolognese d’adozione, l’autrice si definisce moglie, madre innamorata, avvocato. Scrive per passione e legge molto, prediligendo i testi giuridici e le biografie. Affascinata dall’animo umano e dalle sue mille sfaccettature, indaga tale sfera da sempre, ma con discrezione. Ama viaggiare e considera ogni spostamento occasione di arricchimento personale e fonte di ispirazione. La Finca Cubana, nata proprio da tutto questo, è la sua prima opera di narrativa.

Si tratta di una lettera aperta che una madre, Diana, scrive alla propria figlioletta di sette anni, Alma, alla quale ha dovuto rinunciare. Non riesce, però, a dimenticarla e decide, quindi, di prendere carta e penna e di raccontare, con ordine, la sua vita. È nata a Zocca, una cittadina tra le montagne emiliane, famosa, quanto meno, per essere il luogo d’origine della più celebre rockstar italiana. Tale evenienza, tuttavia, costituisce una mera casualità. Diana non si è mai sentita tagliata per quel paesino, cercando, da sempre, il riscatto emotivo. Non era tanto il freddo degli inverni a rattristarla, quanto l’incapacità della sua famiglia di darle il giusto peso. Gli eventi, poi, la porteranno a Cuba, terra natale della di lei madre. In quel luogo troverà finalmente la felicità e il tepore umano di cui è stata ingiustamente privata durante l’infanzia. Tanti sono i temi sul tappeto. Il minimo comune denominatore di tutto è comunque l’amore. Definirei La Finca Cubana come un viaggio tra i sentimenti. Ci sono pagine amare, che scuoteranno certamente gli animi delle persone più sensibili o che vedono nella loro vita qualche tratto in comune con quella di Diana. Il messaggio globale, però, è positivo e di speranza. Infatti, la protagonista si propone di narrare la sua storia alla figlia per aggiungere al puzzle della sua esistenza qualche tassello mancante. Lo fa mettendosi a nudo, accettando il rischio di creare fraintendimenti. Nel suo cuore, tuttavia, si augura di essere capita e perdonata per la scelta che ha compiuto. Incita la bambina a credere nel domani, perché la vita, secondo la sua visione, rappresenta un dono troppo speciale per non essere “celebrata” sino in fondo. Diana affronta svariate prove che il destino le mette di fronte, riuscendo, in un modo o nell’altro, a superarle e vorrebbe che Alma affrontasse il futuro con la medesima grinta.




DICE L’AUTRICE:

Uno dei personaggi chiave della storia è Medardo, lo zio cubano di Diana. Di professione fa il pittore e, con il tempo, diventerà molto quotato. Quell’uomo rappresenta il punto di riferimento della nipote. Il soggetto preferito da Medardo, per lungo tempo, sono state le donne. Utilizzava come spunto immagini tratte da riviste che, periodicamente, gli venivano inviate dall’Italia, o, più di frequente, modelle in carne e ossa. Queste ultime arrivavano alla tenuta di famiglia in cui abitava senza essere invitate. Probabilmente, grazie al passaparola. Si trattenevano per un po’ e poi, venivano elegantemente congedate. Non arrivavano alla fattoria per innamorarsi, ma solo per un tributo all’arte. Diana, da piccola, è stata spettatrice di quel via vai e ne era elettrizzata. Amava assistere alle sedute di posa, anche per controllare che lo zio, del quale era molto gelosa, non si invaghisse di nessuna di loro. Da grande, diventerà la sua assistente e, insieme, si trasferiranno a L’Avana, la capitale dell’isola di Cuba, luogo magico e pieno di contraddizioni al tempo stesso.






BREVI ESTRATTI:


Prologo: 
“Bologna, 1 ottobre 2014
Cara Alma, 
questa per me è una giornata importante, che ricorderò per tutti gli anni a venire con una discreta dose di amarezza. 
Oggi, infatti, mi sono resa contro che non sempre gli errori che facciamo ci vengono perdonati dalla vita né abbiamo la possibilità di limitarne i danni, nemmeno adducendo a nostra discolpa la scusante dell’inesperienza dovuta alla giovane età.”
Così inizia mamma Diana la sua lettera indirizzata alla figlia, nella quale le racconta la sua vita.



“Un’altra figura chiave delle mie estati alla finca è Medardo, il fratello della mamma, una persona alla quale, ancora oggi, sono legatissima. 
È sempre stato bello: alto, muscoloso, mulatto e con le mani grandi. 
Usava un’acqua di colonia particolare e non ho mai capito se la fabbricasse egli stesso o se la acquistasse in qualche negozietto a Matanzas. Il suo passaggio nelle stanze lasciava una piacevole scia, dalla quale mi sentivo incredibilmente coccolata.
Solo da grande ho capito che non si trattava di un vezzo, ma di un modo per ovviare alla mancanza del bagnoschiuma, conseguenza de el bloqueo che grava sull’isola e che costringeva la nonna a elemosinare dai turisti anche semplici fondi di sapone per farli bollire in un pentolone e ottenerne così di nuovo o a ripiegare sul mercato nero, pagando il bene, però, a peso d’oro. 
Non si può paragonare l’affetto che ho ricevuto da quel ragazzo a quello di nessun altro uomo, papà compreso, dal quale non ricordo di aver mai avuto una carezza o una dimostrazione di stima.
Da giovane, mio zio era un misto tra il fascino senza tempo della mamma, la stravaganza della nonna e l’austerità del nonno, e poi, come tutti loro, aveva voglia di vivere da vendere.”



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