Buongiorno follower!
Libro decisamente interessante quello che vi vado a segnalare oggi 😃
Autore: Romana Dionigi
Genere: Narrativa contemporanea
Disponibile in ebook a € 4,00
TRAMA:
Una commedia che racconta la precarietà durante la crisi economica che dal 2007 ha colpito l'Italia.
La difficoltà di trovare un lavoro, il miraggio del posto fisso, i compromessi che il precario è costretto ad accettare, la difficoltà di sposare desideri e necessità e come questo si rifletta anche sui rapporti sentimentali... il tutto attraverso una lente divertente.
DICE L'AUTRICE:
Sono Romana
Dionigi, sono un’esordiente e amo immensamente la scrittura. Perché?
Perché amo
le storie, le grandi storie che mi sanno catturare e trasportare nel loro
mondo. Quindi per prima cosa amo leggere. Per me la lettura e la scrittura sono
due percorsi sostanzialmente identici, ma inversi. La scrittura è un’urgenza,
un bisogno quasi fisico, di mettere nero su bianco una storia che ho dentro la
testa e finché non la porto a termine come la penso nella mente e la sento nel
cuore, sono in preda a una leggera frenesia. Quando alla fine ci riesco, allora
subentrano l’emozione e un senso di gratificazione enorme. La lettura invece
segue un procedimento opposto: comincia dal piacere di immergermi in una
storia, di vivere emozioni, di viaggiare attraverso le vite dei personaggi per
trovare delle verità. Ho fame di storie perché cerco risposte sulla vita, sulla
felicità e quindi per rispondere a una mia personale urgenza.
Tutto è cominciato da piccola, quando mio padre
leggeva ogni sera, a me e a mio fratello, un capitolo di Pinocchio. Era un libro illustrato e mi ricordo perfettamente
quanto alcuni episodi m’inquietassero e, nonostante tutto, volevo sapere come
andava a finire. Il serpente dalla pelle verde e gli occhi di fuoco è
un’immagine ancora scolpita nella mia mente.
Poi in seconda elementare a scuola mi hanno
assegnato il mio primo libro: Favole al
telefono e mi piaceva da morire quell’autonomia di poter ritornare sulle
storie che preferivo, Fantaghirò persona
bella l’avrò riletta cinquanta volte.
Poi Piccole
donne è stato il primo romanzo e per tutta l’infanzia rimase il mio
preferito insieme a Il conte di
Montecristo che mi turbò profondamente: quella storia di un’amicizia
tradita mi pose forse i primi interrogativi sulla vita. Le storie hanno il
potere di scuotere le menti, non riusciranno a cambiare il mondo, ma a cambiare
un pensiero si e magari da lì, si può partire per un cambiamento più grande.
La mia vera passione è il teatro. Da ragazzina leggevo
di tutto, da Sofocle a Ibsen, passavo giornate intere a vedere e rivedere I sette re di Roma di Gigi Magni, un
capolavoro di scrittura teatrale. Poi le opere di Pirandello, quelle di
Shakespeare che sapeva trattare tutti i generi, dalla tragedia al fantasy, un
modello eterno di drammaturgia.
Durante l’adolescenza ho scoperto Sallinger, Carver
con i suoi racconti così visivi e veri. Poi sono arrivati Jane Austen, Calvino,
Moravia, Verga e ancora Williams, Miller, Albee, Harris, Tabucchi e De Carlo.
Oggi i miei preferiti sono Stoppard, Kushner, Hosseini, Rowling,
Murakami, Mazzantini, Veronesi e Dicker.
A diciassette anni ho sentito il bisogno di
cimentarmi con la scrittura teatrale: per un laboratorio scolastico scrissi
l’adattamento de La dodicesima notte,
inserendo dei pezzi miei per alcuni personaggi minori. Sentire il pubblico
ridere alle mie battute è stata una delle emozioni più forti della mia vita. Ed
è stata quell’emozione a spingermi ad andare avanti. Scrivo perché ho bisogno
di comunicare con gli altri.
Ho letto saggi e manuali di tutti i tipi, da
Linda Seger a Vogler, da Cerami a Bettlheim, mi piace analizzare le storie che
amo, sbobinare i film che mi piacciono. Dacché mi piacevano le storie, ho
cercato di capire come si costruisce una grande storia. Per le mie, attingo
spesso a situazioni e modelli tipici della commedia all’italiana: Pietro Germi,
Ettore Scola, Zampa, Risi, Sordi restano dei punti di riferimento importanti
che ho cercato di riversare anche in questo mio primo romanzo “La precarietà è
un pendolo di Newton”.
Amo scrivere perché è una grande passione che
rende più bella e intensa la mia vita.
Non potrei mai farne a meno.
BREVI ESTRATTI
Il tema
Lo
incrocio sulle scale. Mi fa un cenno con la testa e distoglie lo sguardo.
Perché mi ferisce questo
nostro rapporto, ridotto a un buongiorno e buonasera?
Accarezzo
il coniglio bianco rintanato in un angolo del corridoio e non so darmi una
risposta.
Forse
la causa è questo stato di precarietà, azzardo. Sono la pallina impazzita che
da un’estremità del pendolo va a urtare le altre, nella speranza di dare e
ricevere energia, ma l’unica cosa che ottengo è entrare nell’assurda frenesia
collettiva che non ci porta da nessuna parte. Ci urtiamo tra di noi, sprecando
tempo prezioso, finché non esauriamo le nostre forze e raggiungiamo
l’immobilità. È una quiete apparente però, perché basta che un’altra mano, una
nuova dirigenza, una crisi economica o una vile bugia, facciano scattare di
nuovo una pallina ed ecco che il vortice riprende.
La linea romantica
Noto
che Cesare muove senza sosta la gamba destra, una specie di tic che mi fa
sorridere. Ogni tanto mi prende la mano e, portandosela alla bocca, la bacia.
Io gliela stringo forte e gli accarezzo le nocche. Adoro questa fase di
avanscoperta, dove l’uno si svela all’altra con piccoli contatti e Cesare lo sa
fare con delicata sapienza. Lo desidero moltissimo, mi chiedo come sia fare
l’amore con lui.
L’applauso
al penultimo brano mi distoglie dai miei pensieri, mi unisco all’elogio del pubblico esultante, quando Cesare mi dice: –
Vieni. Lo guardo perplessa, ma mi lascio guidare da lui.
Mi alzo e lo seguo. Usciamo dal patio
dando poco nell’occhio e rientriamo nella “Casina delle civette”.
– Che vuoi fare? – gli chiedo curiosa.
Lui mi sorride e mi guida su per la scala di legno che conduce al piano
superiore. Raggiungiamo l’ex camera da letto del principe dove civette,
pipistrelli, cigni e uccelli migratori ci scrutano dall’alto.
Il balcone delle rose ha le imposte
aperte e la musica dell’ultimo brano eseguito al pianoforte ci raggiunge. –
Balla con me, – Cesare mi propone la cosa più romantica del mondo e io, quasi
incredula, mi abbandono fra le sue braccia. Sulle note di un notturno di Chopin,
danziamo stretti, muovendoci su un pavimento su cui si stagliano fregi di
comete e di stelle. Ci guardiamo e ci baciamo, più e più volte. Poi riprendiamo
a ballare su quel piccolo spazio di universo, dove il tempo per un istante si
arresta.
La precarietà
Il primo giorno di primavera è
il Golpe, il colpo di Stato, la rivoluzione. Il precariato non ci sta più, dice
basta alle angherie e ai soprusi, vuole il posto fisso che gli spetta dopo
minimo dieci anni di servizio a tempo determinato. Sceglie come forma di
protesta il Sit-in: nell’atrio della Società, tutti seduti per terra,
ammucchiati come nei campeggi a Ferragosto, uniti nella lotta. “È finita l’era
dei conigli, oggi si sciopera” grida un cartello appeso al muro di fronte alla
parete d’acqua. La frase riprende un vecchio monito del ’68, ma calza a
pennello anche oggi, perché del coniglio bianco non si sa più niente.
Il tema
Manuel
si allontana un attimo: – Devo prendere le sigarette. Entra in una tabaccheria
e io lo seguo. Mentre compra le sue Marlboro, gironzolo per il negozio e noto
su una mensola un oggetto davvero curioso: sembra uno di quegli articoli di
design di lusso, ma non capisco bene a che serva. È una piccola struttura in
metallo, composta da cinque sfere identiche, sospese con fili a due aste
orizzontali e parallele.
– Che cos’è? – chiedo al negoziante.
–
Un pendolo di Newton, – mi risponde, mentre batte
lo scontrino a Manuel.
– Come funziona? – insisto, rapita dallo
strano aggeggio.
Il tabaccaio prende lo strumento e lo
sistema sul bancone. Poi tende la prima sfera della fila e la lascia cadere
contro le altre. Ecco che quella situata all’estremità opposta si mette in moto
con la stessa velocità, mentre quella lanciata si ferma e le intermedie non si
muovono.
– È la legge di conservazione della
quantità di moto e dell’energia, – mi spiega il negoziante, che ne spinge altre
due, mettendo in moto ancora quelle all’estremità opposta. Ora le sfere
all’estremità si muovono ritmicamente e io, non so perché, in quel dinamismo
trovo ciò che sto cercando: – Eccola, la mia risonanza! Manuel mi guarda
sorpreso. Gli sorrido soddisfatta ed entrambi ci perdiamo nel movimento del
pendolo, finché la sua energia si esaurisce e le sfere si arrestano.
La linea romantica
Mi
distraggo per un momento e urto con il vassoio la spalla di un uomo. – Mi
scusi! – dico mortificata e un paio di occhi neri si girano a guardarmi in
profondità. Sono occhi grandi, luminosi, solcati da sopracciglia spesse e
forti. Sull’istante sono rapita solo dal dettaglio di quello sguardo potente,
poi apro l’inquadratura e scopro un viso ovale, dalla pelle olivastra ben
rasata, un naso dritto e un paio di labbra sottili che si incurvano in un
sorriso sicuro. I capelli ricci neri che gli cadono
sulla fronte completano l’affresco di questo Adone, alto un metro ottanta e dal
fisico asciutto.
– Le … le ho fatto male? – provo a
chiedere balbettando.
– No, tranquilla, – mi risponde,
sorridendo con gli occhi. E che occhi!
– Prego, – aggiunge e mi cede il passo,
per riporre il vassoio prima di lui sul carrello.
– Grazie, – rispondo ricambiando il
sorriso. Metto a posto il vassoio e rimango impalata a guardarlo mentre fa lo
stesso con il suo. Avrà una trentina d’anni pure lui, indossa jeans, scarpe
della Nike e un maglione nero girocollo che gli mette in evidenza le spalle
larghe. Di sicuro fa sport. Devo rivalutare la ginnastica. Lui inclina la testa
e mi dice ciao. – Ciao, – replico rapita. Si allontana con lunghe falcate e lo
vedo svanire oltre la coda di persone.
Di fronte alla fila, Nanetto mi chiama e
mi fa segno di raggiungerlo. La Capa è accanto a lui spazientita, ma non me ne
importa niente. Questo posto comincia a piacermi.
Il setting
Il traffico di Roma. Gli hanno
dedicato canzoni, articoli, documentari ma non puoi capire cosa sia, se non lo
hai vissuto almeno per un periodo considerevole. Per me due anni bastano e
avanzano. E le ho provate tutte. Strade periferiche, centrali, finte
scorciatoie, il RACCORDO il mostro dalle 33 uscite, la tangenziale, la
circonvallazione, la METROPOLITANA la maledetta, gli autobus + la maledetta,
niente, non c’è speranza! Per non parlare dei lavori in corso, i cortei
politici, gli scioperi, le targhe alterne e i nubifragi. Ovunque vai, qualunque
giorno sia e in qualsiasi condizione climatica, siamo sempre lì, tutti insieme,
TUTTI! Non manca mai nessuno. Roma morirà per soffocamento o forse per
implosione.
Desire
Osservo la tavolata con i miei
amici più cari, facendo una carrellata sui loro volti: siamo un comunissimo
campione di questa generazione di trentenni precari che cerca, fra alti e
bassi, un proprio equilibrio. Cresciuti secondo un’educazione borghese, con una
famiglia alle spalle, sani principi in testa e nel cuore, qualche relazione
sentimentale traballante, ma con la voglia di crederci sul serio che la vita è
bella e che se vuoi, puoi. Si, se voglio, posso. Esprimo questo desiderio,
soffio … eppure mi sembra così difficile.
Il tono comedy
Per i corridoi dell’amministrazione, si stende a
tappeto un pavimento di marmo giallo paglierino che con le luci al neon, già
dopo cinque minuti, dà fastidio alla vista.
Quale architetto ha potuto scegliere un colore simile per un ufficio?
Un allegro “Meneito” risuona nell’aria, ma Nanetto non sembra nemmeno farci caso. Mi conduce prima a ritirare il badge all’Ufficio Presenze, dove un attempato signore molto gentile inserisce sul terminale la mia ora d’entrata e mi fa un complimento come “grazioso” acquisto della Società; poi procediamo verso la Segreteria della Direzione Generale e lungo il tragitto mi capita di udire frasi tipo: – In questa società si può avere una “cazzo” di rete che funzioni? – oppure – È un sito Web o una caccia al tesoro? Ad un tratto, mi ritrovo tra i piedi … un coniglio bianco?
Quale architetto ha potuto scegliere un colore simile per un ufficio?
Un allegro “Meneito” risuona nell’aria, ma Nanetto non sembra nemmeno farci caso. Mi conduce prima a ritirare il badge all’Ufficio Presenze, dove un attempato signore molto gentile inserisce sul terminale la mia ora d’entrata e mi fa un complimento come “grazioso” acquisto della Società; poi procediamo verso la Segreteria della Direzione Generale e lungo il tragitto mi capita di udire frasi tipo: – In questa società si può avere una “cazzo” di rete che funzioni? – oppure – È un sito Web o una caccia al tesoro? Ad un tratto, mi ritrovo tra i piedi … un coniglio bianco?
– È un coniglio! – lo
indico basita. Nanetto contrariato si china e, dopo averlo preso in braccio,
spalanca una delle porte del corridoio, da cui proviene la musica di
sottofondo.
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