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Vi segnalo "Diario di un perdente di successo" il romanzo d'esordio dell'autore Dario Mondini, edito Europa Edizioni
Autore: Dario Mondini
Genere: Romanzo autobiografico
Casa editrice: Europa Edizioni
Disponibile in ebook a € 6,91
e in formato cartaceo a € 13,51
Pagina autore: Diario di un perdente di successo
TRAMA:
Cinquecento metri, un chilometro, non so bene quanto stia
percorrendo, le macchine mi passano di fianco lavandomi a ogni pozzanghera. Ho
paura ma non sento la fatica, ho quasi quarant’anni e un’anca ricostruita
tramite osteosintesi a seguito dello schianto del 2011. Mi merito una
serataccia così, un segno del destino, basta cercare avventure che svuotano
l’anima e prosciugano il portafogli. Penso a Viviana, la ragazza che amo e
corteggio inutilmente da due anni, a lei piace fare jogging oltre che danzare.
Corro un po’ per emularla e nel frattempo mi vengono in mente tante cose,
ripercorro i miei primi (quasi) trentanove anni. Se fossimo insieme tutto
questo non sarebbe successo, non sarei uscito di casa, saremmo assieme a guardare
gli Europei o forse ancora a ripercorrere i passi del suo recente saggio di
danza.
BIOGRAFIA:
Mi chiamo Dario Mondini, sono milanese di nascita ma
peschierese (e in seguito medigliese) d’adozione. Ho quarantun anni e sono impiegato -
praticamente da sempre - presso una multinazionale leader nel settore delle
risorse umane.
Diario di un perdente di successo è la mia seconda fatica
letteraria a distanza di quindici anni da una tesi di laurea di diritto
internazionale sui crimini del regime dei Khmer Rossi. Il tennis tavolo
praticato a livello agonistico, il fantacalcio e la storia contemporanea sono
le mie passioni. A quarant'anni passati mi definisco ancora come un
“ragazzo”che non ha perso la voglia di viaggiare, divertirsi e divertire. Da un
anno a questa parte mi piace sostenere altri autori emergenti e recensire i
libri che leggo, senza la pretesa di poter diventare un esperto in questo
campo.
DICE L’AUTORE:
Mi è sempre piaciuto scrivere, infatti già a partire
dall'età di otto anni mi dilettavo a stilare cronache e pagelle delle partite
della mia squadra di calcio. L’idea di pubblicare un’autobiografia, però, mi è
venuta improvvisamente. Sono rimasto a piedi in una sera di pioggia battente, e
mentre tornavo a casa di corsa, ripercorrevo mentalmente le tappe di
un’esistenza movimentata. Era un venerdì sera e, una volta rincasato, sono
rimasto fino alle tre di notte a mettere nero su bianco il prologo. Mi è
piaciuto e così nei mesi successivi ho deciso di andare avanti, col sostegno
della mia famiglia e dei miei amici.
Il titolo è un ossimoro tra il non aver praticamente
raggiunto nessuno degli obiettivi che mi ero prefissato (in tutti gli ambiti!)
e il successo di un’esistenza tutto sommato divertente e talvolta al di sopra
delle righe.
La scelta della casa editrice, non avendo nessuna esperienza
sul campo, è stata quasi casuale. La mia amica Alessia, che ha scritto la
prefazione, ha spedito il Diario alle prime CE trovate su Internet... e nel
giro di alcuni mesi hanno risposto in due. Ho scelto Europa Edizioni perché mi
garantiva una tiratura di copie più estesa oltre ad una maggiore visibilità
presso le principali fiere.
Mio padre era scettico circa i miei propositi letterari:
dopo aver letto la triste storia di mia mamma si è commosso e mi chiede se e
quando scriverò un seguito. Per me è stata la soddisfazione più grande.
BREVI ESTRATTI:
Cinquecento metri, un chilometro, non so bene quanto stia
percorrendo, le macchine mi passano di fianco lavandomi ad ogni pozzanghera. Ho
paura ma non sento la fatica, ho quasi quarantanni e un'anca ricostruita
tramite osteosintesi a seguito dello schianto del 2011. Mi merito una
serataccia così, un segno del destino. Basta cercare avventure che svuotano
l'anima e prosciugano il portafogli. Penso a Viviana, la ragazza che amo e
corteggio inutilmente da due anni: a lei piace fare jogging oltre che danzare.
Corro un po' per emularla e nel frattempo mi vengono in mente tante cose.
Ripercorro i miei primi (quasi) trentanove anni. Se fossimo insieme tutto
questo non sarebbe successo, non sarei uscito di casa, saremmo assieme a
guardare gli Europei di calcio o forse ancora a ripercorrere i passi del suo
recente saggio di danza.
Ci sono delle partite nelle quali non contano la classifica,
la classe, i punti e lo stile di gioco, ma solo la voglia di vincere. Mi alzo
dalla panchina con la consapevolezza di dover vincere per forza, per dare una
mano alla squadra più forte e unita nella quale abbia mai militato. (...)
Conquisto così altri cinque punti consecutivi aggiudicandomi, secondo le parole
di Nicola, che non dimenticherò mai, una partita "emotivamente
insostenibile".
Il mio gioco delle tre carte era miseramente fallito: avevo
pianto per Viviana ed ero stato stroncato sul nascere sia da Elisa sia da
Margherita. Per me è stata la fine delle illusioni, di poter trovare una
ragazza graziosa e intelligente al tempo stesso. Mi sentivo davvero
demoralizzato perché in ognuna delle tre circostanze avevo giocato con onestà
le mie carte, ma avevo perso.
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