Buongiorno follower, buon inizio settimana!
Vi segnalo "Nonno Egeo" di Sir J, edito Santelli Editore.
Luc Cel, che lo ha letto per noi, lo ha paragonato a una piccola perla... 😊
Luc Cel, che lo ha letto per noi, lo ha paragonato a una piccola perla... 😊
Titolo: Nonno Egeo
Autore: Sir J
Genere: Storico - Biografico
Casa editrice: Santelli Editore
Disponibile in ebook a € 3,99
e in formato cartaceo a € 9,99
TRAMA:
Michele Caradonna, denominato "Nonno Lino", un anziano ex Maresciallo Maggiore dell'Esercito Italiano, durante una fresca serata estiva, desideroso di trasmettere al nipotino qualche insegnamento di vita, contrariamente all'opinione della moglie, decide di svelare e raccontare una storia cui era stato protagonista in gioventù in quel dell'Egeo, a Rodi.
La vicenda, svoltasi durante la seconda guerra mondiale, in corrispondenza degli ultimi giorni del periodo Nazista e liberazione della penisola per mano degli Alleati, nel 1943, riproduce fatti ed avvenimenti storici realmente accaduti.
Il nipote, assai legato al nonno materno, lo ringrazierà per sempre per lo splendido racconto, di cui, nonostante tutto, ne beneficerà per tutta la vita.
Un bel giorno però, ormai adolescente, proprio nella stessa casa in cui gli era stata raccontata la vicenda, nascosta in un cassetto, troverà una gradita sorpresa, capace di svelargli la fine e la veridicità o meno della vicenda.
BREVE NOTA AUTOBIOGRAFICA
SERGIO CALCAGNILE
(pseudonimo "SiR J")
- Sergio Calcagnile, nato a Torino il 25 dicembre 1966, coniugato (con Gisella), padre di due figli, Daniele (sei mesi) e Sara (sei anni).
- Diplomato a Milano nel 1985, presso il Liceo Classico Statale Giuseppe Parini, si laurea in legge nel 1991 presso l'Università statale di Milano.
- Lavora dal 2008 come dipendente/consulente legale, presso un importante studio notarile di Milano.
- Appassionato di musica, dopo aver suonato per anni con suo fratello nella band cabarettistico musicale "Fatti Così", oggi suona nel duetto acustico musicale "Megapixel", in cui è autore e coautore di molteplici canzoni.
- Appassionato di lettura e scrittura, è autore di racconti e strofe per bambini, ad oggi non ancora prodotti nè pubblicati.
- 2017: in seguito alla partecipazione a vari concorsi per opere dal genere horror, sono stati pubblicati vari suoi racconti:
- "Stria", raccolto in un'antologia denominata "Horror al sole 2017"
- "Il pianto Infantile", raccolto in un'antologia denominata "Halloween all'italiana 2017";
- quattro mini racconti pubblicati all'interno di un'antologia denominata "Schegge di Natale Horror 2017";
- Gennaio 2018: Finalista del premio letterario "Racconti lombardi", in cui un suo racconto è stato pubblicato nell'antologia "Racconti Lombardi" edita da Historica Edizioni.
- 2018: è prevista per dicembre la pubblicazione del suo primo romanzo dal titolo "Uru", di genere horror.
DICE L’AUTORE:
L’idea è nata qualche mese fa, di notte, mentre dormivo. Mi son svegliato di colpo e mi son ritrovato sudato fradicio, seduto in mezzo al letto che urlavo e sbraitavo, mentre mia moglie cercava di calmarmi. Mi sentivo immobilizzato e non riuscivo a salvarmi dalla gente che correva a destra, a sinistra, mi schiacciava col peso degli scarponi all’interno di un’imbarcazione, non permettendomi di avvicinarmi all’ingresso dell’accesso verso l’esterno. La nave stava imbarcando acqua ed era stata silurata. Tale descrizione corrispondeva esattamente al racconto che mi narrava il nonno quando ero bambino. Il mio stato d’ansia e terrore proprio durante quella notte stessa e da quel momento decisi di cominciare a scrivere il mio libro. Ma, ovviamente, questa è solo una piccola parentesi della vicenda accaduta a mio nonno.
Mi ha ispirato una mia parente che vive costantemente all’interno della mia anima, la quale, sin da quando ho iniziato a scrivere, continua a incoraggiarmi e a spingermi. Sono profondamente legato a questa persona e son certo che mi proteggerà per la restante parte della mia esistenza.
Il libro in realtà era stato presentato al fine di partecipare a un concorso narrativo organizzato da rete 105. Il concorso non andò a buon fine e rimasi con il mio manoscritto in mano alquanto deluso e amareggiato. Non avrei mai sperato di vincerlo ma almeno da esser nominato tra i primi cento. Invece nulla, un buco nell’acqua. Da lì a poco, provai a contattare una casa editrice conosciuta da poco su un social network, cui proposi di inviare qualcosa di narrativa. Furono subito interessati e dopo qualche giorno glielo mandai. Ero dubbioso perché si occupavano in modo particolare di saggistica, più che di narrativa. Alla fine il mio lavoro piacque e me lo pubblicarono nel giro di una decina di giorni. Ed eccomi qui.
Un piccolo racconto, una piccola perla.
La tenerezza di questo nonno che legge l'Iliade al nipote mi ha colpito molto, come pure il racconto di guerra che in qualche modo mi ha portato alla luce ricordi di infanzia. Anche i miei nonni hanno vissuto la guerra.
Qui il racconto è crudo come lo è la crudeltà di un conflitto.
Sono ricordi malinconici, piccoli pezzi di un vissuto cruento.
Il nonno non si arrende, suo nipote è troppo piccolo per sopportare tutte le crudeltà che ha vissuto, ma vuole che raccolga questo lascito. Lo fa con una lettera, dove da grande potrà apprendere la sua eredità, sotto forma di memoria che si tramanda, di un conflitto che è stato tanto cruento in tanti parti del mondo e in tanto modi diversi.
Sono poche pagine, non posso dire di più se non che me lo sono davvero gustato, accogliendo il dolore e la malinconia, ma anche la tenerezza di nonno Egeo.
Vi lascio con una piccola citazione;
“Questo è il mio piccolo dono da custodirti gelosamente nello scrigno del tempo”.
BREVE ESTRATTO:
Un boato assordante diede inizio all'incubo più terribile mai vissuto, che ancora oggi mi fa destare in piena notte.
Immediatamente dopo l'onda d'urto provocata dal devastante siluro che aveva centrato in pieno la poppa vicino alla parte inferiore della murata, migliaia di corpi vennero sbalzati di metri e metri, facendoli accartocciare tra loro l'uno sull'altro, con la stessa violenza di un trancio di bue di trenta chilogrammi sbattuto su un tavolo dall'altezza di dieci metri.
Si sentirono rumori di ossa che si frantumavano, tagli, fratture, urla disperate e infine l'odore pungente della paura e della morte.
Cercai di rialzarmi per non essere schiacciato dalla massa di persone che si era sollevata di colpo, ma mi ritrovai nuovamente a terra, abbattuto da un portellone laterale presso cui ero schiacciato, aperto brutalmente dalla folla in uscita.
La gente calpestava, schiacciava, pestava senza timore, incurante della presenza di persone vive o decedute sotto i loro pesanti scarponi militari. A mia volta ero steso sopra altri corpi, alcuni morti, alcuni forse ancora vivi. Le mie urla erano inconsistenti e inutili. Fu lì che persi conoscenza, probabilmente a causa di una scarpata sulla nuca.
Mi ricordo che sognai qualcuno che mi prendeva dal mucchio di corpi e mi caricava sopra le sue spalle per portarmi fuori di lì.
Dalle poche cronache militari dell'epoca si seppe che alcuni militari riuscirono a rompere i resistenti vetri degli oblò, al fine di costruire vie di fuga, oltre ai due portelloni centrali presi d'assalto e quindi inagibili.
Quando riaprii gli occhi, mi ritrovai incredibilmente fuori da quell'inferno, disteso sul pontile della nave vicino al boccaporto.
Avevo la testa immersa nell'acqua e il sapore in gola dell'acqua di mare misto a benzina, inalato dalle narici, mi provocò un immediato senso di nausea.
Ma chi mi aveva salvato?
Ricominciai a sentire urla e gente che scappava ovunque.
La nave stava colando a picco.
Un comandante, forse il col. Arcangioli in persona, gridava incessantemente di abbandonare la nave. La gente in panico si gettava nelle scure acque pur di salvarsi, mentre tre scialuppe di circa un centinaio di persone ciascuna, accalcate una sull'altra, si erano già allontanate utilizzando remi di scorta.
Non sapevo nuotare e gli gridai aiuto disperato.
Non ricevendo risposta, chiamai gli amici prima conosciuti.
«Salvo, Rosario aiuto, vi prego, qualcuno mi aiuti!».
Ero rimasto solo e i pochi sul pontile erano muniti di salvagente, pronti a gettarsi. Mi guardai intorno per cercarne qualcuno ma non ce n'erano più a disposizione.
«Abbandona la nave subito!» mi urlò un marinaio poco prima di gettarsi.
Piangevo disperato. Mi feci forza. Pensai a Gentile. Non poteva finire così. Alzai gli occhi umidi di lacrime verso il cielo nero e mi gettai dal pontile nel vuoto più scuro. Il salto, nonostante la nave stesse inabissando, fu di almeno una decina di metri...
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