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Di seguito, il parere di Isabella Nanni su "Scacco Matto Vostra Grazia", spin off di "Dita come farfalle" dell'autrice Rebecca Quasi, edito Dri Editore.
Titolo: Scacco Matto Vostra Grazia
Autore: Rebecca Quasi
Genere: Regency
Casa editrice: Dri Editore
Disponibile in ebook a € 3,99
Pagina autore: Rebecca Quasi
TRAMA:
“Troppo intimo. Giocare a scacchi, per certi versi, è come fare l'amore.”
1830 – Torquay, Devon
Percival Webster, duca di Clarendon, è determinato a chiedere in moglie la compita lady Albertina e pertanto si reca nella tenuta della sorella per comunicarle la notizia. Durante questa visita, scopre che Emma, figlia del cognato e sua temibile avversaria negli scacchi, non è più la ragazzina impertinente che gli estorceva lezioni, ma una giovane donna in procinto di recarsi a Bath per trovare un marito che ovvii alla sua incresciosa condizione di figlia illegittima.
Introdotta in società, la fanciulla attira l'attenzione di un conte dalla reputazione poco raccomandabile, il che porta Percival a dover fare i conti con i propri principi più radicati, un sentimento stordente e un'attrazione tanto potente quanto inaspettata.
Dopo le atmosfere uniche e impagabili de “La Governante” e lo straordinario successo del romance contemporaneo “Le Ali”, Rebecca torna allo storico e ci delizia questa volta con uno spin-off del meraviglioso “Dita come Farfalle”. Che resta, a nostro modestissimo parere, uno dei suoi lavori migliori.
Siete pronte a scoprire che tipo di gioco si instaura tra i protagonisti?
Recensire un romance a lungo atteso e pubblicizzato come
questo storico di Rebecca Quasi e scivolare nei cliché da “l’ho divorato” “la
Quasi non delude mai” ecc. è un attimo, un attimo probabilmente ancora più
breve di quello che intercorre dall’essere ricoperti di insulti dalle sue fan
se si osa esprimere qualche riserva su quello che resta comunque un ottimo
romance, ma, per mio gusto personale, non uno dei suoi migliori. Nel panorama
complessivo comunque, ce ne fossero di ciambelle con qualche punto di avvallo
come questa. Un libro della Quasi non del tutto all’altezza della sua
precedente produzione è comunque una spanna sopra alla media, ma io, da sua
vecchia lettrice, sono egoista e auspico sempre di venire stupita alzando
l’asticella.
Veniamo al libro. La storia è il diretto seguito di “Dita
come farfalle”. I due protagonisti, Emma e Percival detto Percy, sono
rispettivamente la figlia illegittima di James, Duca di Rotsay, e il fratello
di Caroline, la moglie di James. Li abbiamo lasciati quando Emma aveva 7 anni e
lui 19 intenti a una partita a scacchi che si intuiva avrebbe avuto un proseguo.
Questo proseguo si concretizza undici anni dopo, quando per Emma si comincia a
ragionare di presentazione in società e di matrimonio. La giovane, per quanto
illegittima figlia di una relazione extraconiugale precedente al matrimonio del
duca suo padre (ma continuata anche successivamente al matrimonio fino alla
morte per parto della madre di Emma) è stata presa sotto l’ala amorevole di
quella santa di Caroline ed educata in casa loro alla pari dei loro figli. La
società però è ben lontana dall’accettare Emma come sua pari e per renderla più
appetibile sul mercato matrimoniale le viene assegnata una ricchissima dote,
esponendola all’inevitabile caccia di nobilotti squattrinati e senza scrupoli
che considerati i precedenti della madre la considerano poco più che una
prostituta da sfruttare per rimettere in sesto le loro finanze. Un pericolo da
cui Percival aveva cercato, inutilmente, di mettere in guardia sorella e
cognato fin da quando avevano deciso di crescerla in casa loro anziché
affidarla alle cure di altri per farla crescere in condizioni privilegiate, ma
comunque più realistiche rispetto alle sue sfortunate condizioni di nascita.
Percival, duca di Clarendon, non è per sua natura un
ribelle, non ha mai negato di aderire acriticamente alle regole non scritte
della nobiltà e, lui stesso in cerca di moglie per sopperire alla necessità di
avere un erede cui tramandare il titolo, seleziona una potenziale duchessa che
non lo metta in condizione di impegnarsi sentimentalmente, non lo attragga
fisicamente e non lo metta in imbarazzo in società. Tutto il contrario di Emma
insomma, che Percival ritrova giovane donna con tutte le curve al posto giusto
e per cui prova un immediato moto di desiderio sessuale. Questo è uno dei
passaggi che mi ha lasciato più perplessa. Considerato che al contrario di
James e Caroline in “Dita come farfalle” non vediamo lo sviluppo dell’amore che
Percival prova per Emma, ma solo la folgorazione erotica che lo sviluppo delle
curve della giovane, a sua volta preda della tempesta ormonale, provoca in lui
(anche se strenuamente quanto inutilmente combattuta), vista la differenza
d’età e il fatto che l’aveva conosciuta quando era una bambina di 7 anni, la
cosa mi ha disturbata. Non si può certo parlare di pedofilia in un rapporto tra
un 30enne e una 18enne, tuttavia la quasi assenza di premesse del progresso
sentimentale tra i due, appena accennate e lasciate all’immaginazione del
lettore, ma con l’evidenza che certe premesse hanno messo radice quando lei
aveva dichiaratamente 15 anni o addirittura prima per Percival, non mi ha messo
a mio agio. E di tutte le seghe mentali di Percival (parole dell’autrice,
ambasciator non porta pena) mi stupisce che non lo abbia mai sfiorato l’idea
che provare qualcosa di più dell’amore fraterno per un’adolescente figliastra
di sua sorella, frequentata in ambito domestico e solo grazie al rapporto di
parentela, potesse essere più problematico dell’illegittimità di nascita di
Emma. Mie remore moderne? Non credo, fino a poco tempo fa la Chiesa Anglicana
vietava il matrimonio tra p.es. un uomo e la vedova di suo fratello
considerando la consanguineità seppur indiretta acquisita con l’unione carnale
dei parenti una barriera insormontabile. Credo quindi che anche all’epoca in
cui è ambientata la storia questo aspetto avrebbe fatto storcere il naso molto
più dell’ennesima figlia illegittima che trovava un buon partito.
Il libro si divide tra una prima parte in cui Percival cerca
di vincere l’irrefrenabile attrazione fisica per Emma, posto che è
intellettualmente onesto almeno con se stesso nell’ammettere il suo amore per
la giovane per quanto ne resti sostanzialmente oscuro lo sviluppo (ed è
l'aspetto che mi è mancato di più), e una seconda parte in cui, nonostante le
circostanze li abbiano portati a sposarsi, continua a combattere le sue
pulsioni sessuali riuscendo a non consumare il matrimonio per intere settimane.
Per fortuna che la Crusca almeno in ambito regionale lo ha sdoganato, perché a
un certo punto un “escilo” mentalmente mi è venuto spontaneo. Quando finalmente
cede, le scene di sesso sono descritte in maniera elegante e mai con eccessi di
particolari e zoomate anatomiche. Emma in tutto questo è un carattere coerente
e non problematico, è innamorata di Percy (non il cane) se non da sempre da
anni, sa cosa vuole e non esita a giocare anche sessualmente sporco per
ottenerlo. Resta tuttavia quasi un personaggio secondario rispetto alla
preponderanza che assumono le già citate seghe mentali del protagonista
maschile.
La scrittura in generale è come sempre scorrevole, scevra da
strafalcioni grammaticali, seppur a mio avviso spesso più ingessata dei libri precedenti.
Ho dovuto attendere sostanzialmente l’ultimo terzo, se non quarto del libro,
per ritrovare appieno e non a sprazzi la verve prosastica cui mi ha abituato la
Quasi. Avrei inoltre fatto volentieri a meno di inutili anglicismi come “garden
party” o “nursery” che a memoria fortunatamente non comparivano in “Dita come
farfalle” o “Cambia il vento” e non si vede su che base siano dovuti saltare
fuori ora.
Nel complesso è un romance di qualità molto buona che però
non credo mi vedrà consumare il tablet con le riletture come successo invece
con il diretto precedente “Dita come farfalle”, parlando di storici della
stessa autrice, o “Corrispondenza imperfetta” parlando di storici della stessa
casa editrice di altre autrici. Attendo comunque impaziente i prossimi libri di
questa talentuosissima autrice.
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